Il tennista Andy Murray ha parlato alla Faz che lo ha intervistato a Stoccarda. Qui lo scozzese ha anche parlato dei suoi problemi fisici ma non solo. Ecco le sue parole: “Mi faceva male tutto già a venti anni. Il dolore è stato a lungo parte della mia vita quotidiana. Alcune parti del mio corpo mi facevano male al mattino. Ma allo stesso tempo ci sono ancora articolazioni che funzionano bene, con cui non ho alcun problema. Ad esempio la spalla, i gomiti o i polsi. Fianchi, ginocchia e schiena, mi fanno molto male regolarmente. Ma questo non ha nulla a che fare con la mia età. Vincere uno Slam, no. Non esageriamo. Devo sollevare molto più peso del solito da quando ho subito l’intervento chirurgico all’anca destra, per costruire muscoli che proteggano la protesi. E gioco meno a tennis, faccio meno allenamento fitness. Negli ultimi anni sono cambiate alcune cose. In una normale giornata di allenamento, sono in campo due ore e mezza al massimo. Non vado più a correre. Ma questo non ha nulla a che fare con la mia anca artificiale, ma con un’operazione alla schiena che ho avuto quando avevo 25 anni. E non faccio quasi più squat con un bilanciere molto carico, mi fa davvero male ai fianchi. Ma per quanto riguarda l’allenamento specifico del tennis, lì non è cambiato quasi nulla, con piccole restrizioni posso fare tutto quello che facevo prima”.
Il tennista ha poi continuato: “È ancora difficile per me perdere, provo a vincere ogni partita. Ma so che non è più possibile. Ho provato una nuova racchetta, ma dopo due mesi e mezzo sono tornato alla mia vecchia, col piatto più piccolo. Vorrei essere stato più aperto al riguardo da giovane. Ma ho giocato con la mia vecchia racchetta per più di vent’anni, volevo cambiare qualcosa perché una superficie più ampia perdona di più, ma alla mia età non potevo più cambiare. Non era la racchetta, eravamo io e i miei tic. Facevo troppo in termini di volume e intensità. Se avessi tenuto d’occhio i miei carichi di allenamento con i sistemi GPS avrei potuto prepararmi per i tornei in modo molto più dosato e mirato. Ho scoperto in seguito che le mie sedute di corsa erano puro stress per i miei legamenti, tendini e articolazioni. Un maratoneta non percorre distanze superiori alla distanza della maratona durante l’allenamento. Mi sarei risparmiato magari numerosi infortuni alle articolazioni, se avessi corso di meno e pedalato di più, per esempio”.