Il caso Clostebol-Sinner continua a tenere banco e, nell’attesa di nuovi sviluppi, le opinioni di esperti e sportivi si sovrappongono tra pareri favorevoli e contrari.
Come noto Jannik Sinner risultò positivo ai test antidoping durante gli Indian Wells di aprile, poi ritenuto innocente da parte della Itia, ovvero l’Agenzia internazionale per l’integrità del tennis.
Il tennista altoatesino, nonché numero uno al mondo, entrò accidentalmente in contatto con la pomata: il suo fisioterapista utilizzò infatti il prodotto per curare un taglio sul proprio dito e trasferì poi la sostanza sul corpo dell’atleta procedendo con un trattamento di routine.
Noto per essere stato utilizzato dagli atleti della ex DDR tra gli anni 60 e 80, il Clostebol è di fatto una sostanza formata da steroidi anabolizzanti, da qui la questione si è dipanata in un ginepraio che oggi, a 8 mesi di distanza, tiene ancora occupate pagine di giornali e interviste sui media più disparati. Il nocciolo della questione risiede nel fatto che il bugiardino del farmaco indica chiaramente il Clostebol come sostanza possibilmente dopante, ma a monte, come attenuante, si staglia l’inconsapevolezza di un Sinner che di certo medico non è e che, soprattutto, non era nemmeno a conoscenza di esser entrato a contatto con il prodotto.
Al parere dell’Itia è seguito perentoriamente il ricorso della Wada, Agenzia Mondiale Antidoping con sede a Montreal: Sinner però deve fare i conti anche con i suoi colleghi sportivi.
Caso Clostebol, Pellegrini: “L’atleta è il responsabile”
Jannik Sinner si aspetterà sicuramente un lunga battaglia nelle aule dei tribunali sportivi, ciò che forse non aveva preventivato sono le posizioni di alcuni suoi colleghi. In attesa di risposte sul ricorso della Wada, che probabilmente non arriverà prima di aprile 2025, Federica Pellegrini si espressa sul caso Clostebol-Sinner.
“Sono convinta che Jannik non abbia assunto volontariamente delle sostanze dopanti – ha dichiarato la campionessa del nuoto a La Stampa, per poi proseguire – ma il punto è un altro, ovvero che fino ad ora ci hanno sempre detto che l’atleta è il responsabile a prescindere da qualsiasi circostanza.”
Parole che non appaiono molto solidali da parte della pluripremiata nuotatrice, la quale con ogni probabilità è rimasta scottata dalla vicenda che coinvolse il suo amico Turrini: il nuotatore infatti assunse del collirio che gli costò ben due anni di squalifica. Per la Pellegrini quindi c’è poca chiarezza nelle linee guida, forse poco nitide e che lasciano troppo spazio alla libera interpretazione: “se la visione cambia ci vogliono regole precise. Il ricorso da parte della WADA ci darà indicazioni più chiare sulla strada che si vorrà prendere“. Intanto Sinner si prepara ad affrontare gli Open in Australia e gli ATP500 di Rotterdam con la testa non propriamente sgombra.