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Sandgren, da Trump alla favola di Melbourne: il Tennys che divide l’America

Tennys Sandgren
Tennys Sandgren - Foto Ray Giubilo

Tennys dal Tennessee, professione: tennista. Quando il destino è già scritto negli astri a te resta ‘solo’ far in modo di realizzare il disegno. ‘Solo’ perché Sandgren, prima di raggiungere un clamoroso quarto di finale agli Australian Open 2018, ha dovuto toccare il fondo scivolando addirittura fuori dai primi 700 nel ranking appena tre anni fa e ricostruendo passo dopo passo una classifica che adesso gli permette di frequentare a tempo pieno il circuito maggiore. Un’operazione all’anca nel 2014 lo aveva infatti tenuto ai box per metà stagione, ma Sandgren non ha mai mollato costruendo un fisico statuario che gli permette di restare competitivo tre sue cinque, anche nelle difficili condizioni climatiche di Melbourne.

Solamente un anno fa, nel primo Slam dell’anno, salutava il torneo al primo round di qualificazione cedendo in due set al belga Coppejans. Dodici mesi dopo, lo statunitense classe 1991 centra i quarti di finale al suo esordio nel tabellone principale. Se lo scalpo di Wawrinka poteva lasciare qualche dubbio alla luce del difficile rientro sul circuito dello svizzero, Sandgren ha prima approfittato dell’occasione con Marterer e poi eliminato la testa di serie numero 5 Dominic Thiem al quinto set. Tennys, che aveva vinto solamente due partite sul circuito maggiore (a Washington nell’estate del 2017, una per ritiro di Kyrgios per quello che era il suo unico ‘successo’ contro un top-50), si ritrova dunque catapultato tra i migliori otto a Melbourne Park.

Tocca dunque a lui tenere alta la bandiera statunitense in un torneo iniziato per i suoi colori in modo disastroso con dieci sconfitte nella prima giornata. Divenuto oggetto di attenzione crescente da parte dei media a stelle e strisce nel corso di queste due settimane, va detto che il LAMP (last american male player, come ribattezzato sui social) difficilmente avrà dalla sua parte il favore dell’intera opinione pubblica. Le sue idee politiche, il suo supporto a Trump e alcuni suoi tweet non propriamente amichevoli contro i connazionali ‘di colore’ non sono passati inosservati. I cinguettii (in basso) con Harrison contro alcuni giocatori dei Dolphins in Nfl per essersi inginocchiati sulle note dell’inno americano in segno di protesta e gli attacchi a James Blake hanno fatto il giro del web, così come alcuni like o retweet. “Ho seguito Sandgren sui social e ho notato che politicamente è come Genghis Khan – si legge sul blog Badtoss nell’articolo datato 2016 a firma di Catherine Prendergast – No, forse anche peggio. I suoi tweet sono pregni di odio verso le donne, musulmani e Obama”. Sport e politica, dunque, ancora una volta a braccetto: il Tennys di Sandgren divide l’America. 

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