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“Rafa non aveva mai faticato così tanto sulla terra, e arrivava da un infortunio importante come quello alle costole agli Indian Wells. È proprio questo che rende speciale la sua vittoria al Roland Garros, non eravamo certi di nulla. Ma nonostante i problemi che deve affrontare, Rafa riesce sempre a superarle e ad andare avanti. Non ho mai avuto la sensazione che quella di Parigi potesse essere la sua ultima partita in carriera, ma ha 36 anni, da qui al prossimo Roland Garros possono succedere tante cose”. Così Carlos Moya, allenatore di Rafael Nadal, commenta, in una lunga intervista concessa a Eurosport Spagna, la vittoria dell’iberico all’ultimo Roland Garros, che è coinciso anche con il 22esimo Slam vinto in carriera (“il record può essere battuto, ma penso che sarà impossibile vedere un tennista vincere così tante volte lo stesso torneo – Nadal ha vinto 14 volte il Roland Garros“).
E ora Wimbledon, torneo che Nadal non vince dal 2010: “Rafa vuole fare bene ovunque, la sua motivazione è al di sopra di ogni torneo. Si adatta bene all’erba, sa perfettamente che può giocare bene e per me punta a vincere”. Una battuta anche sul coaching, che come annunciato dall’Atp sarà ora permesso: “Non sono molto favorevole, ciò che rende unico questo sport è che sei solo contro tutti, senza aiuti. La battaglia in solitario è tipica del tennista, quei pochi secondi tra un punto e l’altro in cui devi pensare ad una strategia… è lì che vedi la qualità di un giocatore. Il lavoro dell’allenatore è già fatto, per me è fondamentale che il giocatore pensi da solo. Il fascino di questo sport è che il tennista deve conoscere tutte le variabili, e poi può succedere qualcosa che non era previsto”.
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