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Sinner in copertina su L’Equipe: “Non cambierò per estranei che mi criticano”

Jannik Sinner Halle
Jannik Sinner - Foto IPA

Jannik Sinner è il protagonista della nuova copertina de L’Equipe. Il celebre quotidiano francese ha pubblicato un’intervista al numero 1 al mondo, a pochi giorni dal suo esordio a Wimbledon. L’azzurro ha toccato diversi punti, affrontando il tema del vertiginoso aumento di popolarità. “L’anno scorso, dopo la Coppa Davis, sono andato a San Siro per una partita del Milan. I tifosi della Curva Sud sapevano che stavo arrivando e hanno scritto il mio nome in tribuna – racconta Sinner – Era una sensazione pazzesca, ancora di più come tifoso del Milan. Tuttavia, spero che la gente non mi veda solo attraverso i miei successi sportivi, ma anche attraverso ciò che trasmetto come persona”. 

Jannik però rimarca che in Italia “all’inizio non era semplice. Ero un po’ diverso dagli altri, sia in campo che fuori. Da dove vengo io, la gente va a letto presto mentre la maggior parte degli italiani rimane sveglia fino a tardi. Quando sono partito per il sud Italia per allenarmi, ho imparato lo “stile italiano” – racconta il campione azzurro – Se alla gente piace il mio modo di essere, bene. Altrimenti, va bene lo stesso. Ovviamente è diverso se nel mio ambiente mi dicono che questo o quello non va bene. Ma non cambierò per estranei che mi criticano”.

Interessante anche la risposta al rapporto con i social, utilizzati molto meno e in maniera diversa rispetto ad altri atleti di questo calibro. “Non sono la vita reale! Domani posso postare una mia foto con un grande sorriso, ma nel momento stesso in cui la pubblico sto male. Solo che questo non lo vedranno. Tutto quello che penseranno è che sono sempre felice, il che è ovviamente sbagliato – spiega Sinner – Dobbiamo fidarci di quello che ci mostrano sui social media? Quindi, francamente, preferisco vivere senza. Non ho bisogno di leggere ciò che le persone scrivono su di me, non ci penso e amo la mia vita senza le reti, come la vivo attualmente”. 

Sinner racconta di come abbia trovato l’equilibrio in campo e di come sia “fondamentale apparire calmi in campo. Giochiamo tanto durante l’anno e non dobbiamo sprecare energie. Quando giochi 50 o 60 partite in stagione e il più piccolo dettaglio ti dà fastidio, sarà difficile restare concentrato al 100% per il giorno dopo. Quando ho iniziato a conoscere me stesso, come funziona la mia testa, mi sono sentito meglio in campo. Ci sono dei momenti di rabbia ma non puoi dimenticare una cosa: dall’altra parte del campo c’è un avversario che ti guarda. Se gli dai informazioni, può aiutarlo ad alzare il suo livello. Faccia da poker, imperterrito anche quando le cose non vanno bene. Questo non esclude il fatto di poter gridare dopo un lungo scambio, coinvolgere il pubblico“. E ancora, Jannik sottolinea che “da giovane ero molto nervoso, poi ho lavorato sull’aspetto mentale. Bisogna imparare a mandare un messaggio all’avversario: devi essere più forte di me. E questo va oltre il dritto e il rovescio”.

Curiosa e interessante anche la risposta sul ‘suono’ della palla. Quando provo le racchette, mi concentro sul suono della palla quando la colpisco. Non vedo neppure dove atterra, se ho una buona connessione col suono so che è la racchetta giusta”. 

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