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Un ultimo, piccolo ma allo stesso enorme, tassello. Questo è manca a Jannik Sinner per la conquista del primo titolo Masters 1000. Non ci è riuscito nelle due precedenti occasioni in quel di Miami, oggi ci riprova sempre sul cemento nordamericano, ma un po’ più a nord, nell’Ontario canadese e più precisamente sul Center Court di Toronto. L’avversario, decisamente impronosticabile a inizio torneo, sarà Alex De Minaur, attuale n°18 del ranking mondiale (ma già certo di ottenere il suo best ranking al n°12 di domani anche in caso di eventuale sconfitta).
Sono passati circa due anni e mezzo da quella prima finale giocata da Jannik a Miami, e l’opinione che va per la maggiore sia tra gli addetti ai lavori che tra gli appassionati è che perdere quel match contro Hubert Hurkacz abbia un po’ frenato sotto certi aspetti l’ascesa verso l’Olimpo da parte del giovane fenomeno nativo di San Candido. Sia ben chiaro, da allora i progressi effettuati dall’azzurro sono sotto gli occhi di tutti e i risultati, le prestazioni e il ranking lo dimostrano ampiamente: Jannik in questo 2023 finora è stato a tutti gli effetti uno dei primi 4 giocatori al mondo, come testimoniato dalla Race verso Torino. E’ un giocatore anche un po’ diverso rispetto ad allora, certamente evoluto, con una costanza di risultati da fare invidia a più o meno chiunque, ma con questa dannata spada di Damocle di avere nella sua bacheca l’ATP 500 di Washington (e con un campo partecipanti non eccelso causa concomitanza con le Olimpiadi di Tokyo) come titolo più importante vinto nella sua carriera.
Nel tennis e più in generale nello sport e nella vita avere tanta pressione sulle spalle non è semplice per nessuno, seppur a livelli diversi. Non lo è per l’amatore da circolo quando punta una piccola vittoria, e non lo è anche per i Novak Djokovic o Serena Williams di questo mondo quando a Flushing Meadows si trovano ad un passo dalla conquista del Grande Slam dopo una stagione dominante. E’ indubbio che tutto questo nel corso del tempo un po’ sia entrato nella testa di Jannik e spesso le difficoltà che riscontra nel chiudere gli incontri (ma non solo) ne sono una prova. Anche poche ore fa contro Tommy Paul il break subito al momento di servire per il match con la prima di servizio che non entra mai avrà rievocato tanti fantasmi nella mente dell’altoatesino e dei tanti che stavano assistendo davanti alla tv.
E sostanzialmente questo è l’aspetto che più fa paura verso la finale odierna contro un De Minaur che prima di questo torneo addirittura non era mai riuscito ad andare oltre gli ottavi di finale in un 1000. Una statistica anche piuttosto curiosa, considerando che stiamo pur sempre parlando di un giocatore che staziona in un’ottima posizione di classifica da ormai qualche anno. Sinner ha più talento, una migliore classifica, più esperienza ad alti livelli: è semplicemente più forte del suo avversario sotto qualsiasi aspetto. Si è aggiudicato ogni precedente incontro giocato tra i due e l’australiano non sembra avere armi da opporre da un punto di vista tecnico/tattico. Da un lato tutti elementi che dovrebbero portare Sinner a scendere in campo in fiducia e sicuro di avere il destino sulle corde della propria racchetta. L’altra faccia della medaglia è ben visibile: la pressione è sulle sue spalle, mentre l’altro avrà la mente libera e proverà – da netto sfavorito – a concludere con la ciliegina la splendida torta realizzata questa settimana.
E’ il match più importante della carriera di Jannik? E’ un’occasione irrepitibile? Opinabile, uno del talento di Sinner ha già giocato numerosi incontri di cartello e a 22 anni appena compiuti continuerà di occasioni ne avrà certamente ancora tante nel corso della sua carriera. Ma è indubbio di come si tratti di un incontro sotto certi aspetti fondamentale per il suo definitivo ingresso nell’elité mondiale. Vincere significherebbe togliersi una volta per tutte questa ‘scimmia’ dalle spalla. Vorrebbe dire anche diventare il secondo italiano a vincere un 1000 dopo Fabio Fognini, ritoccare il best ranking al n°6 del mondo (secondo italiano di sempre nell’Era Open insieme a Matteo Berrettini dietro il n°4 di Panatta) portandosi a pochi punti dalla quinta piazza. Perdere la terza finale 1000 su tre, la seconda da favorito, invece, sarebbe un altro duro colpo da incassare a livello mentale.
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