Dalla preparazione invernale a una programmazione non del tutto ancora definita. Una carriera (ancora molto giovane) tempestata di infortuni quella di Stefano Travaglia, “Steto” come amano chiamarlo gli amici, ma una voglia matta di recuperare il terreno perduto che esce fuori dalle sue parole. Il tennista azzurro originario di Ascoli Piceno, che si allena da due anni alla Tennis Training School di Foligno, è stato 194 del mondo nel 2014, poi una frattura da stress alla schiena, e ora, dopo una bella striscia di vittorie a fine 2016, si è riavvicinato ai primi 300. Consapevole del suo potenziale punta a ritornare vicino a quella posizione per poter giocare le qualificazioni dei Grand Slam e soprattutto Parigi, il suo torneo preferito. Il suo idolo è Roger Federer con il quale ha diviso il campo a Dubai per due settimane nel 2013: “Un’esperienza fantastica.”
Partiamo dalla off-season: ti sei allenato bene? Come stai?
“La off-season è stata più o meno di un mese per me. Ho finito la stagione ad Andria sul veloce, un Challenger che è andato bene, mi ritengo soddisfatto, ho perso con un signor giocatore dai… (Sergiy Stakhovsky, ndr). Poi mi son preso 10 giorni di riposo visto che avevo giocato più di 80 partite in tre mesi, il fisico richiedeva un po’ di stop. Questa che ho concluso è stata la terza settimana, poi la prossima sarà la quarta di preparazione. E partirò per i tornei. Adesso fisicamente mi sento bene, tennisticamente sono un po’ carico di lavoro ma è normale sotto preparazione, spero di essere al top tra una settimana o due per iniziare i tornei.”
Quale sarà il primo appuntamento del 2017?
“Ancora dobbiamo decidere con il mio team se sarà il 16 o il 23 di gennaio. Di sicuro un Futures da 15000 dollari, ancora da decidere se su terra o veloce… mancano 3-4 giorni per le cancellazioni, decideremo all’ultimo.”
Sei attualmente 326 del ranking mondiale ma a febbraio 2015 eri n.194. Cosa è successo?
“Sì, da lì purtroppo ho perso costanza, prima un infortunio al piede, poi quello più grave alla schiena che non mi ha mai permesso di essere continuo, giocavo con il dolore e non sapevo da cosa dipendesse, poi alla fine ho deciso di fermarmi per un check-up completo a novembre del 2015 ed è uscita fuori una frattura da stress della quinta vertebra lombare. E questo infortunio mi ha tenuto fuori per i primi 5 mesi di questa stagione. Per fortuna prima di fermarmi ho conquistato due Futures di seguito, anche senza il mio gioco, in qualche modo. Certo, fermarsi con due sconfitte sarebbe stato diverso, due vittorie mi hanno aiutato a affrontare in modo più positivo l’infortunio. È stata dura perché sono stato fermo per due mesi e mezzo a casa con il busto.”
Quindi un 2016 a due facce…
“Esatto. Se consideriamo la prima parte dell’anno è stata molto negativa, a causa di questo infortunio, poi a maggio ho fatto 3-4 settimane di preparazione e sono ripartito con i tornei, prima in Italia, poi all’estero e a fine stagione la Serie A1. Quindi una stagione di bassi a inizio anno e alti a fine anno, è iniziata malissimo ma è finita anche molto bene per come era partita (ride, ndr).”
Aspettative e obiettivi per il 2017?
“Nel 2017 punto di giocare almeno le qualificazioni del Roland Garros e di Wimbledon, che non le ho mai giocate. Non è il mio obiettivo principale, però ecco gioco i tornei Futures per poi andare a giocare Challenger e le settimane che ci sono le quali dei Grand Slam i Challenger non ci sono, quindi speriamo che con una programmazione ben ricca di tornei, e mirata, riesca ad arrivare a giocare questi tornei risalendo il ranking.”
Adesso ti alleni a Foligno, un centro tecnico federale, quanto è importante per te allenarti lì e quanto pensi lo sia per il movimento in generale?
“Sono a Foligno dove ci sono anche Vanni, Fabbiano… sono lì da due anni e mi trovo molto bene. Ci sono molti tecnici e maestri: Fabio Gorietti (che attualmente segue Stefano, ndr), Fabrizio Alessi, Nicola Rambotti, Federico Torresi, Marco Marcelli, Sebastian Vazquez… Poi ci sono molti ragazzi di alto livello che ci fanno da sparring e per loro è molto importante come esperienza. Variamo molto gli allenamenti, non giochiamo sempre con gli stessi e questa per noi, per me, è una cosa molto importante che ti motiva molto”.
Sei ancora molto giovane, ormai il top della carriera si raggiunge a 28/29 anni, ma tra i giovanissimi chi vedi con buone prospettive per il futuro?
“Mah… ti dico, posso parlare dei ragazzi che conosco meglio e ho visto giocare. Nella squadra di Serie A1 a Massa Lombarda, oltre a Tomas Fabbiano, ho con me Samuele Ramazzotti, Julian Ocleppo, che è intorno ai 6/700 della classifica e sta riprendendo, Alessio De Bernardis e Lorenzo Rottoli. Questi sono i ragazzi che ho visto di più e sono tutti molto validi. A Foligno mi alleno anche con Riccardo Balzerani che è un ’98, hanno tutti buon potenziale e se lavorano bene possono coltivare il talento che hanno.”
È ormai nota la discussione tra il fare (tanti) tornei Junior e vincere tanto rispetto a crescere come tennista senza dar peso ai risultati da subito. Parlando a questi ragazzi, cosa consigli loro come percorso di crescita? Tu hai vinto molto da ragazzino oppure ti sei fatto le ossa puntando più alla crescita come giocatore?
“Io da ragazzino non viaggiavo molto, ho iniziato con i terza e quarta categoria, poi gli Open. Mentre tutti facevano Lemon Bowl, Orange Bowl, io rimanevo a casa. Quello che posso dire è che serve tanto fare molte partite a livello junior, cioè quando sei junior, non tanto contro i pari età . Secondo me è più importante fare un torneo Open che andare in Australia a fare un Grado 5. Ok, viaggiare ti forma però la vedo così. Poi molti pensano che bisogna fare 12 ore al giorno, 30 tornei l’anno… per me è molto importante curare la parte atletica visto che un ragazzino non è ancora formato. Giocare tanto a tennis sarebbe come mettere su i mattoni a una casa senza fondamenta. Il tennis non è dare un calcio a una palla, è dare una racchettata a una pallina ma con un insieme di cose che è troppo importante mettere insieme. Metterle insieme è difficilissimo allora bisogna curare le tappe in modo professionale: preparazione atletica, alimentazione, stretching, fisioterapista, da subito. Vedo qualcuno che addirittura non si fa nemmeno la doccia dopo aver giocato! Paolino Lorenzi quando ha vinto il 250 (torneo Atp 250 di Kitzbuhel, ndr) il giorno dopo ha fatto atletica senza giocare perché sa che è più importante stare bene fisicamente che tennisticamente…”
A proposito di Paolino Lorenzi, anche Simone Bolelli che ha intenzione di ripartire alla grande, sono per te fonte di motivazione questi giocatori?
“Sì, sicuramente. Quest’anno non sono stato a Tirrenia e non ci ho giocato. Simone adesso è a Buenos Aires con Infantino nel circolo dove mi sono allenato per tre anni. Lui ha tanto da dare anche perché per uno che è stato al top sia in singolo che in doppio lasciare con un infortunio non è facile da buttare giù, e vuol tornare.”
Sta ripartendo anche Tommy Haas…
“Sì sì infatti sono stimoli positivi anche per me, sto puntando molto a questa preparazione per tornare almeno dove avevo lasciato, sono molto motivato.”
2017 tra i big, chi vedi meglio?
“Ho visto il match di Nadal con Berdych ad Abu Dhabi, se Rafa gioca così per tre mesi non fa vedere la palla a nessuno… l’ho visto bello carico. Anche Roger lo vedo molto grintoso. Possono tornare grandi, anche sopra Djokovic secondo me.”
Hai mai incrociato la racchetta con Rafa o Roger?
“Ho giocato con Roger due settimane a Dubai… in quel campo dove adesso si allenava con Pouille in quel video che sta girando. Nel 2013 ha fatto la preparazione di due settimane prima del Masters 1000 di Shanghai, un’esperienza fantastica, ti motivano queste cose. D’altronde se non ti motiva giocare con Roger Federer… meglio cambiare sport (sorride, ndr).”
Qual è il tuo Grand Slam preferito?
“Di sicuro il Roland Garros: mi piace giocare sulla terra rossa, è un sogno per molti giocatori. Come detto (insieme a Wimbledon)è un torneo che non ho ancora giocato, per me sarebbe un sogno“.
L’augurio è già di giocarlo in questa stagione, grazie Stefano! E in bocca al lupo per tutto.
“Grazie mille, è uno stimolo in più!”