[the_ad id=”10725″]
In una giornata ricca di spunti, la rubrica “Match of the day” non si concentrerà sui cinque set tra David Goffin e Nicolas Almagro, né sul confronto “next generation” tra Dominic Thiem e Alexander Zverev. Ci piace dare spazio alla bella storia di Kiki Bertens, e al suo magico inizio di 2016, dalle imprese in Fed Cup alla recente affermazione a Norimberga, la scorsa settimana. Oggi un’altra pagina da aggiungere al racconto, la vittoria 10-8 al terzo set su Daria Kasatkina, che le consente per la seconda volta in carriera di centrare gli ottavi di finale in uno Slam. Lunedì sfiderà Madison Keys, nel tentativo di andar oltre quel quarto turno già raggiunto a Parigi nel 2014, e fino ad oggi miglior risultato in un Major.
La storia di Kiki parte dalla cittadina di Wateringen, Olanda meridionale. Cresce a pane e tennis, dimostrando sin dalla tenera età un discreto talento, soprattutto sui campi in terra rossa, ideali per sfoderare la potenza dei suoi colpi, ma anche per mascherare qualche lacuna in fase di spostamento. A vent’anni il primo titolo Wta, a Fes, in Marocco (il torneo che oggi si disputa a Rabat), naturalmente sulla terra battuta. Progressivamente macina posizioni in classifica. Raggiunge il best ranking nel 2013, al numero 41 del mondo. Sembra solo l’inizio di una vorticosa scalata, i suoi 21 anni lasciano intuire che i margini di miglioramento siano ancora notevoli. Il 2014 potrebbe essere l’anno della svolta. Ma al torneo di Miami, le viene riscontrato un sospetto rigonfiamento all’altezza del collo, che i medici diagnosticano essere un tumore alla tiroide. Incerto se benigno o maligno. È l’inizio di un calvario. Sottoposta a controlli costanti, Kiki decide comunque di continuare a giocare, tenendo le sue colleghe e i mass media all’oscuro del suo stato di salute, in attesa di un quadro clinico più chiaro. Il Roland Garros le regala il primo ottavo di finale in uno Slam, ma è angosciata da quel rigonfiamento nel collo. La notte non dorme, agitata dagli incubi, e il suo stato psico-fisico non può che tradursi in una rapida discesa nel ranking. Sprofonda oltre le prime 100, ma è un dettaglio secondario rispetto alle sue preoccupanti condizioni di salute. Nel giugno 2015, dopo la sconfitta al Roland Garros contro Svetlana Kuznetsova, la Bertens annuncia in conferenza stampa di aver finalmente accertato la natura benigna del tumore. Scoppia in un pianto liberatorio, che segna la fine simbolica di un tremendo calvario durato 14 mesi. Comincia a risalire il ranking nell’autunno del 2015, ma è soprattutto un incredibile avvio di 2016 a porla sotto i riflettori. L’attuale posizione in classifica (numero 58) non rende ancora giustizia ai suoi recenti exploit. Più veritiero il 24esimo posto occupato nella Race, davanti a tenniste quali Kvitova, Ivanovic, o la nostra Sara Errani.
A inizio anno si era segnalata quale eroina nazionale per le imprese in Fed Cup, dove, tra febbraio e aprile, ha annichilito senza cedere un set Svetlana Kuznetsova ed Ekaterina Makarova, a Mosca, e Caroline Garcia e Kristina Mladenovic, nel comune francese di Trélazé. Peccato che il doppio abbia condannato l’Olanda a un’amara sconfitta contro la Nazionale transalpina, proprio sull’orlo di un’impresa titanica sfumata all’ultima curva. Ecco però arrivare la tanto amata stagione sul rosso, e con essa il secondo titolo della carriera, conquistato la settimana scorsa a Norimberga, in un torneo nel quale era partita dalla qualificazioni. Striscia vincente che è proseguita al Roland Garros, con la sorprendente vittoria su Angelique Kerber e una dura lezione rifilata a Camila Giorgi. Il resto è storia recentissima. Il terzo turno odierno contro la giovane Kasatkina rappresentava un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Sul 5-4 e servizio nel terzo set, Kiki sciupa non uno, ma ben cinque match point. È allora la sua avversaria ad avere l’occasione di servire per il match, sul 7-6 e poi di nuovo sull’8-7. Niente da fare. Il destino vuole che sia la Bertens a gioire, in una partita che esemplifica perfettamente i suoi travagliati ultimi anni: una continua lotta, sempre combattuta con la determinazione di chi non vuole smettere di inseguire i propri sogni. Il 10-8 in suo favore rappresenta la conclusione di una storia che è stata a tratti drammatica, ma dal classico lieto fine proprio di ogni favola. Con la certezza che, prima del “vissero tutti felici e contenti”, ci sia ancora spazio per qualche capitolo ricco di successi.