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Il nuovo numero uno del tennis italiano è Matteo Berrettini, che ha superato ogni aspettativa con l’accesso alle Atp Finals di Londra 2019, ponendo momentaneamente fine al monologo firmato da un super Fabio Fognini nell’ultimo decennio. Il romano classe ’96 ha portato in alto i colori italiani centrando obiettivi straordinari, culminati con i titoli di Budapest e Stoccarda, con annessa semifinale agli Us Open che lo ha proiettato come quarto tennista azzurro nella storia ad essersi spinto così oltre in un torneo Slam nell’era Open. A fine anno è stato inoltre proclamato come “most improved player of the year” da Atp, votato dai suoi colleghi, atto che certifica anche il graduale rispetto che Berrettini ha conquistato vincente dopo vincente.
Il 2020 dell’atleta romano potrà rappresentare un punto di svolta per il prosieguo della sua carriera, anno nel quale dovrà far soccombere, o comunque rendere meno letale, il vistoso tallone d’Achille del suo gioco: il rovescio. Berrettini difatti soffre troppo dal lato sinistro del campo, e spesso i suoi avversari spingono strategicamente da quella parte, costringendolo a dritti inside-in che, se non decisivi nell’economia del punto, lasciano una parte considerevole del terreno scoperta. L’azzurro lavorerà duro su ciò mediante l’aiuto dell’allenatore Vincenzo Santopadre, del preparatore fisico Roberto Squadrone, il mental coach Stefano Massari e l’ausilio di Umberto Rianna.
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Gennaio può razionalmente essere il mese di Berrettini, il quale ha soli 30 punti complessivi da difendere e Atp Cup-Australian Open da giocare. L’inizio dell’anno dell’atleta nostrano continuerà con i tornei di Buenos Aires, Rio de Janeiro ed Acapulco, nei quali l’azzurro vorrà offrire il meglio di sé in vista dei 255 punti da difendere fra febbraio e marzo. La posizione numero 8 del ranking mondiale potrebbe essere croce e delizia per il classe ’96, il quale sarà potenzialmente nel campo minato della pressione psicologica, ma allo stesso tempo nel paradiso dell’autoconsapevolezza dei propri mezzi tecnico-tattici.
L’obiettivo di Berrettini è essere se stesso, non snaturare il proprio gioco e credere in quelli che sono i suoi punti di forza, fra i quali spiccano una prima palla di servizio devastante ed una seconda sempre insidiosa. L’azzurro può migliorare esponenzialmente e le ambizioni per lui sono solo teoriche, di concreto c’è una top 10 a 23 anni: il limite è il cielo, per arrivarci basta il suo talento.
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