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LEGGI LA VERSIONE INGLESE DELL’INTERVISTA
Qualche settimana fa, ho ricevuto un messaggio sui social media da un ragazzo: “Ciao Stefano, mi chiamo Marc (fittizio) ed ero un tennista. Ora sono un allenatore di tennis. Penso che tu stia facendo un ottimo lavoro con le tue indagini sul match fixing e, se sei interessato, possiamo riflettere insieme sulla situazione specifica e sui problemi generali del tennis. A mio parere, è importante parlare del match fixing, perché la situazione è terribilmente grave adesso. Sono stato nel mondo del tennis e ne faccio ancora parte”. Quindi, abbiamo discusso per alcune settimane e successivamente Marc ha accettato questa intervista.
Da quanto tempo sei nel circuito?
Ho giocato il mio primo torneo professionistico più di 20 anni fa e circa 10 anni fa ho iniziato la mia attività di allenatore, al fianco di altri atleti. Durante questo periodo, ho agito come partner/accompagnatore per tornei ATP/WTA, accumulando dunque esperienza.
Quando è stata la prima volta che hai sentito parlare di match fixing?
Quando ho iniziato a giocare non c’era corruzione a livello ITF. Non c’erano siti che fornivano punteggi in tempo reale, né mercati di scommesse. Potevano esserci solo alcuni casi particolari, come quando due giocatori si conoscevano e giocavano l’ultimo turno di qualificazione, capitava che uno di loro, se fosse sicuro di essere ripescato come lucky loser, potesse perdere la partita e garantire l’ingresso in tabellone all’amico, ma non era una pratica che aveva qualcosa a che fare con le scommesse. Oppure poteva capitare che un coach iscritto al tabellone principale o di qualificazioni decidesse di perdere intenzionalmente contro un suo allievo. Inoltre, vi erano altri casi in cui un giocatore voleva raggiungere il primo punto ATP, dunque pagava l’avversario per perdere per entrare in classifica.
Circa 15 anni fa ho sentito parlare di match fixing per la prima volta. Si trattava di un torneo ATP, in cui una wild card ha vinto contro un giocatore Top 100, in main draw. Si vociferava che il suddetto top 100 fosse stato pagato per perdere quella partita e che il tutto fosse organizzato da un gruppo di persone (compresi alcuni ex giocatori) che ha scommesso su quell’incontro.
Pensi che il volume del match fixing sia cambiato negli ultimi anni?
Credo di sì. Molti anni fa, non era così diffuso e succedeva solo a livello ATP/WTA e Challenger. Da quando l’ITF ha iniziato ad offrire punteggi in diretta su tornei di basso livello, allora il match fixing è diventato un problema globale. Se consideriamo gli eventi WTA/ATP e Challengers, ci sono una decina di tornei ogni settimana (approssimativamente in alta stagione): tornei con buona organizzazione, ospitalità e sicurezza. Questi eventi accolgono giocatori tra i primi 200-300 del ranking, la maggior parte di loro fa più soldi di quelli che spende per pagare il proprio team.
L’ITF propone anche 50 tornei dal montepremi totale di 15.000 dollari, ogni settimana. Parecchi tornei tra quelli appena menzionati hanno una cattiva organizzazione e vi partecipano atleti dalla posizione 300-400 fino a quelli senza ranking. In questi tornei spesso c’è un solo campo d’allenamento per maschile e femminile (32 giocatori nel tabellone principale più 64 giocatori nelle quali). La maggior parte di questi giocatori non ha un team e spende molti più soldi di quanti ne guadagni. Il premio in denaro per una sconfitta al primo turno è inferiore ai 100 euro, ma una camera d’albergo costa 130 euro a notte, mentre incordare una racchetta costa 15 euro.
Pensi che il modo di approcciare ai giocatori sia cambiato? Se sì, come?
Ancora una volta, penso di sì, il modo di approcciare i giocatori è cambiato molto. Qualche anno fa, si comunicava tramite Whatsapp/Facebook, ma negli ultimi 2-3 anni è cambiato tutto. Le persone che cercano di coinvolgere i giocatori non nominano più il match fixing. Si presentano come manager sportivi, sponsor o semplici appassionati di tennis (alcune volte chi cerca di organizzare partite truccate sono proprio allenatori o giocatori). Cercano di avvicinarsi ai giocatori, di conoscerli meglio, di capire i loro problemi e interessi. Queste persone hanno iniziato ad introdurre giochi psicologici ai danni dei giocatori, cercando di coinvolgerli tramite una sorta di manipolazione mentale.
Pensi che le autorità tennistiche stiano facendo abbastanza contro il match fixing?
A livello ATP/WTA, la situazione è abbastanza buona: sistemi di sicurezza, credenziali per i giocatori ed i loro team. Nella maggior parte dei tornei ITF, soprattutto 15k e 25k, non c’è nulla del genere. Non esiste tutela, chiunque può entrare nelle aree dei giocatori ed è lì che inizia l’attività criminale. Inoltre, la maggior parte dei giocatori riceve dei messaggi dopo i propri match, anche particolarmente cruenti, sui social network: a inviarli sono gli scommettitori, che arrivano talvolta a minacce di morte. A volte, gli scommettitori conoscono l’indirizzo di casa dei giocatori e inviano loro messaggi sui numeri di telefono personali. Hanno informazioni dettagliate sugli atleti e non vi è alcun tipo di sicurezza. Come ho già detto, non esiste sicurezza in tornei di livello basso, chiunque può entrare nell’area dedicata ai giocatori o addirittura negli hotel che li ospitano.
Hai vissuto esperienze personali (dirette o riscontrate da tuoi allievi/amici) sul match fixing?
Ricevo molti messaggi sui social network con offerte relative al match fixing. Conosco molti giocatori squalificati per questa piaga. La maggior parte dei giocatori con cui ho lavorato ha ricevuto offerte di questo genere. Conosco anche alcuni direttori dei tornei che sono stati squalificati e ogni anno vengo a conoscenza di situazioni simili, sempre più persone coinvolte.
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Quali sono i tuoi consigli per ridurre o debellare il match fixing?
L’ITF deve dare garantire sicurezza ai tornei di basso livello: innanzitutto tramite le credenziali, successivamente non permettendo a estranei e spettatori di raggiungere la zona dedicata ai giocatori. In ogni torneo dovrebbe esserci un determinato personale responsabile della sicurezza, che monitora la situazione e ha il diritto di controllare i documenti, così come il motivo per il quale qualcuno sia nei dintorni dei giocatori. Inoltre, sarebbero necessarie telecamere di sorveglianza con registrazione per l’area dei giocatori, bisognerebbe che ve ne siano intorno alle aree corrispondenti ai campi da gioco, questo sarebbe ottimo. I tornei ITF sono molto interessanti per i match fixer, investono denaro sulle partite e l’ITF deve tutelare i giocatori.
Nel calcio, ad esempio, esiste uno procedimento per il quale alcune organizzazioni criminali investono denaro su club in difficoltà, per organizzare successivamente risultati fittizi: secondo me, questo sta per accadere anche nel tennis, soprattutto quando vi sono più di 50 tornei a settimana (come sempre accaduto prima della pandemia). Probabilmente ATP/WTA/ITF dovrebbero collaborare con gli analisti dei bookmaker, per analizzare i flussi di scommesse e scovare attività criminali, reagendo sempre meglio. Credo anche che consentire scommesse live su tornei poco controllati non sia stata una buona idea. Prima di proporre qualcosa del genere, i tornei avrebbero dovuto esser pronti a tutelare i giocatori e la loro sicurezza.
Puoi fare alcuni esempi di ciò che non va a livello ITF?
Non c’è bisogno di parlare di giocatori che alterano i risultati delle loro partite, questo aspetto è ovvio. In alcuni tornei, il punteggio in tempo reale ITF può avere alcuni ritardi e può essere possibile scommettere dal campo, anticipando i bookmaker di alcuni secondi. Gli scommettitori utilizzano molti dispositivi diversi, tra telefoni e auricolari. Ho persino sentito che nascondono alcuni dispositivi all’interno delle loro scarpe. I giocatori e gli allenatori sono talvolta coinvolti in queste situazioni, anche alcuni giudici di sedia manipolano i punteggi o li ritardano, ergendosi dunque a complici degli spettatori/scommettitori, consentendo loro di scommettere a risultato già acquisito.
A mio parere, il problema principale è la grande pressione sui giocatori che vengono avvicinati per alterare le proprie partite. Il modo di approcciare gli atleti è gradualmente ‘migliorato’ da parte dei malintenzionati. Questi criminali non menzionano il vero motivo del loro contatto e possono essere allenatori, oppure possono presentarsi come sponsor o citare altri servizi legali. Lo scopo è avvicinarsi ai giocatori e ‘lavorare’ le loro intenzioni, così da manipolarli e spingerli lentamente all’interno del mondo relativo al match fixing.
Conosci qualcuno di estremamente pericoloso per i giocatori, nel Tour?
Negli ultimi anni ho incontrato molte persone pericolose. Svariati esempi provengono dall’Est Europa. Ad esempio, un ragazzo (chiamiamolo Michael) ha circa 40 anni e viaggia tutto l’anno, frequentando solo tornei femminili. Viaggia in Europa, Asia, Africa insieme ad un gruppo di giocatrici e allenatori, sempre al loro fianco. In un torneo si presenta come un fitness coach, in un altro torneo dichiara di essere un uomo d’affari, in vacanza e appassionato di tennis. Michael soggiorna negli hotel ufficiali dei tornei, trascorre del tempo all’interno delle aree dedicate alle giocatrici, presso i ristoranti. Michael guarda le partite durante il giorno e a fine giornata cerca di entrare in contatto con le ragazze.
Invita le giocatrici a cene o eventi pubblici, offre prestiti di denaro, paga loro gli hotel e propone “sponsorizzazioni”. Quando entra in contatto con una ragazza, Michael inizia a fare molte domande personali e chiede informazioni su altre, chiedendo ad esempio quali tra loro viaggino da sole. Sono certo che Michael abbia conoscenze nell’ambito della manipolazione psicologica, e talvolta mette in atto molestie sessuali con le giocatrici. Cerca di toccare, accarezzare, baciare e quando viene respinto nasconde tutto questo parlando di amicizia, dicendo che stava scherzando o che non l’avesse fatto apposta.
Si è messo in contatto con una giocatrice che conosco molto bene. Chiamiamola Julia. È successo in un torneo in cui era sola. Michael era con un gruppo di giocatrici e allenatori che conosceva da prima. Non c’erano tavoli liberi nel ristorante dei giocatori, quindi Julia ha conosciuto Michael e la sua compagnia allo stesso tavolo. Dopo quella sera, ha iniziato a parlare con Julia e ha continuato a farlo nei giorni successivi. Era sempre ai suoi match, cercava sempre di sedersi nel ristorante allo stesso tavolo di Julia, ponendole molte domande sulla vita, il tennis, la famiglia.
Dopo che Julia è tornata a casa dal torneo, Michael ha cercato di essere in contatto con lei ogni giorno, con messaggi e telefonate. Dopo poche settimane, Julia è andata in un altro torneo, di nuovo viaggiando da sola. Michael era lì con lo stesso gruppo di giocatrici e allenatori. Si comportava come un vecchio amico, sempre soggiornando nell’hotel ufficiale del torneo. Michael invitava Julia e altri giocatori a cena in un buon ristorante ogni sera, pagando sempre di tasca propria e chiedendo alle giocatrici di invitare altre colleghe.
Michael ha iniziato a esser ossessivo con Julia, seguendola ovunque sui campi, toccandole le mani, il gomito, la schiena mentre parlavano. Ha cercato di entrare nella sua stanza d’albergo. Julia gli ha detto molte volte di smetterla e che non gradiva quelle attenzioni ma ogni qualvolta si presentava questa situazione, Michael diceva che stesse solo scherzando.
Successivamente l’uomo ha iniziato a parlare di match truccati ma in altri sport, non nel tennis. Non ha mai detto nulla sul match fixing nel tennis, in presenza di Julia, ma molte volte ha detto che in altri sport tutti i migliori giocatori truccano le partite. Il risultato di tutto ciò ha fatto sì che Julia per alcune settimane sia stata sotto il controllo di Michael. Ha smesso di parlare con la sua famiglia e il suo allenatore. Nessuno sapeva cosa stesse succedendo: Michael è diventato il fulcro principale della vita di Julia, lei lo ascoltava e si fidava di lui. Non c’era un interesse sessuale o amore da parte di Julia: era una sorta di dipendenza psicologica.
Ad un certo punto di questa storia, l’allenatore e la famiglia di Julia hanno capito cosa stesse succedendo e hanno fatto delle piccole indagini. Hanno scoperto che molti conoscevano Michael, che lavora con/per le persone che organizzano match fixing nel tennis, alcuni di loro sono già stati squalificati.
Julia non credeva all’inizio a tutte quelle speculazioni ma alla fine, dopo molte conversazioni e l’aiuto di uno psicologo, Julia ha capito l’intera situazione e ha bloccato categoricamente ogni contatto con Michael. Il suo psicologo le ha detto di essere stata sotto manipolazione professionale.
Ho parlato con altre giocatrici, mi hanno detto che in altri tornei Michael ha cercato di mettersi in contatto con loro con la stessa manipolazione, ma per fortuna non è andato troppo in profondità. Credo che se Julia avesse mantenuto i contatti con Michael, sarebbe stata coinvolta nel match fixing.
Ci sono molte altre storie del genere, riguardanti i giocatori. Una giocatrice che non ha mai avuto ranking WTA, dopo essersi laureata in un college negli Stati Uniti, ha ricevuto un’offerta proveniente dal suo paese d’origine per sponsorizzazioni e promesse inerenti a grandi guadagni. Tutto questo, con la richiesta di ‘correggere’ i risultati di alcuni tornei, di tanto in tanto. Altri giocatori hanno ottenuto una sponsorizzazione e dopo qualche tempo la persona che si è offerta di proporre il compenso, li ha spinti ad alterare i risultati delle partite.
C’è qualcos’altro che vuoi evidenziare come un grosso rischio?
So che un gruppo di persone pericolose sta cercando di organizzare interi tornei ITF con live streaming e livescore, proponendo la partecipazione a giocatori “sporchi”, coinvolgendo anche alcuni addetti ai lavori. Il tennis ha un grande mercato relativo alle scommesse e alcune persone cercano di trovare un modo per manipolarlo e lucrarci sopra. La maggior parte di queste situazioni accade in tornei di basso livello riguardo i quali, come ho detto prima, non vi sono sicurezza e controlli, ma allo stesso tempo c’è un grande interesse da parte delle attività criminali. Attualmente, non consiglierei ai giocatori di viaggiare da soli, specialmente alle ragazze. Possono facilmente essere sotto manipolazione psicologica o addirittura adescamento sessuale, da parte di persone che si avvicinano a loro per il match fixing. È la nuova realtà del tennis: il modo in cui questi criminali si approcciano ai giocatori è cambiato davvero tanto negli ultimi anni.
Ho trattato per anni la questione delle scommesse truccate nel tennis e continuo a pensare che lo sforzo delle autorità tennistiche sia nettamente inferiore rispetto alla grandezza del fenomeno: le informazioni fornite da questo allenatore dovrebbero mettere ulteriore pressione su di loro.
Oltre il match fixing, la manipolazione psicologica e/o le molestie sessuali non possono essere tollerate nel nostro amato sport.
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