Vincenzo Santopadre, allenatore di Matteo Berrettini e capitano dell’Italia alla ATP Cup, fa il punto al Corriere della Sera: “L’infortunio delle Atp Finals è riassorbito. Si è creato sulla cicatrice del problema che Matteo aveva avuto nel gennaio scorso in Australia, ma per fortuna più leggero. Tutto è stato amplificato dalle emozioni e dal contesto in cui si è verificato”.
Il coach racconta che dopo il ritiro alle Atp Finals contro Zverev “nello spogliatoio Matteo vedeva nero: un’altra volta, proprio a Torino, nel torneo che inseguiva da bambino… A caldo, lui non esterna. Né cazzotti agli armadietti né imprecazioni, cioè. È un dolore che ha vissuto dentro, quasi in silenzio. Lo conosco da quando aveva 14 anni: in certe situazioni, se gli stai troppo addosso gli fai un danno. L’ho abbracciato forte e ho fatto un passo indietro. Se fosse stata una finale Slam, forse qualche rischio ce lo saremmo preso. Ma così, con il girone e tutto il resto, rischiavamo di aggravare il problema e trascinarlo”.
Berrettini ha una fragilità congenita: “Matteo sa bene che gli infortuni nel tennis sono una possibilità: vanno ridotti. Adesso che si è stabilizzato nei top 10, non ha più la smania di strafare. Dovrà gestire forze ed energie per tutta la carriera, non vuol dire che si impegnerà meno. Il mio compito è farlo crescere tenendolo lontano dall’infermeria. Gli infortuni non arrivano solo per i problemi fisici ma anche per le tensioni che ti portano a giocare rigido e ad esasperare i movimenti. Saremo ancora più attenti e scientifici”.
Infine Santopadre parla anche dei programmi per il 2022: “Gli Slam, i 9 Master 1000, la Davis, poco altro. La novità, dopo l’Australia, sarà la tournée in Sud America, Rio sulla terra e Acapulco sul cemento, per esplorare situazioni inedite. Lui ci tiene: la nonna materna, Lucia, è brasiliana”.