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L’estate è oramai iniziata da qualche giorno e mentre per alcuni è già tempo di vacanze, per gli appassionati di tennis, e i tennisti stessi, dopo il Roland Garros e le tre settimane sull’erba, si avvicina a grandi passi l’appuntamento più atteso da tutti, Wimbledon, il più famoso e prestigioso torneo di tennis del mondo. Quella del 2016, all’All England Lawn Tennis and Croquet Club, sarà la 130esima edizione di una competizione che è conosciuta anche dai meno appassionati, che ogni anno vengono attratti da quella magia che solo il torneo più importante può racchiudere in sé. Molti dei match giocati a Church Road sono entrati negli annali e saranno per sempre impressi nella mente e nel cuore dei tifosi. Quando si parla di Wimbledon non si può che pensare a Roger Federer, Pete Sampras, i vari Borg e McEnroe, ma anche il sempre più dominante Novak Djokovic. Nella storia recente del torneo però, una delle figure più importanti, ritenuto da molti colui che ha cambiato la storia dei Championships, è un’altra. Nel 2008 infatti, al terzo tentativo consecutivo, il 22enne Rafael Nadal riesce a spezzare il dominio dell’elvetico, che durava oramai dal 2003. Di seguito, ripercorreremo, analizzando la sua crescita anno dopo anno, le tappe più importanti di Rafael Nadal a Wimbledon. Lo spagnolo sarà infatti il grande assente di questa edizione, a cui non prenderà parte per un problema al polso.
Rafael Nadal nasce nel 1986 a Manacor, Maiorca: una città di poco più di 40mila abitanti nelle Baleari. Nadal cresce così a casa, in una famiglia di sportivi, con lo zio Miguel Angel Nadal calciatore del Barcelona e della nazionale spagnola. Da buon isolano cresce quindi sulla sua amata terra rossa, che diventa nel corso degli anni il suo terreno di conquista, e in cui, andando avanti nel tempo, dominerà, a tratti, senza rivali. Impostando il suo gioco sugli scambi lunghi da fondo e sulle incredibili rotazioni, anche quando “Rafa” si impone al Roland Garros per la prima volta, si pensava che per il campioncino di Manacor fosse pressoché impossibile ottenere dei successi sulle superfici in erba, dove il servizio, il gioco a rete, e gli scambi corti sono all’ordine del giorno.
Le previsioni sembrano esatte fino al 2005, quando Nadal perde prima malamente ad Halle e poi a Wimbledon al secondo turno. Col passare dei giorni però, nel suo percorso di crescita diventa sempre più affamato e proprio con questa voglia innata di vincere lo spagnolo fa importanti progressi per quanto riguarda il servizio, rendendo pian pian più solido il rovescio. Con la seconda vittoria a Parigi, nel 2006, Nadal diventa inoltre sempre più forte dal punto di vista mentale, dunque consapevole del proprio talento e delle proprie potenzialità.
La prima finale a Wimbledon arriva proprio nel 2006, occasione in cui Federer, ancora nettamente superiore, vince in quattro set. Nel 2007, Nadal riesce a far suoi alcuni schemi importanti del tennis su erba e i progressi sono evidenti: nella seconda finale si arrende solamente al set decisivo, tenendo il match in equilibrio quasi fino alla fine. Come egli stesso afferma nella sua autobiografia, aveva creduto nell’impresa, ma aveva fallito nelle chance avute nel set decisivo e Federer era stato più pronto a vincere lasciandolo in uno stato di delusione profonda e almeno nei momenti seguenti la sconfitta, quasi rassegnato a non dover mai vincere Wimbledon. Come già detto e dimostrato molte volte però, la più grande forza di Nadal, è, e sarà sempre, la sua quasi inumana stabilità mentale. Così Rafa Nadal riprende, ancora una volta con lo zio/coach Toni il cammino verso la storia. Le lacrime della finale del 2007 alimentano ulteriormente la sua fame di vittorie e l’allora numero 2 del mondo arriva a Londra con un solito obiettivo di sempre: vincere. L’avvicinamento è come sempre perfetto, dato che l’iberico aveva battuto Federer al Roland Garros, vincendo per la quarta volta consecutiva. Il torneo giocato è di ottimo livello, senza alcuni problemi di alcun tipo fino alla finale: il maiorchino perde solamente un set battendo in successione Beck, Gulbis, Kiefer, Youzhny, Murray e infine Schuettler. Il suo adattamento sull’erba dopo anni di lavoro è praticamente completo e mentalmente Rafael Nadal è pronto ad un’altra battaglia di nervi contro Roger Federer. Tutti i più grandi appassionati di tennis sanno che per entrare nella storia in modo indelebile bisogna incantare il mondo a Wimbledon, ma nessuno, mai e poi mai avrebbe pronosticato ciò che è successo realmente il 6 luglio 2008. La partenza di Nadal dai blocchi è veramente perfetta: il servizio è inespugnabile e il miglior giocatore al mondo su erba soffre come mai prima sul suo prato preferito. Ne viene fuori una partita magnifica, con Nadal a comandare il gioco e Federer che, in difficoltà, risponde con colpi pieni di rabbia e talento. Ma in realtà, rispetto agli altri due anni più che mai sembra incidere la fame di Nadal che si porta avanti di 2 set giocando un tennis senza alcuna debolezza a livello tattico. Il livello però si alza ancora di più nel terzo set. Sotto 6-4 6-4, Federer prova a giocare con ancora più attenzione e in una lotta davvero equilibratissima si conquista la possibilità di giocare il tie-break. Lo svizzero gioca a livelli impressionanti il momento importante accorciando le distanze sul 2-1. La partita, nonostante i stili opposti dei due interpreti, si gioca su pochi punti, ad un livello, a tratti, mai visto. Anche nel quarto parziale i giocatori sono perfetti al servizio, con il tie-break che è dunque inevitabile. Il game decisivo è davvero al cardiopalma, come il più pazzesco dei film thriller. Nadal sembra avviato a vincere avanti 5-2: ma ad un passo dal sogno lo spagnolo commette un doppio fallo prima, e poi vede l’avversario rientrare quasi miracolosamente sul 5-5. Dal 6-6 la descrizione sul libro di Nadal rende perfettamente l’idea della tempesta di emozioni e ansie che si avvertono sul campo. Il maiorchino trova la forza di fare un passante meraviglioso per arrivare a match point sull’8-7 e servizio. Ma la sua discesa a rete sul match point è dettata dalla paura e Federer lo punisce con un altrettanto preciso passante e, dopo aver gestito il servizio alla perfezione, porta il match al quinto set. Tuttavia il destino deve compiersi, non può più essere rimandato. Dopo 4 ore e 48 minuti che oggi sono storia, Rafael Nadal trionfa per la prima volta in carriera a Wimbledon: lo fa con un match di un’intensità senza eguali da ambo le parti, chiuso col punteggio di 6-4 6-4 6-7 6-7 9-7, con gli dei del tennis che gli riservano l’onore di vincere quello che forse è il più bel match degli anni 2000 e davanti a colui che da molti è ritenuto il migliore di sempre. Tutto questo semplicemente nel posto più importante della storia del tennis, il Centre Court dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club.
Dopo essersi tolto la più grande soddisfazione della carriera, nel 2009 Rafael Nadal non può aprire, come di consueto, il programma sul Centrale: a causa di un problema fisico lo spagnolo annuncia il forfait mentre tutto il mondo bramava un quarto atto contro il suo rivale a Wimbledon.
L’anno successivo, con la fiducia ritrovata e il fisico a posto, Nadal si presenta ai Championship da favorito assoluto per la vittoria, complice anche qualche problema per Federer alla schiena.
I problemi però si presentano anche per lui: dopo aver schiantato un Nishikori ancora troppo giovane per impensierirlo, Nadal è costretto a due maratone contro Robin Haase e Philipp Petzschner. Fallosissimo il mancino allora 24enne si ritrova sotto 2-1 in entrambi i casi, ma grazie ad una migliore tenuta fisica e mentale esce vincitore da due duelli molto insidiosi. Le vittorie gli servono per fare il pieno di fiducia: il dritto cresce di profondità e Nadal batte in quattro set Soderling e poi in 3 addirittura Murray. Con l’uscita di Federer, e immediatamente dopo anche di Novak Djokovic, nella quarta finale a Wimbledon, il tennista di Manacor si trova davanti Tomas Berdych: il ceco non possiede assolutamente il gioco necessario per creare problemi al Nadal cannibale del 2010, che torna al successo dopo 2 anni a Londra chiudendo col punteggio di 6-3 7-5 6-4.
Nadal arriva in finale anche nel 2011 con un cammino praticamente immacolato: in quel momento però il tennis sta cambiando ancora una volta. Novak Djokovic si consacra con una stagione da urlo, in cui Nadal perde senza trovare alcuna reale contromisura. In tempi recenti quella di Nadal a Wimbledon è quasi una maledizione: nel biennio 2012-2013 sconfitte con Lukas Rosol (e assenza di 8 mesi dal campo) e Steve Darcis, negli ultimi due invece sconfitte da Nick Kyrgios e lo spettacolare Dustin Brown senza mai più ritrovare fiducia e tranquillità che lo portarono al successo. La poca fortuna del due volte campione ai Championshps sta continuando anche ora: lo spagnolo in seguito ad un progressivo dolore al polso sinistro ha dovuto annunciare il suo forfait, mentre si avvicinava allo swing erbivoro venendo da buonissimi risultati nei Masters 1000 sulla terra europea. Tuttavia le sue due vittorie rimangono nella storia di Wimbledon. Senza la sua vittoria nel 2008, Federer avrebbe superato probabilmente il record di Sampras già da diversi anni. Ma storia del maiorchino a Wimbledon è la storia di un ragazzo nato per vincere su tutt’altra superficie, che dopo tanto duro lavoro e due pesanti sconfitte riesce ad imporsi con una partita di una bellezza e di un’importanza storica per questo sport. Le due vittorie sono simbolo di un ragazzo che, anche dopo l’infortunio non si è arreso ed è riuscito a trionfare nuovamente, simbolo di un tennista che non si è mai tirato indietro quando è stato il momento di scrivere una pagina di storia, spesso insieme a Roger Federer. Le vittorie e il suo percorso sono il simbolo di ciò che Rafael Nadal è riuscito a diventare tramite la sua fatica e la sua voglia. Non si sa se, con il tempo che avanza, Rafael Nadal possa riemergere ancora Wimbledon, ma certamente “Rafa” ha già messo con sudore e passione una firma indelebile nella storia di Wimbledon.