Tennis

Simone Vagnozzi: “Sinner ha una forza mentale incredibile”

Simone Vagnozzi
Simone Vagnozzi - Foto Ray Giubilo

“La vittoria in Australia è stata una bomba esplosiva. Si trattava del primo Slam, per di più recuperando due set di svantaggio. A New York abbiamo vissuto un senso di liberazione a causa di tutto ciò che era accaduto”. Lo ha detto Simone Vagnozzi, tecnico di Jannik Sinner, in un’intervista al Corriere dello Sport a pochi giorni dal trionfo dell’altoatesino agli US Open dopo settimane difficili per il caso della positività al Clostebol: “In quei mesi complicati abbiamo cercato di fare la nostra parte, parlando il meno possibile con Jannikdella vicenda doping se non per il minimo indispensabile. L’obiettivo era concentrarci sul lavoro. Noi abbiamo fatto il nostro, ma il grande merito è stato di Jannik perché alla fine ad andare in campo è lui”.

E ripercorrendo l’avventura a Flushing Meadows: “Jannik ha spesso cominciato gli Slam molto forte, con grandi vittorie. Partire piano e andare in crescendo, in alcune situazioni, può essere un vantaggio. Il primo set negativo contro McDonald é anche figlio di tutto ciò che era avvenuto nei giorni precedenti, quando è uscita la notizia della positività, nonché delle fatiche fisiche e mentalid i Cincinnati. Jannik è migliorato nella gestione delle partite, nella capacità di controllarle. Tatticamente è cresciuto molto: gioca maggiormente sull’avversario, sui punti deboli altrui, e meno su se stesso”, ha aggiunto.

E sulla maturità che ha raggiunto il suo allievo: “Vincere gli Australian Open lo ha reso più tranquillo. Da Melbourne in poi si può dire che Jannik conosca meglio se stesso. Sa come ci si sente in determinate partite e riesce a controllare i momenti. La capacità di gestione del match arriva da una crescita sia tattica che emotiva. Abbiamo analizzato match dopo match, partita dopo partita. Riccardo Ceccarelli, mental coach di Jannik, usa sempre l’esempio dello scalatore. Bisogna concentrarsi sempre su dove mettere la mano e poi di nuovo il piede, perché se guardi la cima rischi di cadere. Sapevamo che Alcaraz e Djokovic erano stati eliminati, ma eravamo anche consapevoli delle tante insidie che potevano essere rappresentate da Medvedev, Paul o Fritz”.

Tornando al caso del Clostebol: “La forza mentale di Jannik è semplicemente incredibile – ha sottolineato Vagnozzi – Non avere alcuna colpa ed esserne cosciente è stato l’aspetto più importante per superare quel lungo e complicato periodo. È stata una montagna russa di emozioni, ma il modo in cui l’ha affrontata a 23 anni è stato eccezionale. Non ha subìto troppo i – devo dire pochi, saranno stati tre o quattro – attacchi da parte dei colleghi. Non si possono controllare le persone, bisogna andare dritti per la propria strada. Tutti sanno che ragazzo sia Jannik e, comunque, bastava leggere le carte per comprendere l’accaduto”.

E sul segreto di una stagione come quella di Sinner: “Non credo esista una pozione magica. I risultati arrivano da anni di lavoro grazie a tanti diversi aspetti. Da quando alleno Jannik abbiamo sempre cercato di renderlo il miglior giocatore possibile. Imprevedibilità, tattica, tecnica, fisico, atteggiamento, programmazione. Va sottolineato ad esempio che Jannik non ha mai giocato (milionarie; ndr) esibizioni. La continuità è, per un allenatore, la cosa più bella che ci sia”.

La crescita di Sinner, che ha ulteriori margini di miglioramento, passa attraverso il servizio: “Sicuramente può migliorare nel servizio, che può essere ancora più vario. La prima inoltre fa molto male quando entra, ma bisogna migliorare le percentuali; lo slice di rovescio che ho visto a New York mi è piaciuto molto, ma può utilizzarlo ancora di più e in maniera più efficace. E poi la discesa a rete, lo smash, qualche variazione in più da fondocampo come i cambi di altezza o colpi più stretti. C’è ancora tanto da fare. Penso sia questo il nostro segreto. Non sono solito farmi dei complimenti, ma se c’è un merito che mi riconosco è di non aver avuto paura di cambiare il tennis di Sinner. Ho subito pensato di inserire nuovi colpi, diverse armi tattiche. È necessario però che il giocatore accetti di farlo, che sia convinto. Jannik ha creduto nelle mie idee. Tanti arrivano a un buon livello prima dei 20 anni ma poi si fermano lì, senza migliorare. I Fab4 ci hanno insegnato che bisogna evolversi sempre per continuare a vincere”.

Due Slam per Sinner, due per Alcaraz, sembra essere nata una nuova era: “In questo momento è normale pensarla così, ma ci sono tanti giocatori molto pericolosi: Zverev non ha ancora vinto un Major, ma se dovesse sbloccarsi potrebbe metterne qualcuno in fila. Medvedev sul cemento è molto forte. Sarà interessante capire chi riuscirà a evolversi maggiormente, a salire di livello. Il tennis cambia di continuo: Rune un anno e mezzo fa sembrava poter entrare in lizza per vincere gli Slam, oggi è lontano ma chissà che non possa tornare in alto”.

Dopo il caso del Clostebol, entreranno inevitabilmente dei nuovi collaboratori al posto dei già sostituiti Ferrara e Naldi: “Sì, entreranno un nuovo preparatore fisico e un fisioterapista. Avremo bisogno di un periodo per conoscerci, ma è normale che sia così. Vorrei sottolineare il grande apporto di Andrea Cipolla a New York, è stato fondamentale”. Infine, sui programmi futuri: “La settimana prossima Jannik tornerà ad allenarsi, quindi voleremo in Cina per l’ATP 500 di Pechino e il Masters 1000 di Shanghai. E se l’Itlaia si qualificherà,  Malaga è certamente nei nostri piani”.

SportFace