Forse era destino che Jannik Sinner e Francisco Cerùndolo si ritrovassero da avversari al Masters 1000 di Miami. Il loro percorso fino ai quarti di finale, infatti, è stato troppo bizzarro per non farsi due domande in merito. Il finalista della scorsa edizione, prima della superba prova di nervi contro l’australiano Kyrgios, ha dovuto annullare complessivamente otto match point. Ben tre all’esordio contro il finlandese Ruusuvuori e cinque nel round successivo allo spagnolo Carreno Busta.
L’argentino, a differenza di Sinner, si presentava qui in Florida addirittura senza aver mai partecipato al main draw di un torneo 1000. Gli eventi favorevoli che lo hanno accompagnato questa settimana sono stati molti. Dalla botta di calore che nel set decisivo ha colpito l’olandese Griekspoor all’esordio passando per il ritiro del gigante americano Opelka al secondo round. L’ultimo proprio ieri sera, quando ha approfittato di un Tiafoe gravemente dolorante alla schiena dalla metà del secondo set in poi.
Ma senza tennis la fortuna non può bastare, come dimostra la ripassata che ha dato al francese Monfils nel terzo turno. Ad accompagnarlo costantemente, inoltre, la solita ‘garra’ che da sempre marchia i giocatori provenienti dal suo Paese. “Sto correndo davvero come un cane in questi giorni”, ha affermato esausto al termine della sua vittoria in tre set contro il giovane statunitense agli ottavi. Lui e suo fratello minore Juan Manuel fanno parte della nuova generazione albiceleste. Quest’ultima sta cercando prepotentemente di farsi largo nel tennis che conta nonostante tanti problemi logistici e (qualche volta) economici. Il rischio più grande in cui può imbattersi Sinner è la condizione psicofisica del suo avversario. Il ventitreenne di Buenos Aires è l’argentino più giovane a raggiungere i quarti di finale a Miami da un certo Del Potro nel 2009 e sta giocando letteralmente su una nuvola.
Dal prossimo lunedì è già sicuro d’issarsi a ridosso della top settanta (virtualmente è numero 72 del mondo). Analizzando lucidamente la sfida, però, è impossibile trovare in Cerùndolo qualche caratteristica che tennisticamente possa impensierire Jannik. Tanto più che l’azzurro sembra aver ritrovato la luce tecnica (quella mentale c’è sempre stata) dopo aver visto le fiamme dell’inferno nelle sue prime due uscite. Contro Kyrgios abbiamo avuto l’ennesima conferma di cosa stia cercando di fare Sinner con coach Simone Vagnozzi: essere più incisivo con il rovescio lungolinea e con il servizio e riuscire a verticalizzare più spesso il gioco. Questa sera affronterà una partita in cui c’è tanto da perdere ma anche moltissimo da guadagnare. Tornare tra i migliori quattro in Florida ad un anno di distanza, infatti, sarebbe l’ennesima dimostrazione che, tra tutte le inevitabili difficoltà ed i numerosi dettagli da limare, la strada intrapresa è quella corretta.