Dopo aver visto Aryna Sabalenka e Madison Keys conquistare l’accesso all’atto conclusivo del torneo femminile, la Rod Laver Arena si appresta a vivere la sua terzultima giornata di incontri. Quello con le semifinali maschili è da sempre uno degli appuntamenti più attesi nell’arco delle due settimane. D’altronde la presenza di top players è quasi certamente assicurato, le aspettative sono alte e a differenza di quanto accade nella giornata della finale gli appassionati possono godersi due incontri di alto livello invece che uno.
VERSO IL MATCH…
Gli occhi sono ovviamente tutti su Jannik Sinner, che a Melbourne va a caccia della seconda finale consecutiva in Australia e la terza negli ultimi dodici mesi. Possiamo dire che la vigilia di un match così importante per il talento di Sesto Pusteria è diventata in questo arco di tempo una piacevole routine da affrontare. La sensazione è proprio questa, vedendolo anche sorridere e scherzare con il suo team mentre prepara il match contro Ben Shelton allenandosi con un altro mancino, il tennista di casa Alex Bolt, su uno dei campi al coperto del National Tennis Center.
I malanni di salute che hanno caratterizzato il suo match di ottavi di finale contro Holger Rune sono ormai alle spalle e può testimoniarlo il malcapitato Alex De Minaur, spazzato via nella sessione serale di mercoledì quando in palio c’era un posto tra i primi quattro del torneo. Jannik si affaccia a questo match con la consapevolezza di essere il chiaro favorito del match e più in generale del torneo e il miglior giocatore attualmente al mondo. E se in tanti potrebbero anche accusare tutto questo a livello mentale, il classe ’01 di Sesto Pusterio ormai l’ha fatto capire e anche dimostrato con i fatti come la pressione sia affatto un qualcosa con cui fatica a rapportarsi.
IL LIVELLO DI SINNER
Analizzare il cammino dell’allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill non è semplice. O meglio, diventa spesso quasi irrilevante. Il suo livello è talmente alto e così distante dalla quasi totalità dei suoi avversari che di fatto appare sempre in gestione nei primi turni. Può magari capitare di fare fatica a trovare le misure in risposta contro Jarry, o di cedere un set contro Schoolkate, ma senza avere mai l’impressione che possa succedere qualcosa di impronosticabile. Poi aumenta la qualità dall’altra parte della rete e si alza anche il suo livello.
Motivo per cui anche Ben Shelton in questo scontro non può che essere definito l’underdog per antonomasia. Il che potrebbe anche stonare, considerato che parliamo di un giovane comunque in ascesa, che giocherà già la sua seconda semifinale Slam in meno di due anni sul circuito e che da tutti viene dipinto come un potenziale top players in grado di poter creare l’upset in qualsiasi circostanza. A questa incontro ci arriva dopo un cammino non così tortuoso, visto che anche lui non è mai stato costretto al quinto set, ma allo stesso tempo senza essersi trovato di fronte alcun top-10. Il giocatore di classifica più alta fin qui affrontato è stato Lorenzo Musetti (n°15), senza dubbio anche colui che più gli ha creato problemi insieme anche a Lorenzo Sonego nei quarti. In generale ha perso un set in ogni turno tranne che all’esordio contro Nakashima.
I PRECEDENTI: COPERTA CORTA PER SHELTON
La chiave della partita è nei colpi di inizio gioco. Shelton ha nel suo servizio l’arma più importante, ma Jannik è un fenomeno in risposta e nei precedenti scontri diretti è riuscito spesso e volentieri a disinnescarla. Tranne il primo matchup andato in scena a Shanghai nell’ottobre del 2023 e vinto per 2-6 6-3 7-6(5) contro un Sinner reduce dal trionfo a Pechino, poi lo statunitense non è mai riuscito ad aggiudicarsi un set nelle quattro partite successive. 7-6(2) 7-5 a Vienna, 7-6(4) 6-1 a Indian Wells, 6-2 6-4 7-6(9) a Wimbledon e 6-4 7-6(1) di nuovo a Shanghai un anno dopo. Punteggi che ci dicono come Shelton debba innanzitutto iniziare a invertire la tendenza a perdere quei tie-breaks quando ci arriva, ma la coperta appare in ogni caso abbastanza corta per il ’02 di Atlanta.