“Ho fatto parlare tutti per lungo tempo, dare giudizi. Ma adesso che tutto è finito ho io l’ultima parola“. Esordisce così Maria Sharapova in una lunga intervista al New York Times dopo la riduzione della squalifica da 24 a 15 mesi. La mail incriminata con le nuove sostanze dopanti e contenente il meldonium, sostiene la difesa, era visibile solamente con un attento esame dei link all’interno. “L’Itf non ha messo un segno, lo ha dichiarato anche il Cas, era come un pezzo di carta appeso a un albero“. Una vicenda che ha profondamente segnato la tennista siberiana tanto da spingerla a “guardare con più attenzione al futuro, in modo che non succeda a nessun altro”.
“Volevano squalificarmi per quattro anni, il massimo della pena – prosegue Masha -. Ho passato quattro giorni ad ascoltare udienze del capo dell’Itf Stuart Miller e dare due testimonianze diverse. Ero lì e scuotevo la testa pensando ai tennisti nelle mani di una persona del genere. Non potevo credere alla sua scarsa conoscenza. Quando ha parlato del meldonium non sapeva assolutamente cosa fosse. Sei squalifiche di fila sono state ribaltate. Cosa ne pensa l’Itf a proposito? Il loro tribunale, che etichettano come neutrale, evidentemente non lo è“.
Recentemente gli hacker hanno anche reso pubblici alcuni documenti riguardanti tennisti come Serena Williams e Petra Kvitova, ma per la Sharapova non c’è nulla di strano: “Ciò che mi ha colpito è il numero dei casi in alcuni paesi ma nessuno di loro ha fatto qualcosa di vietato”.
Ma come ha vissuto questo particolare periodo la Sharapova? “Da un certo punto di vista mi ha rassicurato sul fatto che la vita senza tennis non è male, ho i week end liberi! Quando giochi costantemente ti chiedi quando arriverà il momento di smettere, ma ho avuto la percezione di sapere quello che sto facendo. Non mi importa se nel mezzo del nulla in Asia o sull’Arthur Ashe, è la sensazione più bella che possa avere. Ecco cosa mi manca“.