Buon compleanno Sara Errani. Potevamo semplicemente intitolare così questo pezzo nel giorno del suo 29° compleanno ed esaurirlo con un augurio più o meno sentito. Invece eccoci a scrivere di più, perché persi nella quantità di notizie, risultati e quant’altro, spesso ci dimentichiamo di dare il giusto peso a messaggi che vanno oltre le vittorie e le sconfitte e questo è uno di quelli.
I nostri auguri a Sara Errani, infatti, non sono solo un augurio al futuro, ma anche un grazie per quanto fatto in passato, un grazie per aver mostrato che una ragazza non deve per forza essere alta un metro e ottanta e colpire la palla a 200km/h per essere tra le migliori tenniste del mondo. Un grazie per aver mostrato che il duro lavoro paga, che il sudore in campo come in allenamento non è sprecato. Un grazie va speso anche per aver mostrato che finché si crede nei propri sogni, si può arrivare in alto, tanto in alto da accarezzare un titolo slam e stare a lungo tra le prime 10 tenniste del mondo.
Parlando proprio della Errani con un collega straniero questa settimana appena passata a Stoccarda, lui mi ha detto: “La Errani è l’esempio lodevole di qualcuno che ha tratto il massimo dalle proprie capacità, che non vuol dire che possa ottenere di più in termini di risultati, ma che con il talento che le è stato dato, perché di talento per essere tra le prime 100 del mondo devi comunque averne, ha raggiunto il massimo del proprio gioco. Non c’è cosa più triste nello sport nel vedere ragazze e ragazze che con una quantità di talento da far invidia ai più non riescono a metterlo a frutto che sporadicamente, per questa o quell’altra ragione. Dovreste essere fieri di avere un esempio con lei”.
Quella della Errani è una personalità forte e per questo non a tutti gradita, ma dietro all’immagine forte di una ragazza sempre affamata di vittorie, attaccata ad ogni punto e ogni partita, c’è una ragazza normale, sorridente e divertente. L’anno scorso a Bucarest aveva appena vinto il match di secondo turno contro Anna Tatishvili nonostante un primo match point sfumato su una chiamata dell’arbitro che l’aveva mandata su tutte le furie, tanto che dopo aver chiuso l’incontro aveva fotografato il segno e lasciato il campo fumante. Raggiunti i due giornalisti italiani per le dichiarazioni di fine partita, l’azzurra aveva appena bisticciato anche con il suo allenatore, ma sono bastate un paio di parole perché ritrovasse la calma e l’intervista finisse tra le risate mentre sul cellulare controllavano il famigerato segno.
Il giudizio sul suo tennis è poi una questione individuale, ma troppo spesso viene posta l’idea che solo un certo tipo di tennis sia quello da emulare ed elogiare: quello dei grandi colpi e dei vincenti fulminei. La forza di Sarita è stata quella di ignorare chi diceva che non ce l’avrebbe mai fatta, per questo e quest’altro motivo: ci saranno sempre ragazze più veloci di lei, ragazze che colpiranno più forte, serviranno meglio o giocheranno una migliore smorzata, eppure lei non ha mollato e invece di assecondare le voci negative attorno a sé, ha lavorato duramente per compensare quanto le mancava con quello invece in cui eccelleva, determinazione, cattiveria agonistica e tantissima dedizione. Questo augurio quindi vuol essere un grazie proprio per questo, un grazie per aver mostrato che il lavoro paga, un insegnamento che va al di là dello sport.