“Sono orgoglioso di quello che sto facendo con il mio team, mi sto togliendo tante soddisfazioni. Non voglio però fermarmi qui, credo sia una frase abbastanza normale da dire ma è così”. Matteo Berrettini riscrive la storia del tennis italiano riportando un azzurro nei quarti di finale agli Us Open quarantadue anni dopo Corrado Barazzutti. “Mi fa molto piacere che sia qui, mi segue da quando giocavo a livello junior. Sono passati cinque anni contraddistinti da lavoro e sacrificio – ha proseguito il romano in conferenza stampa dopo il match vinto con Rublev sotto il tetto – Mi è stato utile scaldarmi sull’Armstrong, c’era così tanta musica da sembrare di essere a un concerto. Mi sono detto che dovevo abituarmi al rumore. In più c’era parecchia umidità, ero sudatissimo: credo il tetto influisca su questo. Monfils? Lo vedo giocare da quando era giovane, è un atleta prima che un tennista. Avrò bisogno del mio miglior tennis per vincere”.
Matteo ha festeggiato la sua vittoria con la famiglia via telefono: “Non ho avuto tempo di controllare i messaggi ma subito dopo la partita ho fatto una video chiamata con mamma, nonna e mio fratello Jacopo che si trovavano in tre luoghi diversi. Urlavano tutti di gioia. La famiglia viene prima di tutto”.