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Un uragano che ha sconvolto il mondo del tennis, spazzando via certezze e desideri. Il nuovo World Tennis Tour (meglio noto come ITF Transition Tour) sta facendo molto parlare di sé. L’obiettivo dichiarato, ovvero ridurre drasticamente il numero dei giocatori nelle classifiche ATP e WTA, diminuendo i costi e favorendo il passaggio da junior a “pro” non ha ancora trovato le giuste risposte. Anzi. Nelle ultime settimane migliaia di professionisti hanno iniziato a far sentire la propria voce, con la speranza che gli organi competenti mettano mano prima possibile ad una situazione che rischia di diventare presto un punto di non ritorno.
Toscano, classe 1994, Davide Galoppini è uno dei tanti ragazzi ai quali le nuove regole del Transition Tour stanno tarpando le ali, privandoli del sogno più bello. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente ad Antalya (Turchia) ed approfittando di una giornata di pioggia ci ha raccontato cosa rappresenti concretamente questa totale rivoluzione.
Davide e il Transition Tour – “L’anno scorso, con questa classifica, sapevo di poter prendere parte ai tabelloni principali dei tornei da $15.000” – ricorda l’attuale numero 156 del nuovo ranking ITF. “Ero spesso nei primi 8, quindi fra le teste di serie, e avevo diverse opportunità di giocarmi le mie chance. Sappiamo tutti che le cose sono cambiate ed ora sono costretto a disputare le qualificazioni, come questi giorni ad Antalya. Per noi ci sono meno posti, anche perché alcuni slot del tabellone principale sono riservati ai migliori juniores del circuito. Sono stati ridotti anche i partecipanti alle qualificazioni, con tabelloni passati da 64 a 24 giocatori. Ciò significa che molti ragazzi che in passato avevano una situazione relativamente tranquilla da questo punto di vista, ora sono fuori”. Ma non è finita qui. A lasciare perplessi è il business venutosi a creare fra circoli e strutture alberghiere. “Un aspetto che mi ha lasciato basito è il nuovo sistema delle prequalificazioni” – sottolinea adirato Davide. “Poter disputare le prequali solo alloggiando nella struttura collegata al torneo è una follia. Il business che riescono a creare in questo modo ha dell’incredibile”. Un esempio per rendere meglio l’idea. “Qui in Turchia la camera doppia nel resort costa 65 euro, mentre io alloggio ad un km di distanza pagando il tutto 29 euro, ovvero quello che sarebbe il prezzo standard della stanza al netto del torneo. La proposta è la seguente: se si dorme nel resort principale per tre giorni, da giovedì a domenica, si ha la possibilità di disputare le prequalificazioni pagando comunque 50 euro di iscrizione. Il finalista delle prequali otterà una wild card per giocare le qualificazioni, mentre il vincitore avrà a disposizione una wild card per il tabellone principale. Due colleghi presenti qui con me ad Antalya stanno vivendo una situazione surreale. Lo scorso anno avevano 2 o 3 punti ATP ed ora si trovano fuori dalle qualificazioni di oltre 100 posti. Hanno fatto migliaia di km per disputare le prequali, sperando di arrivare almeno in finale. Siamo al livello di dover “pagare” una wild card senza avere la certezza di riuscire ad ottenerla. Fra alloggio, treni, aerei ed incordatori si ha la certezza assoluta di tornare a casa avendo perso parecchi soldi quando non si riesce ad andare fino in fondo”.
L’ambiente – “Change the ITF Tennis Rules”. Sono ben undicimila i tennisti professionisti ad aver firmato la petizione lanciata dalla ventiduenne canadese Maria Patrascu (ex 819 del ranking WTA) per tentare di dare una sterzata ed il movimento è destinato a crescere. “Dalla scorsa settima molti giocatori hanno iniziato a mobilitarsi – prosegue il classe 1994 – addirittura chiamando in causa le rispettive Federazioni. Era uscita fuori l’idea di astenersi dall’attività agonistica per le prime due settimane di marzo ma temo sia impossibile riuscire a coinvolgere tutti. Tanti ragazzi stanno iniziando ad avere delle serie difficoltà e ciò che ci mortifica è il sentirci dire che tutto ciò avrebbe l’obiettivo concreto di darci una mano, quando in realtà accade esattamente l’opposto. Nel nostro caso, diversamente rispetto a quanto accade nell’universo ATP, non esiste un Consiglio dei Giocatori per fare da intermediario con chi di dovere, ma ci stiamo organizzando. Provare a costruirsi una carriera sta diventando un’impresa. Non tutti hanno le stesse possibilità e tanti giocatori maturano solo con il passare del tempo. Questo sistema, di tempo, non ne dà. Spesso non ci si
ricorda come per noi questo sia un lavoro. Ci sentiamo abbandonati e presi in giro. Giochiamo per migliorarci e per raggiungere traguardi. Molti smetteranno se le cose non dovessero cambiare. La situazione si è fatta davvero insostenibile”.
Le scommesse – È del 5 febbraio l’intervento sui social da parte di Dirk Hordoff, vicepresidente della Federazione tedesca, secondo il quale l’ATP avrebbe concesso ancora ai tornei del Transition Tour di dare punti in cambio dell’eliminazione delle scommesse dal circuito ITF. Pronta la smentita dei due maggiori organi mondiali, decisi nel sottolineare la totale mancanza di correlazione tra l’assegnazione dei punti ATP ed il noto problema delle scommesse. Eppure qualcosa non quadra. “Tutto ciò che è sport è da sempre legato al mondo del scommesse – racconta sconsolato Davide – ed è anche per questo che l’ITF non rinuncerà mai ad un tale movimento di denaro. Ormai non fa quasi più notizia ma dopo almeno l’80% delle partite che disputiamo durante l’anno noi tennisti siamo bombardati sui social da offese di ogni tipo per aver perso, o addirittura vinto. Mi è capitato recentemente di dover bloccare più volte diversi account, tanto da farmi arrivare a denunciare non tanto chi mi scriveva per le minacce che ricevevo, quanto per sottolineare il totale abbandono da parte dell’ITF di una situazione così delicata. Non è normale che un ragazzo che gioca a tennis sia costretto a sentirsi dire di tutto da questa gente senza che nessuno intervenga. Delle due l’una. O eliminare il problema alla radice, abolendo il gioco d’azzardo da un circuito non professionistico, o tornare a considerarci a tutti gli effetti giocatori di serie A”.
Già dalla passata stagione il clima si era andato facendo sempre più teso. Dubbi e mancanza di chiarezza sui punti chiave della riforma hanno avuto le conseguenze della benzina sul fuoco. “Abbiamo paura, tanta paura” – conclude Davide. “Ora che è trascorso un mese e mezzo dall’inizio dell’anno e molti tornei sono già stati disputati la situazione è chiara. E le prospettive nere. Sta a noi farci sentire, è vero, ma temo che le cose non possano cambiare, almeno a breve. Ammettere le proprie colpe sarebbe un passo indietro enorme da parte dei responsabili e si verrebbe a creare ancora più confusione. Così non si può andare avanti”.