Per lo scozzese si tratta dell’ottavo titolo quest’anno (terzo “1000” dopo Roma e Shanghai), il quarantatreesimo in carriera ed il primo da numero uno del mondo. I precedenti tra i due parlano chiaro: su sette incontri Murray non ha mai perso contro Isner, cedendo solamente tre set in tutto. Impietoso poi l’ultimo confronto, appena una settimana fa nei quarti a Vienna l’americano ha raccolto le briciole, racimolando appena quattro giochi in tutto. Sembrerebbe quindi sulla carta un match facile per i ventinovenne di Dunblane, ma di fatto non sarà affatto così.
Nel cammino verso la finale di oggi qualche difficoltà per Isner, che tra gli ottavi e i quarti ha perso per strada sue set, rispettivamente con Jan-Lennard Struff e il connazionale Jack Sock. Per Andy Murray solamente il match iniziale è stato complicato, grazie a un mai banale Fernando Verdasco, unico capace di portare il “neo-number one” del ranking al terzo set nel torneo parigino.
Oggi nel primo parziale si è seguito l’ordine dei servizi fino al sesto gioco, quando Murray strappa la battuta al gigante di Greensboro e si invola sul 4-2. Nel game seguente però è l’americano a spingere in risposta, procurandosi due chance di break che però il numero uno del mondo è bravo ad annullare, riuscendo tra l’altro nell’impresa di “lobbare” un gigante di 2,08 mt. Si procede seguendo l’ordine di battuta e Murray chiude per 6-3 un primo set dove forse Isner può rammaricarsi di aver sprecato delle occasioni preziose, ma gran merito allo scozzese che nei punti importanti ha fatto valere la sua maggiore attitudine vincente a questi livelli.
Nel secondo set è Isner il primo a rendersi pericoloso. L’americano regge lo scambio da fondo ed è aggressivo procurandosi tre palle break consecutive, ma Murray le annulla una dopo l’altra. Neanche la quarta occasione è quella buona, il britannico resta aggrappato al match e Isner ormai sembra palesemente innervosito. L’americano però non molla, alterna errori a soluzioni vincenti, mostrando comunque di voler lottare sempre punto su punto (cosa che non aveva fatto a Vienna) e di non voler lasciare il pallino del gioco in mano allo scozzese. Si arriva dunque al tie-break finale e l’equilibrio in campo permane finché Murray compie doppio fallo e manda Isner 4-2 avanti. Il numero 27 del mondo ha tre set point e chiude 7-6(4) il secondo parziale.
Si arriva al terzo e decisivo set e il livello da ambo le parti non accenna a calare. Isner deve fronteggiare palle break nel secondo e nel quarto gioco, ma oggi il trentunenne sembra in giorno di grazia e continua a limitare al minimo gli errori per le sue caratteristiche (oltre 50 i vincenti per lui). Nel decimo game Murray si procura un match point grazie a un passante di rovescio che l’americano non controlla presso la rete e nel punto successivo si ripete la stessa scena. In due ore e diciotto minuti Andy Murray chiude 6-3 6-7 6-4 una partita molto combattuta, contro un ottimo John Isner, probabilmente il migliore di questo 2016. Per l’americano si tratta comunque delle dodicesima finale atp persa in carriera, la terza a livello di Masters 1000 dopo Indian Wells 2012 e Cincinnati 2013.
Risultato
(2)A.Murray b. J.Isner 6-3 6-7 6-4