Niente ‘big stage’ o tour di addio, Simona Halep lascia il tennis professionistico in una fredda serata sotto zero in quel di Cluj-Napoca, nella sua Romania, dopo aver raccolto appena due games al cospetto di Lucia Bronzetti. Lo fa però davanti al suo pubblico, in un’intervista post-match che lascia stupiti sul momento, ma un po’ meno prendendo in considerazione quelli che sono stati gli ultimi anni di carriera della campionessa romena.
IL SALUTO AL PUBBLICO DI CASA
“Provo sia tristezza che gioia: entrambe le emozioni mi attraversano in questo momento”, ha detto Halep. “Ma sto prendendo questa decisione con il cuore in piacee. Il mio corpo non può più sostenere lo sforzo necessario per tornare dove ero una volta e so cosa ciò richiede. Ecco perché sono venuto qui a Cluj: per giocare davanti a voi e per salutarvi”. Un annuncio che arriva a caldo, in un certo senso inaspettato, ma di certo non senza avvisaglie. Nelle ultime settimane Halep era stata costretta a saltare la trasferta australiana e più in generale quando era tornata sul circuito il fisico dopo la squalifica per doping, il suo fisico non è mai stato in grado di supportarla in questo suo tentativo di ritorno.
In particolare un ginocchio che non guarisce, con problemi alla cartilagine difficilmente risolvibili a 33 anni. E alla fine, tutto sommato, le sue soddisfazioni Simona se l’è già tolte: “Ho raggiunto il numero 1 del mondo, ho vinto titoli del Grande Slam, tutto ciò che ho sempre sognato”, ha detto Halep in campo. “La vita continua dopo il tennis e spero che ci vedremo il più spesso possibile. Ma per essere competitivi serve molto di più e in questo momento non mi è più possibile”.
“A dire il vero prima della partita ero ancora un po’ in dubbio. Ma quando ho visto quello che è successo in campo, ho sentito con tutto il cuore che questa era la decisione che dovevo prendere… perché se non ti alleni al 100% ogni giorno, non puoi tenere il passo. E non sono il tipo che si limita a presentarsi in campo”.
DAI SUCCESSI JUNIOR AL N°1 DEL RANKING WTA
Una carriera farcita di successi, che qualcuno potrebbe anche considare da simil-predestinata. D’altronde, stiamo pur parlando di una ragazza in grado già di distinguersi a livello junior, con tanto di ranking da n°1 al mondo e vittoria al Roland Garros in un derby di finale contro Elena Bogdan. E anche il passaggio al livello pro, a differenza di quanto accade spesso e volentieri, non è stato così traumatico, anzi. Halep raccoglie il primo successo contro una top-100 a 17 anni, poi entra tra le prime 100 della classifica prima di compiere il suo 19° compleanno.
Una crescita graduale, costante a livello di miglioramenti tecnici e risultati nel corso degli anni. Certo, perde le prime tre finali sul circuito maggiore, due volte in Marocco e una a Bruxelles, ma si rifà ampiamente vincendo le sette successive. Alla fine saranno ben 24 i titoli conquistati durante la carriera su 42 finali giocate. Tra il 2014 e il 2015 arrivano i primi titoli a livello 1000 a Doha, Dubai e Indian Wells e la prima finale Slam, persa Parigi contro Sharapova. Ma per la svolta bisogna attendere il 2016 e il connubio con un tale Darren Cahill che negli ultimi anni anche l’appassionato medio italiano di questo sport ha iniziato a conoscere.
ARRIVA CAHILL, ARRIVANO I SUCCESSI SLAM
Anche nei major finisce per perdere le sue prime tre finali, ancora a Parigi nel 2017 contro Ostapenko e poi il gennaio successivo a Melbourne per mano di Wozniacki. Nel frattempo, però, diventa numero uno al mondo, un traguardo che riuscirà a mantenere in totale per 64 settimane nel corso della sua carrieera. Il primo trionfo Slam però è vicino e difatti arriva sull’amata terra di Parigi che tante gioie e dolori le ha riservato sin dai tempi degli junior. Ancora da favorita, questa volta non perde nel maggio del 2018 contro Sloane Stephens.
Nulla a che vedere, in ogni caso, con quello che resta il capolavoro disegnato da Simona Halep per il suo secondo titolo dello Slam. Iconico, se vogliamo. Un 6-2 6-2 a Serena Williams sul Centre Court dell’All England Club. Prestazione di livello assoluto, contro la più forte giocatrice di tutti i tempi, una che su quel campo ci aveva vinto già 7 titoli in singolare, 6 in doppio con tanto di doppietta olimpica nel 2012.
LA SQUALIFICA E LA DIFFICILE FASE CONCLUSIVA
Alla soglia dei 30 anni iniziano ad arrivare i primi infortuni, con conseguenti difficoltà. Esce dalla top-10, poi ci rientra, mentre nel frattempo inizia a lavorare con Ptrick Mouratoglou. È il preambolo della vicenda che di fatto chiuderà la sua attività a certi livelli. Nell’ottobre 2022 arriva l’annuncio della positività al doping con tanto di sospensione. Quasi un anno dopo c’è la squalifica di 4 anni che dà il via a tutta la serie di ricorsi e controricorsi terminata con la mezza vittoria nell’appello al CAS, che le riduce la squalifica nel marzo del 2024 e le permette di tornare in campo. Un rientro breve, con qualche apparizione sporadica in mezzo a tanti forfait di natura fisica. Ma quantomeeno con la possibilità di salutare il suo pubblico un’ultima volta.