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In una lunga intervista al Corriere della Sera, Nicola Pietrangeli è tornato a parlare della vicenda del suo taglio dai collaboratori della Federtennis con conseguente azzeramento dello stipendio previsto dal suo contratto. Una misura messa in atto dalla Federazione a causa delle ristrettezze dovute all’emergenza Coronavirus. “Il 10 marzo mi ha chiamato il presidente Binaghi – spiega l’86enne campione del Roland Garros 1959 e 1960 – che mi ha spiegato che a causa dell’emergenza venivano interrotti tutti i contratti di collaborazione esterna. Ho ascoltato in silenzio.”
Poi però nei giorni seguenti Pietrangeli ha cambiato totalmente opinione su quanto accaduto: “Sono venuto a sapere che questa cosa è accaduta solo nel tennis, credevo fosse stata una scelta comune a tutte le discipline. E poi parliamo di una federazione ricca come la Fit, che di certo non è povera. Non mi ricoprivano d’oro, sia chiaro. Si trattava di una retribuzione dignitosa per uno della mia età .”
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Nonostante abbia raggiunto in carriera vittorie importantissime e il numero 3 della classifica mondiale, Pietrangeli non naviga nell’oro: “Dallo sport ho avuto tanta fama e pochi soldi. Oggi chi vince il Roland Garros prende due milioni e mezzo di euro, a me davano 150 dollari: non potevo comprarci nemmeno un piccolo appartamento. Per me questo è un brutto colpo, dicessi il contrario sarebbe una bugia. Essendo collaboratore e non dipendente non ho potuto nemmeno usufruire della cassa integrazione, una situazione simile alla mia la vivono Barazzutti e Palmieri per esempio.”
C’è tanta amarezza nelle parole di Pietrangeli: “Almeno una chiamata me la meritavo, invece da marzo non ho più sentito nessuno. Adesso dal 15 giugno a Todi ci sono i Campionati Italiani e non mi hanno nè invitato nè interpellato. Ne parlavo l’altro giorno con Lea Pericoli, in due abbiamo vinto 51 titoli italiani. Avrebbero fatto una figura migliore se ci avessero detto che ormai siamo vecchi.”
Sul rapporto con il presidente Binaghi, infine: “Lo conosco da quando è bambino, lo ringrazio per questi anni insieme ma non capisco proprio cosa possa avergli fatto. Non sono stato trattato con rispetto, in ogni caso non farò causa. Devono avvisarmi con sei mesi di anticipo se non vogliono rinnovare il contratto, poi al limite agli Internazionali andrò in tribuna Coni, tanto ho la tessera.”
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