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Il 2019 è stato un anno meraviglioso a livello Atp, con numerose conferme e sorprendenti colpi di scena. I giovani talenti rappresentano il futuro di questo sport e stanno gradualmente dimostrando di poter quantomeno essere all’altezza dei loro predecessori, per dar vita a scontri epici che possano rimanere nella storia. Di seguito le migliori giovani promesse in vista del 2020.
Jannik Sinner
L’azzurro classe ’02 ha sorpreso tutti in un 2019 strepitoso, contraddistinto da tre titoli Challenger (Bergamo, Lexington e Ortisei), il trofeo delle Next Gen Atp Finals ed un secondo turno Masters 1000 (Internazionali d’Italia). Il gioco di Sinner ha come fulcro una velocità di palla incredibile, unità ad una pesantezza dei colpi non da poco: dritto o rovescio non fa differenza, colpi rapidissimi e letali per ogni avversario. Il servizio raggiunge già vette altissime e sono già parecchi gli aces all’attivo. Se vi è qualcosa da migliorare, è di certo l’affluenza dei colpi slices ed interlocutori, che possono far respirare il giovanissimo italiano, per poi spingere con la consueta determinazione che lo caratterizza. Dal 2020 dell’attuale numero 78 Atp ci si aspetta parecchia gioia, in attesa che il suo talento vistosamente straordinario possa esplodere in via definitiva.
Alex De Minaur
L’australiano numero 18 del mondo non ha vissuto un 2019 esaltante, viziato da alcuni problemi fisici che non hanno permesso che dimostrasse ciò di cui è capace. I punti forti del classe ‘99 sono un servizio solido e delle tattiche offensive concrete e consolidate, che gli conferiscono parecchi punti rapidi in uscita dalla battuta. De Minaur ha dimostrato in più occasioni di poter contendere la vittoria ai migliori del mondo: gennaio 2020 potrebbe essere il suo momento, con i tornei casalinghi che rappresentato una grande chance di farsi notare ulteriormente.
Miomir Kecmanovic
L’atleta serbo è cresciuto nel segno della continuità: il suo gioco aggressivo e deciso lo ha proiettato, di diritto, fra i migliori 59 giocatori del circuito maschile. Le superfici veloci esaltano il tennista del 1999 e il 2020 potrebbe essere l’anno della definitiva consacrazione di un talento grezzo, che palesa evidenti margini di miglioramento, sia dal punto di vista difensivo che propositivo: la tradizione della sua nazione racconta di grandi tennisti.
Juan Pablo Varillas
Il peruviano è stata di certo la più grande sorpresa sudamericana dell’ultima parte di stagione. I tre titoli Challenger conquistati, tutti sulla terra rossa, confermano quanto appena detto e fanno presagire un altro craque sudamericano. L’insidiosissimo talento classe ’95 è attualmente numero 142 del mondo e come caratteristiche somiglia molto da vicino all’argentino Diego Schwartzman, con la speranza di un 2020 sulle sue orme.
Casper Ruud
Il talento norvegese del 1998 è un unicum fra i giovani della sua età, in quanto presenta caratteristiche quasi prettamente difensive. I colpi di Ruud hanno il loro fulcro in traiettorie insidiose, servizi in kick e recuperi straordinari: la superficie preferita del numero 54 mondiale è di certo la terra rossa, sulla quale può esprimere il massimo della sua essenza sportiva.
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Felix Auger-Aliassime – Denis Shapovalov
Gli del sorprendente team canadese stanno sorprendendo tutto il mondo tennistico, fra maschile e femminile. Le caratteristiche principali del primo citato, Auger-Aliassime, sono un servizio straordinario e un dritto bomba, che gli hanno permesso di conquistare la ventunesima posizione Atp. Il suo 2019 è stato limitato seriamente dagli infortuni di cui ha sofferto: il 2020 potrà essere l’anno della sua definitiva rivalsa, con obiettivi incantevoli. Il secondo preso in esame, Shapovalov, non è esattamente una sorpresa a livello Atp, ed è cresciuto parecchio sotto la guida di Mikhail Youzhny, soprattutto dal punto di vista tattico. Il classe ’99 non ha però ancora mostrato ciò di cui è realmente capace, preferendo spesso la ricerca dell’estetica piuttosto che dell’efficacia in sé del colpo. Il nuovo decennio può rappresentare una svolta della sua carriera, in continuità con quanto di buono fatto vedere a Parigi.
Corentin Moutet
L’estro del transalpino si distingue fra i tanti pari età, ma la continuità dei risultati fa presumere che non sia esattamente un giocatore versatile su più superfici. La terra rossa è il locus amoenus del classe ‘99, lì riesce a far fuoriuscire il suo talento prezioso, ma fragile allo stesso tempo. Nel 2020 cercherà proprio ciò che è mancato sin qui nella sua carriera, ovvero costanza di rendimento: le qualità ci sono tutte e la posizione numero 83 in classifica generale adesso gli sta stretta.
Jaume Munar
Lo spagnolo classe ’97 è uno degli atleti di nuova generazione della fortunata accademia iberica, e ha mostrato sin da subito di poter dire la sua nel circuito senior. Il tennis del numero 86 mondiale si basa sull’agonismo e ama scambi prolissi e dall’alta intensità specifica, mentre il colpo decisivo è di certo il dritto. Il 2020 potrà sorridere all’iberico, la determinazione è di certo dalla sua parte.
Lorenzo Sonego
L’azzurro è un classe ’95, fra i più grande di quelli citati, ma la meravigliosa tenacia di cui è portatore sano fa pensare che possa finalmente essere arrivato il suo momento. La top 100 e il titolo di Antalya lo proiettano di diritto fra le personalità maggiormente di spicco del movimento italiano, e la sua grinta in campo potrà aiutarlo a superare sempre i propri limiti. Il 2020 è tutto di Sonego, adesso sta a lui dimostrare di che pasta è fatto, è però già certa la capacità di potersela giocare con chiunque gli stia davanti, senza paura.
Alejandro Davidovich Fokina
Il tennista del 1999 è uno spagnolo atipico, non ama scambiare da fondo ma cerca spesso e volentieri un colpo rapido e definitivo che possa porre fine allo scambio nel minor tempo possibile. La superficie in cui rende meglio il numero 87 Atp sino ad adesso è comunque la terra, sulla quale è capace di creare traiettorie complicatissime ed angolate, ma la sua aggressività in uscita dal servizio fa ben sperare anche su superfici veloci. Il 2020 potrebbe essere l’anno dell’exploit definitivo di Davidovich Fokina, oltre ogni suo problema caratteriale.
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