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Dura 7 games l’incontro sul Philippe Chatrier prima che Jo-Wilfried Tsonga si ritiri e conceda ad Ernests Gulbis la possibilità di giocare gli ottavi di finale del Roland Garros contro uno tra Goffin e Almagro. La natura del problema non è ben nota, ma il trattamento subito dal francese all’interno degli spogliatoi fa intuire che si tratti di un dolore nelle zone inguinali o agli adduttori. Sintomatiche di un problema concreto e di un enorme dispiacere sono state le lacrime con cui Tsonga ha abbandonato il campo al termine dell’incontro.
I precedenti vedevano il giocatore francese in vantaggio per 3 a 2. Dopo un primo e lontano incontro ad Adelaide, Jo-Wilfried aveva dovuto faticare e non poco per aggiudicarsi i successivi due match. Dopo di che, a Wimbledon 2013 (complice un infortunio per il francese) e a Marsiglia 2014 aveva prevalso il talento lettone. Tralasciando la storia della loro rivalità, quel che forse poteva influire maggiormente era lo stato di forma attuale dei due giocatori. Gulbis, stranamente, veniva da un inizio di Roland Garros niente male, in cui aveva spazzato via sia Seppi che il portoghese Sousa, giocando per altro un gran tennis. Tsonga, dopo un buon primo turno contro Struff, aveva dovuto sudare le proverbiali sette camicie per spuntarla col cipriota Baghdatis. Se nei tornei dello Slam c’è sempre quel giorno di riposo (sempre che non piova…) che permette il recupero fisico, c’è anche da dire che Tsonga non è un più un giovine efebo, oltre al fatto che qualche dubbio sulla propria condizione tecnica potrebbe essergli sorto dopo la sua ultima prestazione. Gulbis, si Sa, non si Sa mai cosa aspettarsi da lui…
A inizio match Gulbis dà subito l’idea di non essere particolarmente centrato, letteralmente, così che a suon di dritti scentrati perde il servizio già al quarto game dell’incontro, concedendo a Tsonga un vantaggio non irrilevante. Non serve al massimo della potenza Jo, ciononostante riesce a mantenere il servizio sino a issarsi sul 5-2. E’ a questo punto che il francese esce dal campo per un trattamento a cura del fisioterapista. Per sua sfortuna, quando rientra in campo, è solo per stringere la mano all’avversario.