Con la collaborazione di Luca Brancher
Il tennis italiano maschile non è messo così male. 11 febbraio 2013. Sono passati oltre 4 anni dall’ultima settimana in cui ben 6 giocatori italiani erano presenti tra i primi 100 del ranking Atp. Andreas Seppi, Fabio Fognini e Paolo Lorenzi sono, come allora, una costante; mentre Thomas Fabbiano, Marco Cecchinato e Alessandro Giannessi sostiuiranno da lunedì Bolelli (che speriamo possa rientrarvi presto), Volandri e Cipolla. Dalla seconda metà del 2016, in particolare, le nostre “seconde linee” hanno iniziato ad inanellare risultati di ottimo livello.
Da una parte i ragazzi delle generazioni perdute, dal 1989 al 1992 (vedi Fabbiano, Giannessi, Cecchinato ma anche Travaglia, Gaio, Giustino, Caruso e Bellotti), hanno aumentato la qualità del proprio tennis accrescendo, di conseguenza, la classifica; dall’altra i giocatori più giovani come Napolitano, Quinzi, Donati e Berrettini, sembrano poter arrivare nel gotha (ovvero giocare tutti gli Slam in tabellone) intorno ai 22-23 anni. Senza dimenticare il “vecchietto” Luca Vanni, intorno al numero 120 Atp. Sei giocatori tra i Top-100 è un risultato di assoluto valore, se pensiamo che le grandi potenze mondiali Spagna, Stati Uniti e Francia ne hanno rispettivamente 8, 10 e 11, mentre Germania e Argentina sono a noi appaiate con 6 rappresentanti subito davanti alla Russia con 5.
Analizzando la Atp Race, la classifica che prende in considerazione i punti conquistati nell’anno solare, troviamo ben 10 giocatori italiani tra i primi 154. A dimostrazione di una crescita di gruppo esponenziale. La domanda nasce spontanea: quando avremo nuovamente un Top-10? Difficile dirlo, molto complesso in un tennis così competitivo costruire un campione a tavolino. Maggiore sarà, però, il numero dei giocatori nei Top-100, più opportunità avranno i nostri ragazzi di crescere in classifica, rappresentando anche un importante traino per le nuove generazioni.