Serena Williams tornerà a giocare a marzo. Questa è la notizia che si evince da un’intervista esclusiva rilasciata dalla tennista americana al periodico Vogue America. Nonostante la voglia di difendere il titolo nel prossimo Australian Open, lo staff medico le ha imposto di allungare i tempi di rientro nel circuito.
Serena si è confessata a trecentosessanta gradi confidando anche di aver vissuto momenti difficili dopo la maternità oltre ad ammettere la preoccupazione di non riuscire ad essere una buona madre, vista la sua attitudine da perfezionista: “Ho iniziato a giocare a tennis ancor prima di quanto possa ricordare. Alla mia età, vedo la linea d’arrivo. Ma quando vedi il traguardo vicino, non devi fermarti. Devi correre ancora più forte“.
LE AMBIZIONI – La Williams dimostra di non stare minimamente pensando al ritiro, anzi:“C’è qualcosa di molto attraente nel pensiero di trasferirmi a san Francisco assieme al mio compagno e pensare soltanto ad essere mamma. Ma non è ancora il momento. Non vedo l’ora di tornare per essere nuovamente numero uno, non due o tre: è il mio unico obiettivo. Inoltre voglio assolutamente vincere altri tornei del Grand Slam. Non è un segreto che abbia l’ambizione di battere il record di vittorie nel grande slam della leggenda australiana del tennis Margaret Court, diventando la più grande di sempre con 25 successi totali (attualmente ne ha vinti 23, ndr).”
Ad aiutarla per questo grande obiettivo può senza dubbio contribuire l’essere diventata madre: “Se sono troppa ansiosa, perdo i match. Da quando Olympia è nata sento che questa ansia si è come dissolta: pensare che ho questa bellissima bambina che mi aspetta a casa mi aiuterà ad essere più tranquilla. Non ho bisogno di soldi o di titoli o di gloria. Li desidero, ma non sento il dovere di averli. È un sentimento differente. Io e mia figlia non saremo separate nemmeno un giorno fino a quando non avrà diciotto anni (ride, ndr). Ora che ne ho trentasei e la guardo, mi ricordo di come fosse uno dei miei obiettivi da piccola, prima che il tennis diventasse il mio lavoro, ed ero soltanto una normale ragazza che giocava con le bambole. Amavo le mie bambole“.
I MOMENTI DIFFICILI – Emerge anche un particolare inedito sul periodo immediatamente successivo alla maternità. Difatti la Williams è stata operata per un’embolia polmonare, causata dalle difficoltà di coagulazione del sangue di cui soffre da sempre, che l’ha costretta a letto per le prime sei settimane seguenti al parto. Questo periodo ha fortemente segnato Serena: “Mi sentivo come se fossi intrappolata nel mio corpo, nonostante sia considerato uno dei migliori del pianeta. Alcune volte ho pensato di non potercela fare. Avevo lo stesso sentimento negativo che alcune volte ho provato in campo. Nessuno parla dei momenti difficili – la pressione che senti, l’incredibile sussulto ogni volta che senti la tua bambina piangere. Mi sono buttata giù e non so neanche quante volte: ero arrabbiata per il fatto che piangesse, poi triste per essere arrabbiata ed altre volte ancora colpevole. Perché mi sentivo triste di avere questa bellissima bambina? Era un pensiero insano“.
Ad aiutarla in questa difficile fase c’è stata la madre Oracene Price: “L’obbedienza comporta protezione: questo mi ha detto mia madre citando un passo della Bibbia. Io sono sempre stata obbediente: quello che i miei genitori mi chiedevano di fare, io facevo. Forse avere partorito mentre ero nel circuito è stata la cosa più ribelle che abbia mai fatto“. Anche le colleghe tenniste – tra cui Caroline Wozniacki, Svetlana Kuznetsova, Angelique Kerber – hanno espresso la loro solidarietà a Serena durante l’intero anno passato: “Le donne da quando Billie Jean King ha portato il suo esempio si supportano l’un l’altra e competono fieramente. Questo è il tipo di segno che voglio lasciare: giocare con tutte al massimo delle possibilità, ma continuare a crescere con lo sport“.
IL RAPPORTO CON VENUS – Durante il periodo di assenza dal circuito sua sorella Venus, trentasette anni, si è avvicinata in maniera inaspettata al suo trono di numero uno rimasto vacante: “So che senza di me la sua carriera sarebbe potuta essere differente e quanto lavori sodo. Odio giocare contro di lei perché non vorrei mai vedere la faccia triste che fa quando è sotto nel punteggio. Mi si spezza il cuore. Così ora quanto gioco con lei, non la guardo mai altrimenti se vedessi quella viso frustrato mi sentirei male e perderei. Penso che questo sia stato il punto di svolta nella nostra rivalità, quando ho smesso di guardarla”.
OSSESSIONE – Serena ricorda anche l’ossessione per il raggiungimento del titolo numero diciotto di tornei del Grande Slam: “Mi ricordo quanto fossi stressata all’idea di vincere il mio titolo numero diciotto, raggiungendo Chrissie (Evert, ndr) e Martina (Navratilova, ndr). Ho perso ogni torneo del Grand Slam quell’anno. Ero agli Us Open e Patrick (Mouratoglou, ndr), il mio allenatore, mi ha detto ‘Serena tutto questo non ha senso. Sei così stressata riguardo il titolo numero 18. perché non 30 o 40? ‘ . Per me è stato fondamentale, mi sono sbloccata. Penso che a volte le donne si limitino da sole. Non abbiamo sogni tanto grandi come quelli che hanno gli uomini, non crediamo di poter diventare presidente o CEO: vorrei insegnare a tutte le donne a non avere limiti”.