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Sarà l’edizione numero 105 anche in ambito femminile per gli Australian Open, che si terranno sul cemento di Melbourne dal 16 al 29 gennaio. Tanti i punti interrogativi, soprattutto sulla reale condizione mentale e fisica delle primissime della classe.
E’ proprio da loro che partiamo: non a caso, le prime due giocatrici del ranking sono le stesse che lo scorso anno si affrontarono in finale sulla Rod Laver Arena, Angelique Kerber e Serena Williams. Un inizio di stagione da dimenticare per entrambe: la tedesca ha infatti collezionato una vittoria e due sconfitte nei due tornei di preparazione di Brisbane e Sydney, faticando più del dovuto anche nell’unico successo ottenuto contro la beniamina di casa Ashleigh Barty; stessa cosa si può dire della ventidue volte campionessa Slam statunitense, che ad Auckland si è arresa al secondo turno in tre parziali alla connazionale Madison Brengle, dopo avere avuto ragione di Pauline Parmentier all’esordio. Nonostante tutto, sono loro le principali candidate alla vittoria finale: peraltro, con ben sette titoli in due a Melbourne (sei per Serena, uno per “Angie”, detentrice del trofeo), sono le uniche due tenniste presenti nel main draw ad avere vinto almeno una volta in carriera il primo Major dell’anno.
Dopo le due regine del circuito? Il nome più concreto, analizzando la seconda parte del 2016 e l’avvio del 2017, è solo uno, quello di Karolina Pliskova: la ceca, decisiva per il proprio team nella conquista dell’ultima Fed Cup, è attualmente al numero 5 del ranking, ma sembrerebbe avere trovato i colpi, la dimensione e l’equilibrio necessario per impensierire le più forti. Lo testimoniano i risultati raggiunti nella tournèe estiva americana: vittoria sul veloce di Cincinnati, poi prima finale Slam in carriera agli Us Open dove, avanti addirittura di un break nel set decisivo nell’atto conclusivo, si è arresa solo a una straordinaria Angelique Kerber. Non solo, la boema ha inaugurato la nuova stagione alzando al cielo il suo settimo trofeo in assoluto a Brisbane, lasciando per strada un solo parziale (alla nostra Roberta Vinci) nell’arco di cinque incontri. Con lei, o forse subito dopo, Agnieszka Radwanska e Simona Halep: rispettivamente alla terza e alla quarta piazza delle classifiche mondiali, sono dotate di un tennis sicuramente meno esplosivo, ma l’elevata qualità dei loro colpi, il loro senso di posizione e le armi difensive potrebbero giocare brutti scherzi alle rivali. In totale hanno conquistato 34 titoli (20 per “Aga”, 14 per la rumena), ma a livello Slam non vantano eccellenti risultati: solo una finale per ambedue infatti (Wimbledon 2012 per la polacca, Roland Garros 2014 per la Halep).
Capitolo outsider: anche se non si può propriamente parlare di outsider, Garbine Muguruza e Dominika Cibulkova rappresentano le principali alternative alle prime della classe. La spagnola classe ’93, con soli tre titoli all’attivo in carriera ma, lo ricordiamo, campionessa uscente del Roland Garros, ha dimostrato di poter competere a certi livelli solo in alcuni tratti della propria carriera, manifestando spesso problemi di costanza e di natura caratteriale. La slovacca, reduce da un 2016 mostruoso, ha raggiunto la finale qui in Australia tre anni fa, battuta dalla cinese Na Li, ma in questi primi giorni del 2017 sembra essere lontana dalla condizione che l’ha portata ad essere numero 5 del mondo lo scorso ottobre. Vere e proprie sorprese potrebbero rivelarsi invece Caroline Wozniacki, Johanna Konta ed Elina Svitolina: a parte la danese, ex numero 1 del mondo e due volte finalista in un Major a Flushing Meadows, la britannica e l’ucraina, se favorite dal sorteggio del main draw, potrebbero per la prima volta nella loro carriera far registrare risultati degni di nota in un torneo del Grande Slam.
Cinque, infine, le italiane presenti ai nastri di partenza: parliamo di Roberta Vinci, Sara Errani, Camila Giorgi, Francesca Schiavone e Karin Knapp. La trentatreenne tennista tarantina, attuale numero 18 del mondo, è la più grande speranza azzurra in quel di Melbourne: dopo i quarti di Brisbane, eliminata in rimonta dalla Pliskova, una brutta performance al secondo round di Sydney contro la Strycova (QUI L’ARTICOLO); la pugliese, se in forma, è in grado di esprimere un grande tennis, come testimoniato dalla finale raggiunta agli Us Open nel 2015. Sul veloce potrebbe fare grandi cose anche la Giorgi: se supportata dalla concentrazione, la potenza del suo servizio e in generale dei suoi colpi potrebbero recare fastidio anche alle più grandi.