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E’ arrivato l’annuncio ufficiale dell’ITF relativo alla squalifica attribuita a Maria Sharapova per l’assunzione di Meldonium, dopo il divieto della WADA scattato del 1° gennaio 2016. Per lei 2 anni di squalifica a partire da gennaio 2016. La squalifica è pre-appello della russa, di conseguenza Maria Sharapova potrà appellarsi alla decisione della Federazione Internazionale.
La russa, ex numero 1 del mondo che non gioca dal quarto di finale degli Australian Open contro Serena Williams, aveva lei stesso ammesso in una conferenza stampa di aver assunto il Meldonium durante l’anno solare, peraltro proprio prima del match perso contro l’americana.
L’ITF aveva addirittura chiesto 4 anni di squalifica, ma la decisione definitiva del tribunale ha attribuito ‘solo’ 2 anni.
Questo è un estratto delle parole di Maria Sharapova, pubblicate sul suo profilo Facebook ufficiale.
“Con la decisione di oggi, il tribunale ha concludo in maniera unanime che l’assunzione di Meldonium non è stata intenzionale, con l’obiettivo di migliorare le mie prestazioni. L’ITF ha tentato in tutti i modi di dimostrare il contrario, chiedendo una sospensione di addirittura 4 anni, prevista solo in caso di intenzione. Sebbene il tribunale abbia tratto una conclusione giusta, non posso accettare la sentenza troppo severa di 2 anni di squalifica. Farò immediatamente appello al CAS, Court of Arbitration for Sport [il nostro TAS]. Mi manca giocare a tennis, mi mancano i miei fan, i migliori ed i più leali, grazie ai quali sono potuta andare avanti in questo momento così duro“.
Sono passati tre mesi dall’annuncio shock di Maria Sharapova a Los Angeles quando, dopo avere indetto un’importante conferenza stampa, annunciò di essere risultata positiva a un controllo anti-doping effettuato il 26 gennaio scorso, in seguito alla sconfitta patita da Serena Williams ai quarti di finale degli Australian Open. Il 2 marzo la vincitrice di cinque titoli Slam aveva infatti ricevuto una lettera dall’ITF, che la accusava di aver violato il regolamento anti-doping, avendo assunto il Meldonium, una sostanza aggiunta alla Lista dei prodotti probiti dall’1 gennaio 2016.
Maria Sharapova ha ammesso di avere regolarmente utilizzato il Mildronate, il farmaco proibito, per oltre dieci anni, e non ha mai pensato di contravvenire al regolamento: non è consentito assumere la sostanza negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, ma ciò si può fare in Russia, Lettonia, Ucraina e altri Paesi dell’Est europeo; essa ha effetti anti-ischemici e cardioprotettivi. Il 22 del dicembre del 2015 l’ITF aveva mandato una mail a diversi atleti, tra cui la Sharapova stessa, e ai rispettivi agenti: la comunicazione riguardava alcuni cambiamenti del Programma Anti-Doping del 2016, ma non vi era alcun riferimento diretto all’aggiunta di sostanze nella Lista proibita, ancor meno del Meldonium. L’ex numero 1 del mondo aveva comunque riconosciuto i propri errori, ammettendo responsabilmente di avere commesso la violazione e dichiarandosi pronta a collaborare con gli organi superiori.
Oggi, 8 giugno 2016, il Tribunale della Federazione Internazionale del Tennis, dopo avere tenuto un’udienza a Londra nelle giornate del 18 e 19 maggio, in cui ha ascoltato le due parti e raccolto tutte le prove, si è riunito per stabilire il grado della condanna per la tennista siberiana. Il Tribunale riconosce l’involontarietà dell’azione, ma contesta la negligenza della campionessa che, se non avesse nascosto l’uso della sostanza alle autorità anti-doping e al suo stesso team, medici compresi, avrebbe evitato la violazione, ritenendo dunque Masha come l’unica autrice della propria sventura:
è stata riscontrata la violazione dell’articolo 2.1 del TADP, in seguito alla presenza di Meldonium nei campioni di urina dell’atleta russa del 26 gennaio, dopo i quarti di finale agli Australian Open, e del 2 febbraio, a Mosca, lontana dalle competizioni;
in base all’articolo 9.1, la Sharapova perde i 430 punti ottenuti a Melbourne e i 281.633 dollari guadagnati in quella competizione;
la russa è stata inoltre squalificata per ben due anni, a decorrere dal 26 gennaio del 2016.
La ventinovenne di Njagan potrebbe ancora, secondo l’articolo 12, appellarsi al Tribunale Arbitrale dello Sport.