“Quattro o cinque settimane fa eravamo piuttosto scettici per gli US Open. Ma mentalmente, ad un certo punto, devi iniziare a prepararti“. Andy Murray ha spiegato alla stampa inglese le difficoltà mentali di prepararsi a un torneo che non si è certi di affrontare. C’e’ tanta incertezza intorno alla partenza degli US Open, teoricamente in programma dal prossimo 31 agosto. Gli Stati Uniti infatti sono il primo paese al mondo per numero di casi di coronavirus e il trend non intende diminuire. Ulteriori problemi sarebbero legati alle misure precauzionali da prendere, con gli atleti che dovrebbero porsi in quarantena per 14 giorni all’arrivo e poi al ritorno in Europa dagli States, pregiudicando la preparazione al Roland Garros che partirà il 21 settembre.
“Se non ti prepari, il programma di allenamento sarebbe diverso – sottolinea il 33enne tennista scozzese, vincitore in carriera di tre tornei del Grande Slam, due medaglie d’oro olimpiche in singolare, una Coppa Davis e altri 41 titoli nei tornei ATP, tra cui 14 Masters 1000 e le ATP World Tour Finals 2016 – Devo prepararmi mentalmente che il torneo si farà. Il problema per noi atleti è il viaggio, siamo un po’ preoccupati“. “Speriamo che gli US Open si possano tenere. Ma in caso contrario, non sarà una tragedia. Deve essere sicuro per i giocatori, dobbiamo tornare a giocare quando sarà sicuro farlo”, ha precisato Murray, che poi ha concluso: “Alcuni sport sono ripresi e sembrano andare abbastanza bene, come ad esempio il calcio. Il problema per noi è il viaggio. Speriamo di essere testati prima di arrivare, e una volta arrivati di stare tutti in un’area sicura. Andrà tutto bene, questa è la mia speranza”.