Nell’atto conclusivo del BNP Paribas Open di Indian Wells, prestigioso torneo Masters 1000 di tennis da tanti addetti ai lavori considerato come una sorta di “quinto Slam”, Novak Djokovic ha letteralmente annichilito, col punteggio di 6-2 6-0 la testa di serie numero 12 del seeding, Milos Raonic, in un’ora e 18 minuti di gioco. In una finale quasi annunciata, dopo le premature eliminazioni di Stan Wawrinka ed Andy Murray nella parte bassa del tabellone, il serbo si è dunque aggiudicato il suo quinto titolo in carriera in terra californiana, il terzo consecutivo dopo i successi del 2014 e del 2015: eguagliato dunque il record di tre trionfi consecutivi detenuto da Roger Federer, qui vittorioso nel triennio 2004-2005-2006, oltre al 2012.
Djokovic, alla sua sesta finale in carriera a Indian Wells, è reduce dalla sesta vittoria consecutiva sul maiorchino Rafael Nadal in semifinale, mentre il bombardiere canadese si presenta all’appuntamento dopo il successo in tre set sul belga David Goffin. È un inizio clamorosamente disastroso di match per l’allievo di Riccardo Piatti che, complici gli otto punti persi su altrettante seconde palle di servizio, cede ai vantaggi il primo game in battuta e addirittura a zero il secondo: il campione uscente dunque, senza fare nulla di straordinario, dopo pochi minuti si ritrova già avanti 3-0 con un doppio break di vantaggio, ipotecando seriamente la conquista del primo parziale. Dopo mezz’ora esatta di gioco, Raonic muove finalmente il proprio score nel quinto gioco, tenendo ai vantaggi un soffertissimo turno di servizio e accorciando le distanze sull’1-4. Nole però continua a non avere problemi al servizio e negli scambi e, approfittando dei tanti errori dell’avversario, fallosissimo e poco mobile, va a servire per il primo set sul 5-2: con l’ennesimo diritto in corridoio di Milos, il serbo tiene a 30 il proprio turno di servizio e chiude per 6 giochi a 2 un primo parziale in cui pesano i 15 errori gratuiti del canadese, oltre ad una pessima resa con la seconda di servizio (solo tre punti realizzati su sedici seconde).
Il tennista di origini montenegrine lascia momentaneamente lo Stadium 1, al termine di un primo set in cui è apparso davvero sottotono, chiedendo un medical time out. Al suo rientro in campo la musica non cambia: subito tre palle break consecutive concesse, nel primo game del secondo parziale, all’avversario, che sfrutta la terza per portarsi immediatamente avanti. Nole sale 2-0 nel game successivo, tenendo a zero il proprio turno di battuta, e coglie addirittura il quarto break del suo incontro nel terzo game, sull’ennesimo rovescio lungo del numero 12 del seeding. Sotto 0-4, Raonic salva col quarto ace e con una prima vincente altre due opportunità di break concesse, ma nulla può sulla terza, quando manda alle stelle l’ennesimo diritto di una delle partite più brutte della sua carriera. Il serbo, concentrato e sempre regolare, chiude dunque in ottanta minuti una partita mai stata in discussione, col secco punteggio di 6-2 6-0.
Sesto successo in altrettanti confronti diretti contro il canadese per Novak Djokovic, che nei cinque precedenti tra i due aveva concesso un solo set in totale al nativo di Podgorica: il ventottenne di Belgrado diventa inoltre il tennista ad essersi aggiudicato più edizioni di questo torneo, superando Roger Federer (fermo a quota 4). Non finiscono qui le soddisfazioni per il numero 1 del pianeta che, con questo sessantaduesimo titolo in carriera, eguaglia il record di 27 vittorie nel circuito Masters 1000, detenuto da Rafael Nadal: per il cannibale serbo ennesimo primato raggiunto in questi giorni, quello della miglior percentuale di vittorie (708, a fronte di 147 sconfitte) nell’era Open (82,80%), scavalcando Bjorn Born in vetta a questa speciale classifica. Milos Raonic, qui semifinalista lo scorso anno, è stato protagonista di una grande settimana, al rientro dopo l’infortunio all’adduttore rimediato agli scorsi Australian Open: sfiora il suo secondo titolo stagionale, dopo quello di Brisbane, e si candida a essere una delle principali alternative ai “Fab Four” nei prossimi mesi. Domani guadagnerà due posizioni e si attesterà alla dodicesima piazza delle classifiche, ancora però lontano dal suo best ranking di numero 4.