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Un anno iniziato da numero 36 del mondo e che dopo due mesi la vede già alla posizione numero 17. Nel 2020 Elena Rybakina ha giocato 25 partite, perdendone 4. Vince e convince, sempre di più. Dall’inizio del 2019 lavora con Stefano Vukov, coach tanto giovane quanto ambizioso, che in poco tempo ha saputo tirar fuori tutto il meglio dalla giovane giocatrice kazaka. Lo abbiamo intervistato per mettere a fuoco obiettivi presenti e futuri e scoprire i retroscena del rapporto allenatore-giocatrice.
Chi è Stefano Vukov e come nasce questa smisurata passione per il tennis?
“Sono nato a Fiume, in Croazia, il 27 marzo del 1987. Pochi mesi dopo mi sono trasferito in Italia, a Milano, dove i miei genitori vivevano e lavoravano già. Ho iniziato a giocare a tennis all’età di 8 anni; inizialmente praticavo altri sport, il mio preferito erano le arti marziali, ed il tennis altro non era che un passatempo dopo la scuola. Ad un tratto me ne sono innamorato e non l’ho più lasciato. A 13 anni mi sono trasferito negli Stati Uniti, in Florida per la precisione, dove ho trascorso l’adolescenza frequentando le scuole americane. Col tempo ho capito che sarei voluto diventare un professionista e sono volato a Barcellona, dove sono rimasto per quattro anni. Ho disputato diversi tornei del circuito Futures ma a quel punto ho scelto la strada dell’università. Sono tornato a Milano e mi sono laureato in economia e commercio senza mai perdere di vista il tennis, la mia più grande passione”.
Quando hai conosciuto Elena e perché è nata questa collaborazione?
“Ho conosciuto Elena a settembre del 2018. In quel periodo seguivo l’ucraina Anhelina Kalinina, sua grande amica. Rybakina era sola, senza coach. Da quel momento siamo rimasti in contatto e a fine stagione, quando è terminata la mia collaborazione con Kalinina, abbiamo provato per un mese e da li è nato tutto. In seguito ho chiesto ad Adriano Albanesi, amico e stimato coach WTA di venirla a vedere giocare mentre eravamo insieme in Australia con le nostre rispettive giocatici di allora (Albanesi allenava Lesia Tsurenko ndr.)”.
‘Lena’ in campo è un carrarmato ma a livello caratteriale appare molto timida ed introversa. Tu che la vivi “da dentro” puoi confermarci che è sempre così o ci sono lati nascosti della sua personalità?
“Tutto vero. A livello caratteriale Elena è molto timida. Viene da una famiglia umile, che le ha trasmesso valori particolarmente forti. Dietro questo lato, tuttavia, si nasconde una grande voglia di imparare e continuare a lavorare per vincere. Odia perdere, in tutte le situazioni”.
Avete svolto gran parte della preparazione invernale a Roma. Come vi siete trovati?
“Ci siamo trovati molto bene, anche grazie all’accoglienza di uno staff veramente preparato. Elena ha sempre avuto un bagaglio fisico importante, avendo lavorato per anni con una campionessa olimpica a Mosca; a Roma abbiamo curato dettagli che le hanno permesso di migliorarsi sotto tutti i punti di vista, aggiungendo pezzi importanti su cui si basa il tennis moderno. Per questo devo ringraziare Adriano Albanesi, il preparatore e nutrizionista Fabio Buzzanca e il professor Savino Traficante per l’area riabilitativa. Hanno svolto un lavoro incredibile”.
Il 2020 di Elena è iniziato in modo magnifico: secondo te come e quando è arrivato il salto di qualità?
“Hai ragione, il 2020 non poteva iniziare meglio di così. Non ce lo aspettavamo davvero. Penso che il salto di qualità sia arrivato durante l’estate del 2019, quando ha iniziato ad assorbire il lavoro svolto da inizio stagione. Da luglio ha ingranato quella marcia decisiva che le ha permesso poi di spingere sull’acceleratore a gennaio 2020”.
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Siete entrambi molto giovani, vuoi dirci quali sono i lati positivi e negativi di questo aspetto?
“Anzitutto ci tengo a precisare che l’esperienza si acquisisce solamente con il tempo e allo stesso modo penso che ci siano tantissimi giocatori e coach giovani che stanno facendo veramente bene adesso. Un calendario di 35 tornei l’anno ti mette nelle condizioni di viaggiare per tutto il mondo, con pochissime settimane di vacanza o comunque poco tempo da dedicare alla propria famiglia. Ecco perché l’essere giovani ti permette di focalizzarti soprattutto sul tennis. Per il resto ci sarà tempo”.
Raccontaci l’aneddoto più simpatico vissuto tra te ed Elena durante un torneo.
“Aneddoto più simpatico? Uno senza dubbio. Elena ha un punto debole, la cioccolata. Prima dei quarti di finale del torneo di San Pietroburgo le ho promesso che se avesse raggiunto la finale le avrei comprato 2 kg di Kinder Bueno: finale raggiunta”!
Come ultima cosa ti chiedo su cosa state lavorando e i vostri obiettivi, a medio e lungo termine.
“Nonostante oggi sia tra le prime 20 giocatrici del mondo ha ancora tanto da imparare, non ci dimentichiamo che un anno fa era fuori dalle 200. Tutto è accaduto così velocemente. Momentaneamente ci stiamo concentrando molto sul gioco a rete e sulla tattica, caratteristiche importanti del tennis moderno. Vogliamo mantenere questa classifica e cercare di entrare in top 10 entro la fine dell’anno, raggiungendo magari qualche risultato più importanti nei Major. Sono fortemente convinto che Elena abbia tutte le carte in regola per diventare una campionessa Slam e stiamo lavorando per questo”.
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