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Ha vinto il primo titolo ATP della sua carriera sull’erba di Hertogenbosch, in Olanda, nel giugno del 2014: il nostro pensiero andrebbe subito ad uno specialista vecchio stile del serve&volley o al poderoso servizio del tennista croato di turno. No, si tratta di uno spagnolo, direttamente dalla comunità autonoma Valenciana, il suo nome è Roberto Bautista-Agut: figlio di Joaquin Bautista ed Ester Agut, Roberto nasce a Castellón de la Plana, cittadina che si affaccia sul Mediterraneo, il 14 aprile del 1988.
È lui il protagonista del nostro racconto: in questi giorni, per la sesta volta in assoluto, ha raggiunto gli ottavi di finale in un torneo dello Slam, confermando per l’ennesima volta quello che è il suo miglior risultato in questo genere di evento. La quarta presenza consecutiva tra i primi sedici giocatori di un Major, la prima in carriera sui campi in terra rossa del Roland Garros, che non l’ha mai visto spingersi oltre il terzo turno, raggiunto due stagioni fa, quando fu eliminato dal ceco Tomas Berdych, lo stesso che, lo scorso gennaio, lo ha estromesso al quinto parziale dagli Australian Open. Ad attenderlo, però, ci sarà nuovamente il numero 1 del mondo Novak Djokovic, a cui è riuscito è strappare un solo set nei precedenti quattro confronti diretti, quello che gli aveva permesso di pareggiare momentaneamente i conti a New York, nel match di ottavi di finale degli ultimi US Open.
Lavoro e dedizione: le ricette vincenti di un ragazzo che a piccoli passi, nel corso degli anni, ha conquistato stabilmente un posto nei primi venti giocatori del pianeta. Adesso occupa la sedicesima posizione del ranking ATP, ma può vantare un miglior piazzamento da numero 14, ottenuto nell’ottobre del 2014. Proprio agli albori di quello stesso anno era balzato per la prima volta agli onori della cronaca che conta, per avere superato in cinque set a Melbourne, nell’incontro di secondo turno, un certo Juan Martin Del Potro, a seguito di un autentico capolavoro di regolarità. Una prestazione che, sul veloce, difficilmente ci si sarebbe aspettati da un giocatore iberico, tradizionalmente più amante del rosso: col passare dei mesi Roberto ha invece smentito ogni previsione, adattandosi egregiamente a qualsiasi superficie. Non a caso, sette delle otto finali che ha disputato in carriera hanno avuto luogo su terreni rapidi, ben quattro addirittura su campi indoor: quattro gli acuti, due nel 2014, la sua migliore annata, in cui ha inoltre raggiunto la sua unica semifinale in un Masters 1000, a Madrid, e due nei primi cinque mesi di questa stagione, ad Auckland e Sofia.
Bautista è sinonimo di costanza: lo testimoniano non solo i risultati ottenuti negli ultimi due anni, ma soprattutto la sua personalità e il suo atteggiamento dentro e fuori dal campo. Mai una parola di troppo, mai uno screzio con un collega o un giudice di sedia: “Bati” ha cominciato a giocare a tennis all’età di cinque anni, ma fino all’adolescenza è stato indeciso sull’intraprendere o meno una carriera da calciatore con la maglia della squadra che supporta, il Villareal. La sua grande passione è rappresentata dai suoi due cavalli, Bagheera e Janto, a cui ama dedicarsi quando torna a casa, nei rari momenti di relax che il circuito gli offre.
Colpi devastanti? No, grazie: il ventottenne spagnolo fonda il suo tennis sulla corsa, sugli spostamenti e, come si diceva, sulla regolarità. Tutte caratteristiche proprie di un giocatore che si appoggia perfettamente sulle accelerazioni degli avversari, sempre con grande scelta di tempo e con un eccellente timing sulla palla: un buon rovescio bimane, pulizia dei movimenti e grande sagacia tattica sono le chiavi principali dei suoi successi. Se sei tra i colpitori più forti del circuito, Bautista potrebbe trasformarsi da semplice tennista a uno dei tuoi peggiori incubi: l’iberico appartiene a quella schiera di atleti impossibili da abbattere con la sola potenza.
L’obiettivo è ovviamente quello di entrare prima o poi in Top Ten: la testa è quella giusta, i mezzi non mancano. I risultati stanno dalla sua parte: una sola eliminazione all’esordio finora in questo 2016, patita dall’emergente russo Karen Khachanov sul rosso di Barcelona. In questo Roland Garros non ha ancora ceduto un solo parziale, lasciando a zero in progressione, nei primi tre turni, Dmitry Tursunov, Paul-Henri Mathieu e Borna Coric. Sarà lui il quarto uomo dell’anno a battere il serbo Novak Djokovic? Riuscirà Roberto a raggiungere per la prima volta i quarti di finale in un torneo dello Slam? L’appuntamento è fissato per domani, alle ore 11, sul Philippe Chatrier, se la pioggia non vorrà continuare a giocare brutti scherzi.