
Sergiy Stakhovsky - Foto Krzysztof Porebski/PressFocus/Sipa
Sergiy Stakhovsky, dal battere nientemeno che Roger Federer a Wimbledon al fronte in Ucraina dopo l’invasione da parte della Russia. La sua è la storia di molti ucraini, persone normali che da ormai oltre tre anni hanno imbracciato le armi per combattere per il proprio Paese. Tre anni in cui la vita è totalmente cambiata: da allora, infatti, Sergiy Stakhovsky ha divorziato dalla moglie e vede pochissimo i figli, appena un paio di volte all’anno. Un dramma, che è il dramma di tutta la gente ucraina, raccontata ai microfoni de L’Équipe.
Stakhovsky inizia con una riflessione che riguarda come ora la guerra in Ucraina sia percepita: “Non direi che il mondo si è dimenticato. Semmai, si è abituato – spiega –. Ognuno ha la propria vita da vivere, il proprio quotidiano. Non si può vivere la propria esistenza attraverso la guerra in Ucraina, è normale. Per cui non biasimo nessuno per il fatto di pensare ad altro.
Sergiy Stakhovsky: “Pronto a morire. Vorrei chiedere perdono a mia moglie”
In carriera, il 39enne di Kiev è stato anche 31esimo al mondo. Nel suo palmares figurano anche quattro titoli Atp, anche se la sua vittoria importante è sicuramente quella contro Roger Federer a Wimbledon nel 2013. Ma oggi, la quotidianità è un’altra: “Tutti in Ucraina ci stiamo abituando alle bombe che esplodono ogni giorno, ai droni, alle persone che muoiono. Sappiamo che qualcuno morirà, ma ci diciamo che non toccherà a noi”.
La scelta di difendere il proprio Paese, ovviamente, ha avuto ripercussioni sulla vita privata: “Ho divorziato dalla mia ex moglie, vedo i miei tre figli, di 6, 10 e 11 anni, una volta ogni sei mesi perché non sono in Ucraina ed è molto difficile lasciare il Paese. È dura, ma è così. Se tutte le persone che hanno scelto di difendere l’Ucraina dicessero ‘ho fatto la mia parte, ora me ne vado’, chi rimarrebbe a difenderla?”. Il desiderio è uno solo: “Vorrei rivedere mia moglie e chiederle perdono”. E unica è anche la certezza: “Ovviamente sono pronto a morire, altrimenti non sarei qui”.
“Con Trump abbiamo perso uno dei nostri principali alleati”
Sergiy Stakhovsky ha anche raccontato come sono cambiate le prospettive con la seconda presidenza di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti: “Abbiamo perso uno dei nostri principali alleati, il Paese che garantiva l’integrità delle nostre frontiere da quando abbiamo rinunciato alle armi nucleare nel 1994 – racconta –. Quando Trump ha annunciato il blocco totale degli aiuti, ce ne siamo accorti subito, a livello di intelligence, di supporto militare. I piani, le riunioni, è stato tutto annullato da un giorno all’altro. Provoca rabbia, ma è il presidente degli Stati Uniti, gli americani lo hanno eletto. I presidenti passano, ma gli accordi firmati dai governi dovrebbe essere rispettati. Ma non è stato così”.
Eppure, secondo l’ex tennista si può andare avanti anche senza il supporto degli Stati Uniti: “La nostra economia funziona, i servizi anche, la gente lavora. Il sostegno degli Stati Uniti e dell’Europa ci ha permesso di difenderci in modo più efficace limitando le perdite. Senza le forniture di equipaggiamenti, senza l’intelligence per il movimento delle truppe russe, sarà lo stesso ma ci costerà più vite. Vincere la guerra? Avere ancora un Paese da difendere è già una vittoria – conclude Stakhovsky –. Tutti dicevano che Kiev sarebbe caduta in tre giorni e tutta l’Ucraina in due settimane. Sono passati tre anni”.