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È il giocatore col maggior numero di titoli Slam conquistati, ben 17; è il giocatore che detiene il record di settimane totali, 302, e consecutive, 237, al primo posto del ranking mondiale; è il giocatore, tra quelli in attività, ad aver vinto il maggior numero di tornei, 88, e ad aver disputato il maggior numero di finali nel circuito maggiore (136) e nei tornei dello Slam (27); è il giocatore, insieme a Pete Sampras e William Renshaw, ad aver vinto più volte, sette, il torneo di tennis più prestigioso, Wimbledon. Ha vinto la massima competizione mondiale tennistica per nazioni, la Coppa Davis, due anni fa, e ha conquistato la medaglia d’oro, seppur in doppio con l’amico Stan Wawrinka, alle Olimpiadi di Pechino 2008. Se dovessimo elencare tutti gli altri primati, tanti, troppi, rischieremmo non poco di esagerare.
Non manca proprio nulla a questo leggendario palmares: è questa la storia di Roger Federer, probabilmente il più grande tennista di tutti i tempi. Perché parlare di lui? Le ragioni potrebbero essere infinite, ma questa è una settimana particolare, gli addetti ai lavori lo sanno benissimo, i meno appassionati forse un po’ meno: lo svizzero, per la prima volta dopo oltre quattordici anni, è fuori dalla Top Ten, fuori dunque dai primi dieci giocatori del ranking Atp. Lunedì 7 novembre passerà alla storia del tennis moderno per due grandi motivi: il primo è quello appena menzionato, il secondo è la conquista, da parte dello scozzese Andy Murray, della prima piazza delle classifiche mondiali. Entrambi, insieme al dominio pressoché totale di Novak Djokovic nella prima metà dell’anno, rappresentano l’estrema sintesi di questo 2016.
Non a caso, proprio il tennista britannico fu l’avversario di Federer in occasione della finale dell’ultimo Major conquistato dal campione elvetico, sull’amata erba di Wimbledon nel 2012. Dopo di che, negli ultimi quattro anni, solamente tre atti conclusivi disputati a questo livello (due a Wimbledon, nel 2014 e nel 2015, uno a Flushing Meadows lo scorso anno): pochi, al di là dell’avanzare dell’età, soprattutto per uno che nelle nove precedenti stagioni aveva centrato questo obiettivo in ben 23 occasioni. I perchè sono molteplici: la parte del leone l’hanno sicuramente fatta i frequenti problemi fisici; dal primo vero infortunio della carriera, cioè il forte mal di schiena accusato a Indian Wells nel 2013, al calvario della stagione in corso, in cui ha dovuto affrontare un’operazione al menisco, le noie intestinali di Miami e, per concludere, la lombalgia che l’ha costretto a saltare il Roland Garros; d’altra parte, la sempre più spietata concorrenza degli avversari, su tutti quella di Djokovic, che si è aggiudicato otto degli ultimi dieci confronti diretti al meglio dei cinque set, e di Rafael Nadal, che a livello Slam ha avuto ragione del nativo di Basilea nove volte su undici in assoluto.
Un 2016 da dimenticare, si diceva: solo sette, infatti, i tornei giocati quest’anno dal fuoriclasse rossocrociato, non in grado, come non accadeva dal lontano 2000, di aggiungere un solo trofeo alla propria bacheca: dopo la finale di inizio stagione persa a Brisbane, i suoi migliori risultati sono infatti stati le quattro semifinali raggiunte a Melbourne, Stoccarda, Halle e Wimbledon. Proprio l’unico Major sull’erba, con la cocente eliminazione patita dal canadese Milos Raonic nel penultimo atto, rappresentano l’ultima apparizione di Federer nel circuito: lo stesso aveva infatti dichiarato, qualche giorno dopo, di concludere anzitempo la propria stagione, rinunciando di conseguenza ai Giochi Olimpici di Rio e agli US Open, appuntamenti a cui teneva particolarmente. La ragione? Una sofferta ma meditata riflessione: curare al meglio un ginocchio malconcio, preferire il riposo e una lenta riabilitazione per poter tornare competitivo dal prossimo gennaio.
Non solo i milioni di fans ma, in generale, gli amanti di questo sport, sperano di rivederlo agli eccellenti livelli a cui ci ha abituato: lui ha dato a tutti appuntamento a Perth, per la prossima Hopman Cup, che disputerà in coppia con la connazionale Belinda Bencic. Il recupero, nel frattempo, procede a gonfie vele: negli ultimi mesi ha svolto prettamente esercizi di carattere fisico, da pochi giorni ha ripreso piena confidenza col rettangolo di gioco, anche grazie al supporto di Ivan Ljubicic; in breve, più ore di tennis, meno di riabilitazione. L’obiettivo dichiarato è quello di vincere il diciottesimo Slam e, perché no, di tornare ancora una volta in vetta al ranking. Ambizione, fatica, genio: gli ingredienti ci sono tutti, le aspettative non possono che essere alte.
Agli Australian Open, “The Genius” potrebbe affrontare un big già nel match di ottavi di finale: una semifinale e 720 punti da difendere sono forse un po’ troppi per un giocatore al rientro che, in caso di prematura eliminazione, rischierebbe seriamente di uscire dai primi venti del pianeta. Nel resto del 2017, tuttavia, ci sarà tanto da guadagnare: punti pesantissimi arriveranno senza dubbio da Parigi e New York, i due Slam non disputati quest’anno; a questa lista si aggiungono i sette tornei Masters 1000 a cui non ha preso parte. Le premesse non mancano, i numeri stanno dalla sua parte. Il definitivo declino di Roger Federer sembra essere ancora lontano: più che il tramonto di un regno, sembra l’alba della sua seconda vita tennistica.