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Matteo Berrettini ha commentato ai microfoni dell’ANSA il piano di aiuti del collega serbo Djokovic per i tennisti in difficoltà: “Con Nole ci siamo scritti, non è una cosa obbligatoria: io preferisco aiutare situazioni più complesse, come un ospedale, una famiglia in difficoltà, piuttosto che un tennista“. “Ci sono tanti giocatori che hanno bisogno di aiuto e vanno in rosso. Il progetto è una cosa molto positiva per il tennis e dimostra che i giocatori tengono anche ai colleghi delle retrovie” ha aggiunto il n.8 Atp all’ANSA. Berrettini ha parlato anche della stagione del tennis internazionale, interrotta sul nascere e ancora incerta. “Stagione 2020 finita? Spero di no, ma ho grossi dubbi. Io sono per giocare, ma la cosa fondamentale ora è fermare il virus e poi ripartire con il tennis normale“.
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“Non credo valga la pena fare ripartire i tornei, ma è la scienza che ce lo deve dire. Spero si trovi una soluzione. Penso a quante nazioni partecipano a un torneo solo, concentrarle tutte in sicurezza è complicato” ha spiegato il tennista italiano, che ha fatto un confronto con il campionato italiano di calcio: “Il campionato italiano si gioca solo in Italia, con giocatori che vivono in Italia e non dovrebbero andare all’estero. Il tennis invece è un circuito internazionale. Se il calcio si chiude solo in Italia, con l’Italia che sta migliorando e sta bene, con tutte le precauzioni che si possono prendere, spero non ci siano problemi“.
“Attorno al calcio è indubbio che ci sono tanti interessi economici ed è anche il nostro sport nazionale” ha spiegato Berrettini in merito ad una possibile ripartenza del campionato, “ci sono tanti sport meno contagiosi del calcio e mi dispiace per il loro stop. Il calcio è il nostro sport nazionale, per certi versi è normale che ci sia tutta questa discussione attorno. E’ la nostra mentalità“. “Nel tennis si potrebbe creare un circuito nazionale in cui solo i residenti nazionali giocano, questo può valere per tutti gli altri sport. Vediamo cosa succederà” ha concluso il tennista italiano.
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