Una Roberta Vinci solare nonostante il tempo freddo ed umido che l’ha accolta a Norimberga si è prestata alla stampa per farsi conoscere e riconoscere per la sua simpatia e lo charme che si spera sempre abbia la numero 1 di un tabellone WTA. La stampa locale ha spaziato nelle domande dall’amicizia con Flavia Pennetta, alla ricetta del successo quando si intravede la fine della sua carriera, nonché sugli US Open 2015. La tarantina, che qui l’anno scorso aveva raggiunto la finale tutta azzurra persa per mano di Karin Knapp, si è detta in buona forma, motivata e pronta a vincere quanti più match possibile per poi sferrare un attacco alla terra parigina.
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Roberta, qual è il segreto di questo tuo successo, possiamo dirlo, un po’ tardivo nella tua carriera?
“Non so darti una risposta, ma non c’è nessun segreto, forse perché ora mi godo tutto di più, i successi degli ultimi due anni specialmente e ora sono molto contenta di essere qui a Norimberga. L’anno scorso avevo giocato la finale contro Karin (Knapp) e quest’anno spero di fare anche meglio. Ora giocare per me è sicuramente più divertimento che fatica, sono alla fine della mia carriera e non ho più nulla da dimostrare. Certo, a volte è dura eh, ma sono numero 7 del mondo, ho avuto grandi soddisfazioni in singolo, doppio, Fed Cup, quindi quest’anno me lo godo e basta”.
A Roma e Madrid non è andata così bene, come ti senti?
“Sia a Roma che a Madrid ho perso i miei match di apertura, ed essendo la prima testa di serie qui ora c’è un po’ di pressione, però io voglio soprattutto godermi questo torneo e dare il meglio di me. Sono molto concentrata e passo dopo passo voglio tornare a vincere sempre più match”.
Molte giocatrici preferiscono allenarsi la settimana prima di uno slam, tu sembri invece sempre preferire la partecipazione ad un torneo, è così?
“Io preferisco giocare le partite allo stare a casa ed allenarmi in vista di uno slam. Ovviamente l’attenzione sarà a Parigi, ma la mia preparazione migliore è giocare partite vere. Mi sento bene e l’ideale sarebbe trovare il gioco che avevo espresso qui l’anno scorso, anche se non sarà facile con la pioggia che è caduta qui, ma va bene lo stesso”.
E qual è l’obiettivo al Roland Garros?
“Al Roland Garros? L’obiettivo è vincere molte partite! (risata)”
E quindi pensi di poter vincere uno slam?
“Perché no? Però è molto dura, anzi, durissima. Però non si sa mai!”
L’anno scorso hai fatto finale agli US Open, come ti ha cambiato la vita?
“Lo US Open dell’anno scorso ha cambiato tante cose sia nella mia vita che nel mio tennis, ad oggi sicuramente è stato il momento più bello della mia vita”.
E con Flavia Pennetta sei ancora in contatto?
“Flavia e io siamo ancora molto in contatto, poi ci siamo viste la scorsa settimana a Roma e lei è proprio felice della sua scelta. Ha cominciato a commentare per la televisione e la vedo proprio felice, rilassata… e a breve c’è il matrimonio, per cui a giugno devo andare!”
Ma non eri triste nemmeno un po’ dopo la finale di New York?
“Onestamente non potevo essere triste dopo la finale, anche se l’ho persa. Alla fine è stata la mia prima finale slam, a 32 anni, dopo aver battuto Serena e al termine di due settimane stupende. Certo, uno non può essere felice di aver perso, però di certo non ero triste, poi chi ha vinto era Flavia, che in finale ha giocato meglio di me”.
Cosa pensi sia cambiato nelle giovani d’oggi rispetto a quando giocavi tu?
“Le giovani d’oggi arrivano tutte che giocano molto bene, ma soprattutto sono molto forti, spesso alte, e colpiscono piatto, con forza… io ho un gioco un po’ diverso, ma penso che questo sia cambiato molto da quando ero piccola io!”
Infatti, parlando del tuo gioco diverso, com’è che hai imparato a giocare lo slice di rovescio?
“Quand’ero piccola giocavo il rovescio a due mani, ma dopo tantissimi problemi al polso, con il mio allenatore abbiamo scelto di optare per il rovescio ad una mano. C’era il problema che ero troppo gracilina e non avevo la forza per spingerlo, quindi ecco come è iniziato il mio amore per lo slice. So che questo mi rende diversa dalla maggior parte delle giocatrici e questo mi piace, perché gioco molte variazioni e palle corte… ovviamente questo a volte è un vantaggio, a volte no, ma penso che la mia unicità mi abbia fatto vincere molte partite”.
Un po’ come Steffi Graf…
“(ride) non mi si può paragonare a Steffi, dai! Poi lei aveva uno slice diverso dal mio, però sì, anche lei giocava spesso il rovescio in slice, sì!”