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Jannik Sinner - Foto Mike Frey-Imagn Images/Sipa USA
Nel mondo tennis, nelle ultime ore, non si è parlato d’altro se non della decisione di Jannik Sinner di patteggiare una squalifica di tre mesi con la Wada per il caso relativo alla contaminazione da Clostebol. Ad aprile era attesa la discussione al Tas del ricorso dell’agenzia antidoping mondiale, presentato nonostante fosse stata accertata l’innocenza di Jannik. Come è noto, infatti, la positività è derivata da una contaminazione esterna. Un concetto ribadito anche nel comunicato diffuso dalla Wada per annunciare il patteggiamento, consistente in un “periodo di ineleggibilità” del numero uno al mondo per i prossimi tre mesi. La squalifica terminerà a inizio maggio, in tempo per gli Internazionali di Roma.
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Sinner, arriva il sostegno di Gasquet e Ruud
Una notizia che ha creato molta discussione e dibattito, per una scelta volta a chiudere una volta per tutte questo capitolo. Infatti, considerando che la sentenza del Tas non sarebbe stata immediata, Sinner avrebbe dovuto giocare con questa spada di Damocle ancora per tanto tempo, dopo aver già passato un anno in queste situazioni. Un anno in cui, nonostante ciò, l’azzurro ha dominato in lungo e in largo, portandosi in vetta al ranking. Tante anche le voci critiche nei confronti di Jannik, anche da colleghi tennisti, il solito rumore di fondo che ha caratterizzato gli ultimi dodici mesi.
Ma, a fare da contraltare, sono arrivate anche le dichiarazioni di Richard Gasquet e Casper Ruud a sostegno dell’azzurro. I due, come riporta Le Parisien, hanno parlato da Guadalajara. “Conosco molto bene Jannik. Sono dalla sua parte, è un bravo ragazzo. Dopo tutto questo sarà ancora il miglior giocatore al mondo”, ha spiegato Ruud. Gasquet, invece, ha aggiunto: “È un bravo ragazzo, ha una grande personalità ed è gentile in campo. Tornerà presto, questa è la cosa più importante”.
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Sabalenka e Pegula: “Sistema imperfetto, c’è molta sfiducia”
A sottolineare l’ambiguità del caso che ha coinvolto Sinner sono anche Aryna Sabalenka e Jessica Pegula, che non hanno nascosto le loro perplessità sul sistema antidoping. “Sto iniziando a prestare più attenzione. Ad esempio, prima non avevo paura di lasciare il mio bicchiere d’acqua per andare in bagno al ristorante. Ma ora non bevo più dallo stesso bicchiere – ha spiegato la bielorussa –. È tutto nella tua testa, ti dici che se qualcuno ti mette la crema e risulti positivo non ti crederanno. C’è molta sfiducia nel sistema”.
A farle da eco è la statunitense: “Che tu sia pulito o meno, il processo è imperfetto. Sembra che prendano in considerazione solo i fattori che vogliono per stabilire le proprie regole. Non si può essere corretti nei confronti dei giocatori quando c’è così poca coerenza. Le autorità antidoping hanno il potere di rovinare la carriera a qualcuno, nessuno si fida delle procedure. È terribile per lo sport”.