Due giocatori classe ’99, uno del 2000, e addirittura uno del 2001. È questo il quartetto di semifinalisti che entrano nel week-end caldissimo del tabellone maschile del 58° Trofeo Bonfiglio. Il più giovane di tutti è proprio quello che ha impressionato maggiormente, vale a dire Timofey Skatov, kazako di nascita ma russo di passaporto. Volto ed espressione che tradiscono i 16 anni compiuti in gennaio, uniti a facilità di gioco estrema che si concretizza in un rovescio fluidissimo e mortifero. Lo è stato per lo statunitense Trent Bryde, uno di quelli che partiva col favore del pronostico ma che si è trovato di fronte un ostacolo difficile da superare. Nonostante il break di vantaggio (e l’occasione per averne addirittura due), il 18enne di Atlanta non è riuscito ad allungare il match al terzo set e ha dovuto lasciare strada. Nella parte alta di tabellone Skatov ora troverà, nell’anticamera della finale, l’australiano Alexei Popyrin, n.14 del seeding, abbondantemente sopra il metro e novanta di statura. Lo spilungone di Sydney, n.24 del ranking mondiale Juniores, ha fatto fuori nei quarti di finale l’austriaco Jurij Rodionov, che ha nascosto sotto un cappellino bianco il suo caratteristico codino e che ha visto svanire le speranze di migliorare il risultato ottenuto lo scorso anno al Tc Milano Alberto Bonacossa (semifinale) sotto le bordate di Popyrin. Nella parte bassa del tabellone invece incroceranno le racchette il serbo Marko Miladinovic, con al suo angolo per tutta la settimana Ugo Colombini (ex manager di Juan Martin Del Potro e Andy Murray), e il californiano Oliver Crawford. Il primo ha lottato per oltre due ore con l’argentino Baez in un’altalena di emozioni chiusa per 6-7 6-2 7-5 (il match più lottato di giornata). Il secondo invece ha avuto vita decisamente più semplice (6-4 6-2) contro il coreano Uisung Park, indebolito da un problema alla coscia destra e dai tre set giocati giovedì contro il tedesco Molleker.
Per un giovanissimo classe 2001 nel tabellone maschile, ce n’è un’altra in quello femminile. L’unica tra altre tre semifinaliste classe 1999. Si tratta di Iga Swiatek, nella cui bacheca si contano già tre trofei del circuito pro e altri quattro di quello juniores. Nata a Varsavia, non ancora 16enne (li compirà il 31 maggio prossimo), la polacca ha sofferto solo lungo il primo set di fronte alla statunitense Ann Li che a forza di diritti si era portata avanti per 5-3 prima di finire sotto 7-5. E di incassare il 6-2 conclusivo. Ad attenderla in semifinale ci sarà la croata Lea Boskovic, partita a fari spenti ma capace di mettere in fila Tsygourova, Johnson, Marculescu e per ultima, nei quarti di finale, la spagnola Eva Guerrero Alvarez. Un’altra protagonista sempre poco appariscente, ma molto molto concreta, la svizzera Ylena In-Albon si è fatta largo nei quarti di finale con un doppio 6-3 ai danni della statunitense di origini nigeriane Whitney Osuigwe. Sabato però se la vedrà con Elena Rybakina, biondissima fotocopia della vincitrice dello scorso anno Olesya Pervushina, con cui ha anche giocato (e perso) in doppio in questa edizione. La russa ha impiegato qualche game per prendere le misure al rovescio giocato sempre con molto anticipo della taiwanese En Shuo Liang, e poi si è distratta in dirittura d’arrivo: in mezzo un dominio costruito sul servizio e sui fondamentali da fondocampo fino al 6-3 7-6 finale. Sabato a partire dalle 10.00 le due semifinali femminili, poi quelle maschili (ingresso gratuito, in diretta su SuperTennis Tv).