Non solo Fabio Fognini e Marco Cecchinato, l’estate tennistica italiana porta anche la firma di Matteo Berrettini. Ventidue anni e già un titolo in bacheca, quello vinto sulla terra di Gstaad contro Bautista Agut: merito di un tennis ordinato e di un atteggiamento a tratti già da veterano grazie agli insegnamenti del coach Vincenzo Santopadre che, insieme a Umberto Rianna, ha quasi portato il ragazzo in romano in top-50. “Quest’anno gli deve servire per fare esperienza – ha detto Santopadre in un’intervista alla Gazzetta dello Sport – Sarà la prossima stagione a misurare il valore di Matteo a questi livelli. Può migliorare ancora nell’aspetto tattico, tecnico con seconda palla, rovescio lungolinea e gioco a rete, fisico e anche mentale. Matteo è un ragazzo che sa ascoltare e non spreca nulla del tempo che dedica al tennis, si applica negli ultimi cinque minuti di allenamento”.
Santopadre lavora da quando Berrettini aveva 14 anni: “Aveva una buona propensione a colpire di dritto e voglia di apprendere ma fisicamente era davvero indietro. Poi è cresciuto in altezza e ciò lo ha reso vulnerabile agli infortuni. E poi, come tutti i ragazzini, faceva un po’ il bulletto in campo ma io su quello sono intransigente”.
Ma com’è il carattere di Matteo? “A volte è troppo razionale e pensa troppo. A maggio, di fronte a una stagione così intensa, ha perso un po’ l’equilibrio mentale. In romanesco gli ho detto “Scialla”, stai sereno e prenditi una vacanza. Per questo ho saltato gli ultimi due tornei, non volevo caricarlo troppo. Qualche volta deve imparare a prendere le cose un po’ più alla leggera”.