Crollano le ultime speranze azzurre, in ambito maschile, in quel di Flushing Meadows: in quello che era il terzo match in programma sull’Arthur Ashe, un generosissimo Paolo Lorenzi cede a testa alta, col punteggio finale di 7-6(4) 5-7 6-2 6-3, al numero 2 del mondo Andy Murray. Quest’ultimo affronterà agli ottavi di finale il ritrovato bulgaro Grigor Dimitrov, giustiziere anch’egli in quattro set del lusitano Joao Sousa.
Vi era un solo precedente tra i due giocatori, datato addirittura gennaio 2006: in quell’occasione il britannico si impose in rimonta sul veloce outdoor di Adelaide, manifestazione di inizio anno da qualche stagione sostituita dal torneo di Brisbane. Per Lorenzi si tratta del primo storico terzo turno in carriera in uno Slam: dopo il netto successo all’esordio sull’argentino Carlos Berlocq, il tennista senese ha eroicamente eliminato in cinque set il più quotato francese Gilles Simon, dopo una maratona durata quasi cinque ore. Lo stesso non si può dire dello scozzese, sempre finalista in questo 2016 nei precedenti tre major: la testa di serie numero 2, infatti, non ha ancora concesso un solo parziale, avendo regolato in tre set sia il ceco Lukas Rosol che l’iberico Marcel Granollers.
L’equilibrio regna sovrano nei primi giochi dell’incontro, con entrambi i giocatori che mantengono discrete percentuali di realizzazione al servizio. È soprattutto Murray a prendere l’iniziativa nello scambio, lo testimoniano i suoi 28 errori non forzati al termine del primo parziale: lo stesso guadagna le prime palle break della partita, ben quattro nel corso del sesto game, ma non riesce ad approfittarne. Più cinico il nostro connazionale, che strappa per primo, a sorpresa, il servizio all’avversario nel nono gioco, procurandosi l’opportunità di servire per il primo set: vantaggio che però Lorenzi vanifica malamente, giocando un pessimo turno di battuta nel game successivo. Tie-break scontato a questo punto: più attento il campione di Wimbledon, che se lo aggiudica per sette punti a quattro.
Il secondo parziale si apre con uno scambio di break; è il quarto doppio fallo nel match del ventinovenne britannico che permette l’allungo, nel sesto game, all’attuale numero 40 del mondo. Quest’ultimo, dopo avere fallito ancora una volta la ghiotta chance di servire per il set nel nono game, sul 5-3 in suo favore, approfitta di qualche errore di troppo dello sfidante nel corso del dodicesimo gioco e, su un diritto lungo di un nervosissimo Andy Murray, pareggia i conti, conquistando con lo score di 7-5 il secondo parziale.
La replica del secondo giocatore del seeding, al primo set perso del torneo, è immediata: complice un potente passante di diritto, ottiene un importante break proprio in apertura di terzo parziale; un rovescio affossato in rete dal trentaquattrenne toscano, al game numero cinque, gli consegna il doppio break di vantaggio e praticamente il set, chiuso qualche minuto più tardi per 6-2, in poco più di mezz’ora di gioco.
È ancora break per il nativo di Glasgow, anche nel gioco inaugurale del quarto set, grazie a un errato tentativo di lob da parte dell’azzurro. Il numero 2 del mondo è ormai lontano parente del giocatore falloso visto nel primo set: sensibilmente diminuito, infatti, il numero di errori gratuiti commessi dal campione dell’edizione 2012 dell’Open statunitense, indubbiamente maggiore la sua lucidità nel condurre lo scambio. D’altra parte, inevitabile calo fisico e psicologico per Paolo Lorenzi che, dopo tre ore e venti minuti di gioco, su un rovescio incrociato finito in corridoio, si arrende a testa altissima al più forte britannico, col punteggio finale di 7-6(4) 5-7 6-2 6-3.
Ennesima settimana da incorniciare per il nostro connazionale, che al prossimo aggiornamento delle classifiche mondiali diventerà il nuovo numero 1 d’Italia e, salvo colpi di scena, potrà migliorare il suo attuale best ranking da numero 39. Andy Murray si conferma tra i tennisti attualmente più in forma del circuito: prossimo ostacolo, come detto, la ventiduesima testa di serie Grigor Dimitrov. I due si sono già affrontati nove volte, con ben sei successi per lo scozzese, che ha perso in tre set l’ultimo confronto diretto, lo scorso marzo al secondo round del Masters 1000 di Miami: stiamo però parlando della peggiore versione stagionale del campione di Wimbledon.