“Arriva un momento nella vita in cui dobbiamo decidere di muoverci in una direzione diversa. Quel momento è sempre difficile quando ami qualcosa così tanto. Mamma mia quanto amo il tennis, ma ora il conto alla rovescia è iniziato”.
Con queste parole, il 9 agosto, Serena Williams ha annunciato il suo ritiro dal tennis al termine degli US Open, proprio a Flushing Meadows, proprio a New York, nella città che nel 1999 la vide alzare al cielo il primo dei suoi 23 titoli Slam.
Ad un solo successo dal record sempre rincorso di Margaret Court, si chiude la carriera di quella che è stata forse la più grande tennista di tutti i tempi. Perché Serena è stata per questo sport molto più dei titoli che ha conquistato.
UNA CARRIERA LEGGENDARIA IN 10 PARTITE
LE ORIGINI
Nata il 26 settembre del 1981 a Saginaw, Michigan, (un anno dopo la nascita di sua sorella Venus), da papà Richard e mamma Oracene, Serena muove i suoi primi passi a Compton, una città periferica di Los Angeles nota per essere la “capitale americana del crimine”. Un ambiente ostile, quello dove Serena trascorre i suoi primi anni di vita e dove nel 2003, l’altra sorella, Yetunde, viene assassinata per un colpo di pistola durante una sparatoria.
Serena, insieme a sua sorella Venus, inizia a giocare a tennis all’età di quattro anni, spinta dall’ambizione di papà Richard. “Papà aveva questo sogno per me e mia sorella, che giocassimo a tennis. E ci diceva che saremmo diventate le numero uno, che avremmo vinto degli Slam e che tutti avrebbero parlato di noi” – rivelerà Serena.
Una figura imprescindibile nella crescita delle due campionesse, quella di papà Richard, che nel 2021 ha ispirato il regista Reinaldo Marcus Green nella pellicola “Una famiglia vincente – King Richard”.
I PRIMI PASSI NEL PROFESSIONISMO
La storia di Serena tra i professionisti inizia ad Indian Wells nel 1997, a Parigi arriva il primo titolo WTA in assoluto con la vittoria in finale su Amélie Mauresmo. Nel 1999 vince agli US Open il suo primo titolo del Grande Slam, battendo in finale la numero uno mondiale Martina Hingis. Solamente l’8 luglio 2002, dopo la vittoria del suo secondo Wimbledon, Serena conquista la prima posizione del ranking.
Tra il 2004 e il 2006 arriva il primo momento buio della carriera, poi il lungo stop nel 2010 per l’infortunio al piede e per una grave embolia polmonare; Serena tornerà però ad essere inarrestabile. Agli Australian Open del 2017, batte in finale la sorella e rivale di sempre Venus, per conquistare il 23° titolo Slam. Annuncia poi il forfait dai tornei di Indian Wells e Miami; non partecipa a nessun altro torneo durante l’anno e a settembre dà alla luce la piccola Olympia.
Un anno e mezzo dopo, Serena torna in campo e conquista altre quattro finali Major, senza però riuscire più a vincere; nel 2018 viene sconfitta a Wimbledon da Angelique Kerber e agli US Open da Naomi Osaka, nel 2019 perde contro Simona Halep e Bianca Andreescu, ancora a Londra e New York.
LE BATTAGLIE SOCIALI
Dalla lotta al razzismo a quella per la parità di genere, Serena ha contribuito, e non poco, a cambiare il mondo dello sport. “Io e mia sorella abbiamo combattuto il razzismo nel tennis con le vittorie, dimostrando di essere le migliori. Perché dovevamo essere le migliori” – e ancora – “Le donne ora possono essere sé stesse sul campo da tennis: forti e belle insieme. Possono vestire come vogliono e dire quello che pensano. Ho fatto tanti errori nella mia carriera. Gli errori sono esperienza e li tengo tutti cari. Sono ben lontana dalla perfezione, ma sono stata anche tanto criticata. Mi piace pensare che tutto quello che ho passato da professionista nel tennis, possa facilitare la vita alle future giocatrici. Mi auguro di poter rappresentare qualcosa di più di una semplice giocatrice di tennis”.
Per 14 anni, dopo i famosi episodi di razzismo subiti ad Indian Wells, Serena ha avuto il coraggio di boicottare uno dei tornei più prestigiosi del mondo; tutto per rimanere fedele ai propri ideali.
Con un montepremi in denaro di oltre 94 milioni di dollari, è diventata la tennista donna ad aver guadagnato di più nel corso della storia di questo sport; per quattro volte ha conseguito la vittoria del Laureus Sportswoman of the Year Award e nel 2015 la rivista Sports Illustrated l’ha consacrata atleta dell’anno.
Serena Williams ha cambiato il tennis, non solo nel modo di interpretarlo; ma anche insegnando alle colleghe ad essere libere di vestirsi come volevano in campo, di pretendere che il loro montepremi fosse dello stesso valore di quello degli uomini. In uno sport aristocratico per definizione, Serena da Compton ha saputo ribaltare le gerarchie; ecco perché The Queen non sarà mai come nessun’altra.