Fabio Fognini saluta in anticipo l’Atp di Rio de Janeiro battuto da Ramos-Vinolas. Una racchetta scagliata con rabbia, che addirittura va ad incastrarsi e a bucare i teloni pubblicitari: è forse questa l’immagine più forte ed emblematica del Fognini visto stasera in campo a Rio de Janeiro. Un attimo, una reazione istintiva che fotografa al meglio l’intero match, che diventa l’istantanea perfetta per descrivere la brutta prestazione dell’azzurro. Un Fabio “al meglio delle sue serate peggiori”, che saluta il Claro Rio Open dopo esser stato battuto da Albert Ramos-Vinolas 6-2 6-3 in appena un’ora e venti minuti di partita.
Eppure le premesse iniziali sembravano tutt’altro che negative. Il ventinovenne ligure arrivava a quest’incontro forte delle nove vittorie ottenute nei dieci scontri diretti giocati con lo spagnolo. Di queste nove vittorie, poi, ben 5 (sui 5 incontri disputativi) erano arrivate sulla terra. Un Fognini che scendeva in campo anche ricaricato dalla buona vittoria (e prestazione) ottenuta nel match di primo turno contro Tommy Robredo, al termine del quale si era detto “soddisfatto per aver battuto un avversario forte come lui, capace di vincere tante partite su questa superficie” nonché concentrato e positivamente motivato: “non so se sono al mio miglior livello, ma ciò che conta è che stanno arrivando i risultati. Mi sento bene in campo, sto giocando bene e sono tranquillo”, aveva dichiarato appena ieri.
La partenza dell’azzurro sembrava rispecchiare queste “nuove” consapevolezze. Subito break in apertura e gran punto per portarsi sul 15-0 nel secondo game dell’incontro. Dopodiché – dopo i due doppi falli consecutivi che hanno di fatto regalato il contro-break all’iberico – è iniziata a venir meno l’ispirazione e la lucidità, e Fognini si è via via spento dal punto di vista del gioco, oltre che innervosito.
Salvo qualche sporadico bel punto (un paio di dritti lungolinea degni di nota), non è riuscito a produrre buon gioco e a capovolgere nuovamente, anche minimamente, l’inerzia della partita in suo favore. Il 6-2 col quale ha ceduto il primo set è segnato in particolare dai tre break subiti; più che insufficienti i suoi numeri al servizio: appena un 44% scarso di punti ottenuti con la prima, 7 su 16, 2 su 5 con la seconda (40% di realizzazione).
L’inizio del secondo parziale faceva pensare a un cambio di rotta, all’inizio di una rimonta da parte del “Fogna”. Infatti, il servizio strappato subito in apertura (al termine di un game lottato di 14 punti), stavolta era stato accompagnato da un buon turno di battuta – tenuto a zero, cosa avvenuta solo due volte nella partita – che aveva fissato il punteggio sul 2 a 0 in favore del ligure, attuale numero 45 della classifica Atp. Tuttavia, ancora una volta, è stato il servizio “italiano” a vacillare nuovamente per primo: nel quarto game, l’ennesimo doppio fallo (alla fine dell’incontro saranno 5), ha permesso a Ramos di ottenere il contro-break e di riequilibrare la situazione, riportando la frazione sul 2 pari.
Infine, nell’ottavo gioco, il numero 7 del tabellone è riuscito a dare la spallata definitiva (anche grazie a un lungo scambio che ha chiuso egregiamente, con una smorzata) e a conquistare il break decisivo che gli ha permesso di andare a servire per la partita. È proprio a questo punto che Fognini, frustrato e furioso per il game appena ceduto all’avversario, ha scagliato la racchetta verso il telone pubblicitario alle sue spalle, riuscendo addirittura a bucarlo e a incastrarcela. Penalty point sacrosanto. Mettiamola così: l’azzurro quest’oggi non ha “lasciato il segno” grazie a un gioco e a una performance brillanti, ma senz’ombra di dubbio, in modo esageratamente diverso, ha lasciato una “traccia” particolare e distinguibile nel centrale del Rio Open.
Centrale che tanto gli era stato caro, gli anni scorsi. Sia nel 2014 (quando era arrivato ai quarti di finale), ma soprattutto nel 2015, quando era approdato all’atto conclusivo del torneo battendo in semifinale Nadal (1-6 6-2 7-5 il risultato di quell’incredibile partita). Quest’anno ha, invece, regalato a Ramos, con la vittoria di stasera, il primo quarto di finale in carriera sulla terra rossa carioca, dove aveva disputato al massimo ottavi; per lui si tratta anche del 27° quarto di finale a livello Atp (ma il suo bilancio è estremamente negativo: 19 sconfitte e soltanto 7 vittorie nei 26 giocati finora): domani proverà a migliorare questo dato nel match contro l’argentino Nicolas Kicker.
Per Fognini resta la positiva consapevolezza di esser sulla buona strada per arrivare ad ottenere i risultati che tutti si aspettano e sperano da e per lui: “Diamo tempo al tempo. La classifica rispecchia il duro lavoro e ora so come devo lavorare per raggiungere i miei obiettivi”. Anche grazie alla nuova collaborazione, alla “cura” iniziata quest’anno con Franco Davin, che in un’intervista recente l’ha paragonato a Gaudio: “per certi versi lo paragono a Gaudio. Lui aveva il vizio di parlare ma in campo lottava tantissimo. Dava l’impressione di non aver voglia, ma per fargli un punto dovevi ammazzarlo. Fabio, invece, no: a volte dà questa sensazione e non ha voglia sul serio”.
Sperando che la cura funzioni del tutto e arrivino risultati concreti il prima possibile.