Novak Djokovic non ha potuto mettere piede negli Stati Uniti per via delle vecchie grane relative al mancato vaccino contro il Covid-19. Rafael Nadal è fermo ai box dallo scorso gennaio a causa dello strappo muscolare rimediato al secondo turno degli Australian Open nel match perso in tre set contro l’americano Mackenzie McDonald. Roger Federer si è ufficialmente ritirato lo scorso settembre a Londra in occasione della Laver Cup. Eppure nel mondo del tennis le masse si sono nuovamente schierate in nome di una rivalità. Nelle case, sulle tribune e tra gli addetti ai lavori è tornata a manifestarsi quell’attesa spasmodica nei confronti di una partita.
Il merito è di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, di nuovo avversari nella semifinale di un Masters 1000 dopo il successo in due set dell’allievo di Ferrero ad Indian Wells dodici giorni fa. Dal deserto californiano ci si è spostati sotto il sole della Florida. Lo ‘Stadium’ di Miami è pronto ad essere il teatro del settimo confronto diretto tra i due nuovi cannibali del circuito mondiale. Il bilancio (contando anche il primo precedente andato in scena quattro anni fa a livello Challenger) è favorevole al diciannovenne spagnolo per 4-2. Grandi amici fuori dal campo, maniaci del lavoro, ragazzi di rara educazione e signorilità, c’è sempre stata quella mutua consapevolezza di rappresentare l’uno un qualcosa di fondamentale per la carriera dell’altro.
Insieme, nonostante la carta d’identità, hanno già dato vita a duelli memorabili. Lo ‘spannung’ tennistico della loro dicotomia si è palesato agli scorsi US Open. Quel quarto di finale vinto al set decisivo da Alcaraz dopo più di cinque ore di epica battaglia si è guadagnato di diritto un posto tra le partite più belle degli ultimi tempi. A Miami, complice anche la recente vittoria in California, a partire favorito sarà lo spagnolo, che (al momento) possiede qualcosa in più rispetto a Sinner sotto il profilo tecnico e fisico. Impressionante il ritorno di ‘Carlitos’ sul circuito dopo aver saltato gli Australian Open per via dell’infortunio all’addome patito a novembre in quel di Parigi-Bercy.
Due tornei vinti (Buenos Aires e Indian Wells), una finale (Rio de Janeiro), il ritorno al numero uno del mondo e tutte le intenzioni di arrivare in fondo pure in Florida, dove nella scorsa edizione ha trionfato sconfiggendo nell’ultimo atto il norvegese Casper Ruud. Anche Sinner ha grande tradizione a Miami. Qui è arrivato in finale (la sua prima e unica in un Masters 1000) nel 2021, quando si arrese in due set di fronte al bombardiere polacco Hubert Hurkacz. Se c’è qualcuno in grado di porre un freno all’avanzata del teenager iberico quello è l’altoatesino, guidato sapientemente dal duo formato da Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Jannik lo ha dimostrato ampiamente nella stagione appena trascorsa.
Con i successi a Wimbledon e Umago, Sinner era stato capace di ribaltare il trend negativo annullando quasi totalmente le categorie di differenza tra lui e l’avversario boriosamente evidenziate dai vari esperti di turno. Alcaraz ha sempre sofferto la maggiore pesantezza di palla dell’azzurro. Quest’ultimo, mai come in quest’occasione, dovrà attingere da tutto l’arsenale tecnico ormai a disposizione. Palle corte, slice di rovescio e gioco a rete, questi gli elementi fondamentali per scardinare la strenua difesa avversaria. Imprescindibile anche una consistente seconda palla di servizio per evitare di farsi aggredire dai traccianti di risposta del giovane spagnolo.
Il cemento, paradossalmente, sembra esaltare ancora maggiormente l’atletismo ed il repertorio tecnico di quest’ultimo, apparso in condizione smagliante ai quarti contro l’americano Taylor Fritz. L’evento si è rivelato particolarmente significativo per Sinner che, con la semifinale ottenuta e la contemporanea uscita di scena del californiano, è rientrato ufficialmente tra i primi dieci giocatori del mondo (al momento è n° 9 ATP). Mai come in questo caso, tuttavia, non bisogna porsi limiti. Il nuovo Sinner, a prescindere dal risultato del match contro Alcaraz, non vuole di certo fermarsi qui.