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Ripartire e rimettersi in gioco dimenticando il passato. Sara Errani, dopo aver raggiunto il quinto gradino del ranking in singolare e il primo in doppio oltre ad aver giocato una finale Slam al Roland Garros, non ha alcuna intenzione di alzare bandiera bianca. Sarita ha vissuto le due facce della stessa medaglia, quindi ora cammina, colpisce e riflette in maniera differente. Il suo sguardo emana molte sfumature: dolore, speranza, rabbia, orgoglio, umiltà. Il suo sorriso, però, è ancora inarrestabile. Trentadue anni e una classifica che non rispecchia minimamente la sua storia recente (al momento è fuori dalle prime duecento giocatrici al mondo), la tennista italiana ha voglia di tornare a divertirsi dopo le note vicende sulla squalifica conscia di tutte le difficoltà del caso e del dover digerire anche sconfitte pesanti. Intervistata dal giornalista di Puntodebreak Fernando Murciego, e tradotta in italiano da Davide Errani, a margine dell’eliminazione contro la giovane Kostyuk nel 60 mila di Valencia, Sara ha posto l’accento sul suo momento: “Vedendo come sono arrivata a questo torneo è stato un risultato positivo. Siamo stati in Cina due settimane coscienti che non fossi al 100%, facevo fatica a colpire di rovescio”. Dopo le due sconfitte con Jakupovic e Zavatska, Errani è tornata alla vittoria contro Hogenkamp: “Mi è piaciuto molto come match, mi sono sentita competitiva ed è ciò che più mi manca ora. Contro Kostyuk ho avuto poco tempo per recuperare, ma è andata comunque bene“.
Competitività, appunto. Nonostante le sconfitte e palcoscenici di caratura inferiore rispetto a quelli frequentati fino a qualche anno fa, per Sara non è ancora il tempo di appendere la racchetta al chiodo: “Sono sincera, alcune volte mi è passato per la testa il pensiero del ritiro, però ho subito accantonato questa cosa. Ho vissuto momenti difficili, sia fuori che dentro il campo. Sono arrivata a dubitare di me stessa “sono ancora capace di giocare a tennis?”. Però continuo. Continuo perché ho voglia, perché desidero farlo, perché ho voglia di recuperare buone sensazioni, e soprattutto perché ho voglia di superare tutto questo”.
Il momento più difficile di una carriera ricca di soddisfazioni finalmente e definitivamente lasciato alle spalle. “Tutto quello che mi è successo negli ultimi due anni è stata una follia. La squalifica, il dover star ferma senza giocare, poi giocare aspettando una risposta. Un calvario che non augurerei mai a nessuno. Ho vissuto momenti che non si possono spiegare, e questo mi ha lasciato qualcosa dentro, mi ha lasciato sensazioni con le quali non è facile convivere. Ho iniziato a provare paura, situazioni nuove che non sapevo come risolvere. Però sono qui, provando con tutta me stessa a superarle – ha proseguito Sara, provando a spiegare le incredibili difficoltà nel gestire la sua attività internazionale – Hanno rinviato la loro decisione al mese seguente sette volte, mentre io continuavo a giocare. Il fatto è che si è intromessa anche la NADO (antidoping italiano), non è stato solo contro l’ITF. Quando mi hanno dato 2 mesi di squalifica (più 5 mesi di risultati squalificati e prize money da restituire) questo è stato solo contro l’ITF. Poi è entrata la NADO dicendo che per loro non era sufficiente, e hanno chiesto una squalifica più lunga. Un autentico calvario. Sono cose extrasportive che ti rubano la concentrazione, perdi la testa, ti senti indifesa senza possibilità di fare niente. Poi, dopo oltre sei mesi giocando in queste condizioni, ti dicono che ti aggiungono altri 8 mesi di squalifica. Una follia. Trattata come una delinquente”. Una macchia nella carriera che per la Errani è indelebile: “Io ho sempre avuto molta paura del “doping”. Tante volte è capitato che dottori mi abbiano detto di prendere qualche medicina e io di nascosto non le prendevo, perché non mi fidavo e avevo paura potesse succedere qualcosa”.
Anche a livello mediatico per la tennista azzurra è stata dura e Sara non ci sta: “E’ brutto dirlo, però la stampa italiana è sempre stata molto dura con me. Si sono intromessi in cose molto personali, tirando in ballo la mia famiglia su argomenti molto delicati, e si sono comportati male. Molta gente mi ha appoggiata e sostenuta, ma la stampa si è ripetutamente comportata male, tirando in ballo anche cose familiari molto delicate. Sopportare tutto questo con tutto quello che già stava succedendo è stata ancora più dura. Sarebbe bello fosse così, però non lo è. Invece di fare il loro lavoro in maniera costruttiva, cercando di fare uscire articoli belli e interessanti, in Italia, tranne qualche eccezione, si concentrano solo sulle cose negative, spesso provocando danni ai propri giocatori. La cosa logica sarebbe valorizzare quello che si ha, cercare di portare in alto i giocatori del proprio Paese, e invece succede l’opposto, ti schiacciano. Non so perché succede, ma è così”.
Figura fondamentale per la bolognese è quella dello storico coach Pablo Lozano, tornata al suo fianco dopo una separazione di oltre un anno nel 2016. “Sin dall’inizio mi è sempre piaciuto per la sua voglia, la sua carica e la sua motivazione. In Italia non avevo mai incontrato nessuno con una visione così speciale, e l’ho visto con un tale entusiasmo che ha trascinato anche me. Io non avrei mai immaginato di poter salire così in alto, ma lui ci credeva pienamente. Mi ricordo quando all’inizio mi disse: “Dai, vediamo se un giorno riusciamo ad arrivare a un quarto di finale in un Grande Slam”, e io gli dicevo che era matto. Mi ha spinto molto, mi ha sostenuto davvero tanto. Durante partite dove gli dicevo che non potevo giocare meglio di come stessi già facendo lui mi diceva: “sì che puoi”. Alla fine mi ha fatto credere che potevo realizzare molte più cose di quelle che io pensavo”.
Per ripartire, Errani ha ben chiaro di dover lasciarsi alle spalle quanto fatto in passato, a partire dalla splendida finale al Roland Garros. “Il giorno dopo aver perso la finale a Parigi ho detto a Pablo: “a partire da ora, tutto quello che farò sarà una merda, a meno che non faccia un’altra finale slam o che vinca un grande slam”. Però non puoi vederlo in questo modo, altrimenti smetti di giocare immediatamente. Bisogna recuperare questa sensazione di divertirsi giocando e facendo tornei, anche se non è facile“-
“Mi sembra siano passati mille anni, come se quello che ho fatto l’avesse fatto un’altra persona e non io – ha confessato Errani, che ammette di essersi rivista più volte nel match perso a Parigi – Appena finì il match, ricordo Pablo mi disse che avrei dovuto fare più certe cose e meno altre, tipico dopo una sconfitta. Dopo qualche giorno abbiamo rivisto il match e lui rettificò il suo pensiero dicendo: “Hai giocato molto bene”. Durante la partita avevamo pensato avessi giocato peggio di come in realtà avevo giocato. Non cambierei niente, perché ho tentato di fare il meglio che potevo, come del resto ho sempre fatto in tutte le mie partite. Ho dato tutto quello che avevo, fu un gran match e Maria giocò veramente bene. Ha fatto una quantità di vincenti sulle righe che non potevo crederci. Sempre si può migliorare. All’inizio, per esempio, iniziai male, 4-0 sotto. Ma era la mia prima finale in un grande slam, contro Sharapova, e credo fosse normale. Mi sarebbe piaciuto vincere, però il tennis è così, non posso rimproverarmi niente”.
Adesso, però, Errani è pronta a voltar pagina e ripartire dal basso per amore dello sport. “Quello che più mi motiva è il desiderio di tornare a sentirmi bene dentro il campo. Quando hai brutte sensazioni, ti rimane un sapore molto amaro in bocca. Voglio tornare a sentire buone sensazioni. So che il tempo passa, però voglio recuperare queste sensazioni, non mi importa se devo giocare un 25mila, non mi importa se devo giocare tornei piccoli. Ovviamente ho voglia di tornare a giocare match importanti e tornei importanti, però quello che più mi spinge è vedermi di nuovo sul campo a lottare, soffrire, sentirmi competitiva. Essere lì e dare tutto fino alla fine. Voglio superare i miei fantasmi, le mie paure personali, cose che non posso lasciare così come sono. Queste sono cose che quando succedono ti fanno pensare al ritiro, ti invitano a smettere, però io voglio superarle. Non vincere partite, ma vincere i miei limiti, che non voglio che siano come sono ora“.
E poi ancora sul ritiro e su come lo immagina. “Quando si è ritirato Ferrer ho pianto tanto, ma non sarei capace di annunciare “fra un anno mi ritiro”. Quando deciderò, smetterò senza dire nulla”. Ma ancora il momento non è arrivato, prima c’è l’ennesimo obiettivo da raggiungere: “Se riesco a tornare a dare il massimo di me stessa, cosa posso chiedere di più?”.
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