È un pomeriggio di fine giugno del 2004 quando Guillermo Coria, finalista uscente del Roland Garros e numero 3 del mondo in carica, viene battuto in quattro set da un certo Florian Mayer al secondo round del torneo di Wimbledon: Florian è un giovanotto tedesco di vent’anni, alla sua prima apparizione nel prestigioso Slam sull’erba, già noto alla cronaca che conta per avere eliminato all’esordio del Roland Garros, circa un mese prima, niente di meno che il cileno Fernando “Mano de Piedra” Gonzalez.
In quell’edizione dell’evento londinese si spinse poi fino ai quarti di finale, venendo eliminato solamente dal più quotato francese Sebastien Grosjean: non male come risultato per un tennista esordiente sull’erba più nota del pianeta, che in seguito a quell’exploit raggiunse il 38esimo gradino delle classifiche mondiali, dopo avere concluso l’anno precedente alla posizione numero 250. “Flo” (così lo chiamano gli amici) è nato a Bayreuth, in Baviera, il 5 ottobre del 1983: dal 2001 diffonde il nome della sua città di appartenenza sui campi da tennis, così come Richard Wagner, quasi due secoli prima, lo faceva nei teatri più celebri del continente. Oltre al luogo di nascita, i due personaggi sono accomunati dal grande virtuosismo che accompagna il loro lavoro: il protagonista del nostro racconto è infatti tutt’altro che forza e potenza, come la scuola tedesca insegna nella maggior parte dei casi, ma eleganza e tecnica sopraffina. Giocatore atipico insomma, capace di modificare repentinamente l’impugnatura per passare all’improvviso da un tentativo di accelerazione di rovescio in salto a un back talmente corto che spesso si trasforma in un drop-shot; vero e proprio capolavoro balistico il lob, puntualmente calibrato alla perfezione e in grado di mettere in difficoltà anche i più forti del pianeta (a tal proposito, sentire Rafael Nadal e Andy Murray).
L’imprevedibilità fa parte di Florian, ne sa qualcosa pure il giovane connazionale Alexander Zverev, dagli addetti ai lavori considerato come uno dei possibili dominatori del circuito tra qualche anno: domenica scorsa infatti, nell’atto conclusivo dell’ATP 500 di Halle, il diciannovenne di Amburgo si è dovuto arrendere alle magie del più esperto avversario, abile a manovrare gli scambi a suo piacimento, a variare magistralmente il gioco e a far correre incessantemente lo sfidante, incapace di trovare efficaci contromisure al tennis vecchio stampo del trentaduenne di Bayreuth. Quello sull’erba di Halle è stato il secondo titolo conquistato da Florian Mayer in carriera, una carriera costellata da problemi fisici che hanno spesso e volentieri frenato la sua vera esplosione. Un best ranking da numero 18, raggiunto nel giugno del 2011 e probabilmente un po’ bugiardo per le sue straordinarie doti, e due quarti di finale Slam, raggiunti in entrambi i casi a Wimbledon: il primo quello già citato del 2004, al debutto; il secondo otto anni più tardi quando, dopo avere eliminato Richard Gasquet agli ottavi, si arrese solo al detentore del titolo Novak Djokovic. Due, come detto, anche i titoli conquistati nel circuito maggiore: il primo arrivò sul rosso di Bucarest, nel 2011, dopo quattro finali perse, di cui due solo a Sopot, in Polonia, nel 2005 e nel 2006.
Un fisico di cristallo, dunque, quello del teutonico: nel 2008 un intervento alle dita lo costrinse a rimanere lontano dai campi per un anno intero; a Key Biscayne, nel 2014, gli venne diagnosticata una grave infiammazione all’inguine, che lo tenne ai box per altri dodici mesi. Di conseguenza, una posizione nel ranking che risentiva naturalmente dei suoi continui stop, non permettendogli di affrontare da testa di serie i tornei più importanti. Dopo il ritiro nel corso del quarto set, al secondo turno degli scorsi US Open, opposto allo slovacco Martin Klizan, è ritornato nel circuito a metà aprile, eliminato al primo turno di qualificazioni di Bucarest dall’uzbeko Farrukh Dustov. Dopo una modesta stagione sulla terra rossa europea, in cui ha raggiunto gli ottavi di finale a Monaco di Baviera e i quarti al Challenger di casa di Heilbronn, si è reso protagonista di eccellenti prestazioni sulla superficie a lui più congeniale, l’erba: a Stoccarda, partito dalle qualificazioni, è stato infatti sconfitto da Roger Federer ai quarti di finale; ad Halle ha vinto il torneo, a seguito di una splendida settimana in cui, tra gli altri, approfittando del forfait di Kei Nishikori al secondo turno, ha superato in due set l’azzurro Andreas Seppi e l’austriaco Dominic Thiem. Oltre alla gioia della vittoria, un balzo di ben 112 piazze in classifica, che l’hanno spinto fino all’attuale ottantesima posizione del ranking: incrociamo le dita, sperando che tutto questo sia di buon auspicio per i prossimi mesi e per lo stile di Florian, qualcosa di raro nel panorama attuale del tennis mondiale.