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Non si placa il dibattito sull’ITF World Tennis Tour, noto come ITF Transition Tour. Il nuovo circuito internazionale che ha sconvolto il mondo del tennis “minore” fa discutere, ma oltre a migliaia di giocatori, coach e addetti ai lavori totalmente avversi alla riforma, c’è chi vede di buon occhio parte delle nuove regole. Proseguendo l’inchiesta targata Sportface, ci siamo confrontati con Federico Teodori e Cristiano Compagnone, due dei migliori talenti italiani nati nel 1994, protagonisti di una buona carriera Junior. Da “grandi” hanno entrambi frequentato il circuito Futures (il primo entrò anche nel ranking ATP) per un paio di stagioni, per poi rendersi conto delle insormontabili difficoltà per arrivare a “vivere di tennis”. Chiusa l’attività internazionale, sia uno sia l’altro osservano con attenzione gli sviluppi di una vicenda che tocca direttamente ragazzi e ragazze con cui hanno condiviso le annate da teen-ager.
“Secondo me ragazzi che per 5, 6 o 7 anni hanno militato intorno alla posizione numero 1.000 del ranking ATP con questo nuovo sistema decideranno finalmente di cambiare strada. – Afferma Teodori – Giocatori che in 15 tornei ITF hanno conquistato 1 o 2 punti potranno dedicarsi ad altro. Spesso incontro ragazzi che passano le stagioni tra Antalya, Monastir, Sharm e il Forte Village, si sentono tennisti e poi al primo torneo open che disputano vengono eliminati da maestri che non si allenano da mesi. Fa bene al mondo del tennis che atleti di questo livello non possano più sentirsi professionisti, perché non lo sono. Il livello che si era creato nelle qualificazioni dei Futures era completamente fuori luogo. Adesso questi ragazzi possono concentrarsi, se ne hanno voglia, sui tornei open o sullo stesso Transition Tour, circuiti non professionistici come non professionista è la maggior parte di chi li frequenta. Bisogna evitare che un giocatore trascorra una lunga carriera da numero 800 del mondo per poi trovarsi da ‘grande’ senza aver guadagnato una lira e con l’obbligo di diventare maestro. Penso che il Transition Tour sia utile a questo fine”.
Poi un pensiero a chi, secondo lui, vive una situazione differente: “Dall’altra parte ci sono ragazzi che giocano bene e che magari a fine 2018 erano intorno alla posizione numero 500 del ranking: loro sono penalizzati dal Transition Tour, ma penso che i giocatori davvero forti riusciranno comunque a risalire. I veri professionisti secondo me sono coloro che giocano regolarmente almeno i Challenger: per questi atleti spero che i montepremi vengano aumentati, perché secondo me i vincitori dei Challenger hanno sempre guadagnato meno di quanto meritassero”.
COME FUNZIONA IL TRANSITION TOUR
COME CAMBIA IL RANKING
“STATE UCCIDENDO IL NOSTRO SPORT”
Sulla stessa lunghezza d’onda Compagnone: “Credo che l’istituzione del Transition Tour sia in parte corretta. La classifica ATP era composta da troppi giocatori (oltre 2.000, ndr), c’erano troppi tornei Futures di basso livello e qualcosa andava cambiato. Tanti andavano in giro sentendosi professionisti quando avevano 1 o 2 punti ATP. Il taglio drastico di quest’anno eliminerà dal circuito ITF coloro che finivano la stagione sempre in rosso nel rapporto tra spese (tantissime) e guadagni (pochissimi), e secondo me questo va bene considerando che, superata una certa età, molti continuano a giocare solo per mancanza di voglia di lavorare o studiare. Fino all’anno scorso potevi conquistare un punto ATP battendo la wild card del circolo che è tutto tranne un tennista, non si poteva continuare in quel modo”.
Ma alcuni provvedimenti non stanno bene neanche a lui: “È anche vero che il Transition Tour limita un altro tipo di giocatori. Non ha senso che l’ex 550 ATP si ritrovi oggi con zero punti perché tutti quelli che aveva erano stati ottenuti nei Futures. Se arrivi spesso in finale nei Futures giochi bene, non meriti di perdere tutta la classifica ATP costruita gli anni precedenti. E adesso mi sembra esagerato che il vincitore di un ITF $15.000 prenda zero punti ATP. Dunque nel complesso sostengo la nuova riforma, ma ritengo troppo drastici alcuni provvedimenti. È stato diviso il tennis professionistico dal circuito ITF: da una parte ci può stare per dare il giusto peso al termine ‘professionismo’, ma allora perché la scelta di lasciare le scommesse negli ITF? Penso che in questa stagione saranno ancora di più le partite ‘vendute’, perché non ci sono quasi più i margini per salire in classifica e guadagnare con i montepremi dei tornei”.
Dichiarazioni, contrasti e litigi: aumenta il caos generato dall’istituzione del Transition Tour, la novità del 2019 che ha rivoluzionato l’attività di migliaia di “players”.