Il sorriso a 32 denti e lo sguardo incredulo, commosso e raggiante che riempie il volto di Sloane Stephens, subito dopo il match point della prima semifinale degli Us Open 2017, racconta molto della vita di questa ragazza. Gli occhi sono di chi ha visto le tenebre e le ha sconfitte. Di chi, quando la fortuna le ha voltato le spalle, ha fatto altrettanto ed è andata avanti. Una storia umana di perseveranza, dolori, mistero, dubbi, incertezze e tanta felicità conquistata. Verrebbe da dire che la strada per la gioia (oltre che per la gloria!) Sloane Stephens se l’è costruita mattone dopo mattone. Le sono state fatte pressioni di ogni tipo, ha vissuto situazioni psicologicamente crudeli, ma alla fine la sua personalità e il suo estro l’hanno fatta vincere. Dietro a quel corpo da fanciulla non troppo cresciuta c’è ben più di un’adolescente appassionata di tennis: Sloane Stephens è una donna che ha sfidato la malasorte e che adesso a 24 anni può finalmente festeggiare abbracciando il suo primo titolo slam.
Che potesse arrivare dove è adesso, probabilmente a 9 anni, età nella quale per la prima volta prese una racchetta in mano, proprio non se lo poteva aspettare. Eppure il gioco l’attirava molto ma il vero problema era la mamma: tale Sybil Smith, la quale inizialmente non era del tutto d’accordo. Lo sport era però questione di famiglia visto che il padre era l’ex stella New England Patriots: lui era John Stephens. In qualche modo alla fine la racchetta nelle mani di Sloane finisce ma è proprio mentre la piccola inizia a fare i primi palleggi contro il muro, ispirandosi alle sorelle Williams (anche loro afroamericane), che la solidità della coppia di genitori inizia scricchiolare. I primi dissapori interni si tramutano velocemente in divorzio. È un momento difficile per Sloane che però trova nel tennis un posto dove potersi sfogare: il campo come unica via di salvezza. Lei, mentre il papà scappa in Louisiana, rimane con i nonni e gli zii. Proprio questi ultimi, seguendola durante gli allenamenti di tennis, intravedono in lei un talento cristallino che credono vada coltivato. Il tempo gli darà ragione: in pochi anni Sloane vince tutti i principali tornei locali, inizia così a frequentare i maggiori tornei per Junior vincendo anche partite importanti. Dagli Stati Uniti il passaggio al livello internazionale è rapido. La gente inizia a parlarne e il solito vanaglorioso atteggiamento americano porta subito tutti ad azzardare pesanti paragoni: “Abbiamo la nostra nuova Serena Williams”. Le pressioni salgono ma Sloane, che come caratteristica genetica ha quella di saper sorridere e dare il giusto peso a tutti e tutto, di queste parole non se ne cura. Da molta più attenzione a quello che le viene detto in una telefonata. È l’ottobre del 2006 quando John Stephens rompe il silenzio chiamando la figlia. Sloane è interdetta, non sente la sua voce da anni e tutto le pare molto strano. Tuttavia, se dal padre ha ereditato qualcosa di sicuro si tratta del carisma. Non trema al telefono, ammette di essere sorpresa ma anche molto felice. Quella sarà solo la prima di tante lunghe telefonate. I rapporti tra i due ricominciano a riallacciarsi. A livello di tennis la ragazza continua a giocare tornei di alto livello e nel 2009 raggiunge la posizione numero 5 del ranking mondiale juiniores presentandosi cosi agli Us Open under 18 tra le principali favorite. Proprio durante questo torneo arriva per lei una terribile notizia: il padre è morto in un incidente tra camion. È scioccata, non sa come reagire, piange per ore intere, l’unica cosa che fa è stare su un campo e giocare a tennis . È questo forse il momento più complicato della sua vita. Su internet riesce a reperire delle notizie sul padre scoprendo così che era stato arrestato per stupro. È certamente una situazione complessa, decisiva da un certo punto di vista. Pensa a molte cose in quel periodo ma ad abbandonare il tennis mai. Quello rimane il suo gioco. E’ li che sfonderà. E lo farà anche per il papà.
Sembra poter essere quindi passato il peggio, e forse in parte è così, ma a livello di carriera tennistica le sfortune sono appena iniziate. Per carità di risultati da quel 2009 ne ha ottenuti tanti. Il picco probabilmente lo raggiunge con la vittoria nel 2013 a Melbourne Park contro Serena Williams. La maturazione però doveva passare per anni in nel circuito. Nel 2016 pareva si stessero creando le possibilità per un suo exploit. Proprio sul più bello tuttavia il piede destro non ha resistito fratturandosi poco dopo le olimpiadi di Rio. Costretta ad un’operazione chirurgica, Sloane si è quindi fermata per quasi un anno. Il problema pareva molto grave e in pochi potevano auspicare un suo ritorno ai massimi livelli. Ma lei, donna dalle mille risorse, ha saputo ancora una volta trovare il modo di rimettersi in piedi (in tutti i sensi!) partendo proprio da quei mesi di stop forzato. È lì che sta la vera vittoria di questa ragazza: l’aver preso con il sorriso quella situazione e l’essersi reinventata in altri mestieri, quali ad esempio la conduttrice tv, le hanno dato nuova linfa vitale. Da queste basi, come lei stessa afferma, il suo amore per il tennis è aumentato. Bramava il momento di poter ritornare in campo ma era allo stesso tempo felice di ciò che faceva. Stava apprezzando la sua vita. Se la mentalità è questa non si può che essere dei vincenti in quello che si fa. Ed infatti il rientro nel rettangolo di gioco è stato un clamoroso successo: semifinale a Toronto, semifinale a Cincinnati, fino ad arrivare all’epopea di New York.
Questa è Sloane Stephens: una donna che ha sorriso a chi ce l’aveva con lei, che ha mandato un bacio al destino e che si è fatta una grossa risata quando hanno provata a fermarla. Alla fine lei è la campionessa. E allora noi, nei confronti della vita, facciamo come Sloane: sorridiamo.