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Altra settimana, altri sviluppi sull’asse Tennis-Coronavirus. Tra importanti proposte e dichiarazioni che hanno fatto discutere non poco l’opinione pubblica, sono andati in archivio altri 7 giorni senza tennis giocato. Il match si è sempre più spostato dal rettangolo di gioco alle scrivanie degli organi direttivi, sempre più focalizzati a programmare la ripresa delle regolari attività professionistiche in giro per il mondo. Ad ora, nonostante il pessimismo di molti addetti ai lavori, la data del 13 luglio è confermata, anche se quest’oggi il quotidiano spagnolo Marca dà per assodato un ulteriore slittamento al 3 agosto: la speranza sarebbe quella di tornare in campo per il torneo di Cincinnati.
Le dichiarazioni choc di Safin e Djokovic – Non sono passate di certo inosservate alcune dichiarazioni di inizio settimana. Prima l’ex campione russo Marat Safin ha avallato alcune tesi cospirazioniste circa l’emergenza che sta imperversando a livello mondiale: “E’ tutto preparato per impiantare microchip nelle persone. Nel 2015, Bill Gates ha dichiarato che ci sarebbe stata una pandemia. Non credo che sia un indovino”. Poi, il numero 1 del mondo Novak Djokovic, si è detto contrario ad un ipotetico vaccino che consentirebbe agli atleti di raggiungere le varie manifestazioni del circuito in sicurezza: “Personalmente sono contrario alla vaccinazione e non vorrei essere costretto da qualcuno a vaccinarmi per essere idoneo a viaggiare. In teoria, se la stagione riprendesse a luglio, agosto o settembre capisco che un vaccino diventerà un requisito necessario dopo la fine della quarantena, ma ricordiamoci che ad oggi non esiste”. La situazione, come confermano anche i protagonisti, è quantomai intricata.
Il “decalogo” della Fit – Sì, si chiama decalogo ma le voci sono nove. Eppure a stupire non è di certo questo. Nel corso dell’evento in video conferenza dedicato ai maestri, la Fit ha presentato il programma di regole da rispettare per la ripartenza in sicurezza del tennis giocato. Tra le accortezze che più hanno suscitato scalpore, si va dall’obbligo di usare il guanto per la mano debole (ma chi gioca il rovescio bimane può usare il gel disinfettante), passando al rispetto della distanza interpersonale di un metro anche nel doppio (?), per concludere con il dovere di cambiare l’over-grip al termine di ogni incontro. Condizioni sicuramente non semplici da rispettare e che potrebbero ben presto trovare inevitabili problemi di natura logistica. Ai posteri l’ardua sentenza.
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Unione Atp-Wta, un matrimonio che s’ha da fare – La richiesta di Federer, al netto delle voci fuori dal coro, sembra mettere d’accordo un po’ tutti. Tramite il proprio account Twitter ufficiale, il campione di Basilea ha proposto di unire Atp-Wta in un unico organo per fronteggiare la crisi che sta attanagliando il mondo del tennis: “Solo per curiosità… Sono l’unico a pensare che sia arrivato il momento per il tennis maschile e quello femminile di unirsi e diventare una cosa sola?”
Un’idea che ha colto i favori di molti suoi colleghi ed ex colleghi, a cominciare da Nadal, Schwartzman e Becker e passando per Halep, Muguruza, Kvitova e Billie-Jean King. Anche i CEO delle due associations, Andrea Gaudenzi e Steve Simon, si sono detti favorevoli a questa eventualità. Stizziti, invece, Serena Williams e Nick Kyrgios, soprattutto per le modalità di comunicazione usate dallo svizzero: la prima ha bacchettato Federer invitandolo a tenere in confidenza questo tipo di tematiche, salvo poi ritrattare cancellando il tweet dalla propria bacheca. Il secondo, che fuori dal coro ci è praticamente nato, ha ribattuto alla domanda del campione di Basilea con un emblematico “sì”, poi giustificato da un successivo: “Qualcuno ha chiesto alla maggioranza dell’Atp cosa ne pensa della fusione con la Wta e in che modo possa essere positivo per noi?”. La discussione è in fase embrionale, ma la sensazione è che il matrimonio si farà.
Dalla Francia: Roland Garros slitta di una settimana. E gli Australian Open… – Rimane turbolenta la situazione legata allo Slam parigino, torneo che ha fatto da apripista alle considerazioni su possibili riprogrammazioni nella seconda metà dell’anno. Secondo quanto afferma Le Parisien, la direzione del torneo comunicherà a breve l’ufficialità – su espressa richiesta dell’Atp – uno slittamento di una settimana. Salvo ulteriore rinvii, Parigi si appresta ad accogliere il più grande evento sulla terra rossa al mondo dal 27 settembre all’1 ottobre. Più pessimistica la visione di Craig Tiley, direttore degli Australian Open: “Ci sarebbe uno scenario ben peggiore rispetto agli altri, quello che vedrebbe gli Australian Open riprendere solo nel 2022. Dobbiamo prepararci a tutto”, le sue parole al The Age. La convivenza tra il virus ed il tennis al momento è una chimera.
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