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Andy Murray è ufficialmente il nuovo numero 1 del mondo. Lo scozzese ha approfittato del ritiro di Milos Raonic a poche ore dalla semifinale del Masters 1000 di Parigi Bercy. Dopo la vittoria del britannico a Vienna e la concomitante sconfitta di Djokovic ben prima della finale parigina, a Murray era sufficiente raggiungere l’ultimo atto a Bercy per conquistare, per la prima volta, la vetta del circuito Atp. Un britannico sul trono del mondo tennistico non si vedeva dai tempi di Fred Perry, 80 anni fa. Domani Murray affronterà John Isner (già battuto nettamente la scorsa settimana a Vienna) per conquistare l’ottavo titolo di una stagione memorabile.
Il giocatore di Dunblane mette fine al secondo regno di Novak Djokovic dopo 122 settimane di dominio incontrastato (la quarta striscia più lunga di sempre). Dopo un 2015 trionfale, con tre slam vinti e un solco nel ranking che sembrava incolmabile soltanto dodici mesi fa, nella seconda parte del 2016 nei meccanismi del fuoriclasse serbo si è inceppato qualcosa, anche per alcuni acciacchi fisici. Paradossalmente la vittoria del primo Roland Garros in carriera ha dato il via a un’escalation negativa: dall’incredibile sconfitta al terzo turno di Wimbledon contro Sam Querrey alla prestazione deludente di ieri con Marin Cilic. Parallelamente Andy Murray ha inanellato una serie di risultati impressionati, meritandosi, a 29 anni, lo scettro di nuovo re Atp.