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Tennis, Camila Giorgi dice no alla FIT: i precedenti nell’era Binaghi

Camila Giorgi - Australian Open 2015 - Foto Ray Giubilo

L’annuncio di Camila Giorgi, apparso sul suo sito ufficiale, di interrompere i rapporti con la FIT non disputando il prossimo match di Fed Cup contro la Spagna e prendendo parte alle qualificazioni del torneo WTA di Stoccarda, ha scosso non poco il mondo del tennis italiano: le parole della maceratese hanno già messo in conto l’eventualità di una sanzione, dal momento in cui il contratto tra la Federazione e la tennista marchigiana (aiuti logistici presso il centro di Tirrenia) obbliga quest’ultima a rispondere alle convocazioni.

Il riferimento a Simone Bolelli, contenuto nella nota, non è per niente casuale e ci riporta inevitabilmente al settembre del 2008, quando il tennista di Budrio comunicò alla Federazione Italiana Tennis che avrebbe preferito non essere convocato per il match di spareggio contro la Lettonia sul rosso di Montecatini: l’Italia vinse poi grazie al successo di Potito Starace nel singolare decisivo e, subito dopo, Angelo Binaghi, presidente FIT, dichiarò che il bolognese non avrebbe più giocato in Coppa Davis sotto la sua direzione. Provvedimento poi revocato meno di un anno dopo, il 28 luglio del 2009, con l’azzurro che si disse felice di poter tornare a disposizione del capitano Corrado Barazzutti.

Problemi simili si erano verificati tra Andreas Seppi e i vertici della FIT nel febbraio del 2010, quando l’altoatesino aveva reso nota, tramite una lettera in seguito a un contatto telefonico, la sua volontà di non prendere parte al team di Coppa Davis, nonostante il suo grande attaccamento alla maglia, in quanto ritenesse molto importante per la sua carriera quella stagione. Binaghi sottolineò ancora una volta che rispondere alle convocazioni fosse un obbligo sancito dalle norme del Coni che sono recepite dallo Statuto della FIT, invitando il tennista di Bolzano a ripensarci, poiché “la maglia azzurra rappresenta un valore assoluto che prescinde anche dagli interessi individuali di chi viene chiamato a vestirla”.

Nello sport gli assenti hanno sempre torto”: queste le parole di dispiacere del presidente quando, in vista della finale di Fed Cup giocata a Cagliari nel 2013 e poi vinta contro la Russia, Francesca Schiavone, presente invece nel match di semifinale a Palermo contro la Repubblica Ceca, rinunciò alla convocazione e venne sostituita da Karin Knapp.

Il massimo esponente cagliaritano si era espresso diversi mesi fa anche a proposito del ritiro dalle competizioni di Flavia Pennetta, in seguito allo splendido successo agli US Open: “Non sapevamo insieme al Presidente del Coni della decisione della Pennetta di abbandonare il tennis”, ritenendo necessaria la brindisina in chiave Rio, in quanto “una delle frecce più importanti nell’arco del Coni per raggiungere un buon risultato nel medagliere olimpico”.

La situazione della maceratese è più complicata del previsto anche in chiave olimpica. Il regolamento della Federazione Internazionale prevede che ogni partecipante sia un buoni rapporti con la Federazione nazionale (si ricordi ad esempio il caso di Marion Bartoli, in rotta con la Federazione francese e per questo obbligata a saltare l’Olimpiade di Londra) e se avvenisse la prevista rottura tra Federtennis e Giorgi, la maceratese rischierebbe di saltare Rio (a favore di Francesca Schiavone, che rispetta tutti i criteri di partecipazione).

Questo l’annuncio di Camila Giorgi

http://www.sportface.it/tennis/camila-giorgi-rompe-con-la-fit-niente-fed-cup-giochera-il-wta-di-stoccarda/16437

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